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Una giornata particolare

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Aragorn
view post Posted on 13/6/2009, 18:08




Erano le sette, era gia in ritardo, bevve di corsa il latte e si fiondo’ nel bagno, “maledetta sveglia”, quella mattina poi sapeva che avrebbe avuto la fila dietro l’ambulatorio.
“Trucco? Ma neanche a parlarne, una doccia veloce e poi la prima cosa che capita a tiro la metto sù senza guardare.”
Però tutta quella fretta e ansia di far presto le avevano messo su un eccitazione che ora faticava a trattenere, accidenti proprio ora, si stava vestendo ma sentiva che i capezzoli si erano inturgiditi e sembravano due chiodini appuntiti, mentre il ventre si contraeva con le pulsazioni che si propagavano giù sin dietro le cosce.
Certo era naturale, da quanto non dormiva con un uomo, quattro mesi forse di più, ma non era questo il momento, doveva rimandare il piacere che affiorava, respingere il desiderio ma nello stesso tempo mantenerlo vigile, perché era un pò che non le capitava, presa com’era dal lavoro e dalle altre mille incombenze che l’ assorbivano.
Era quasi pronta, ma quel pensiero non l’abbandonava, si sentiva donna quella mattina e pensò a quello che si perdevano gli uomini, il suo corpo era ancora giovane, nonostante si avvicinassero i quaranta, ma sapeva che più di una ventenne avrebbe voluto i suoi seni, le sue spalle;
I suoi fianchi avevano ancora l’armonia delle linee arrotondate ma non appesantite.
D’un tratto si fermò, perché no si disse, era un pensiero venuto altre volte ma che mai aveva avuto il coraggio di attuare, era ancora più eccitata, il cuore le batteva sino in gola, forse anche questa volta si sarebbe detta no, poi invece si sedette, si alzò la gonna e lentamente si sfilò le mutandine nere di pizzo;
le aveva messe poco prima ma avvicinandole a sè si accorse che già sapevano di lei.
Quante volte quel pensiero, andare a lavorare senza l’intimo indosso, un pensiero che la eccitava e la impauriva allo stesso tempo, cosa avrebbero pensato le colleghe, i pazienti, se se ne fossero accorti, ma era proprio quello che la eccitava, ed ora ne era certa.
Chiuse la porta di casa, diede le mandate con la chiave, e corse via, pochi chilometri e sarebbe arrivata.
In ospedale fu subito assalita dalla paura di essere scoperta, ma ben presto capì che i ritmi incessanti di lavoro non avrebbero lasciato il tempo a nessuno di accorgersene, e ne fu contenta;
anche lei, ora impegnata su più fronti, non si accorse che la mattinata era trascorsa sotto altri pensieri, meno eccitanti.
Poi finalmente una pausa;
il giovane specializzando del reparto era da tempo che la invitava a prendere un caffè, spesso lui la guardava, e lei si era sempre negata, non perché gli dispiacesse, ma non voleva le chiacchiere dei colleghi;
quella mattina sperava che lui passasse, gli avrebbe detto di si , sicuramente.
Invece, nulla, era già l’una e con la sua collega andò in mensa, pennette all’arrabbiata e contorno di verdure, mezza minerale e un frutto.
Stava guardando le zucchine, un po’ mollicce, incerta se lasciarle sul piatto oppure no, quando si sentì toccare una spalla, e poi seguì un: mi posso sedere?
era lui, ad un tratto si sentì in confusione, non sapeva che dire, lui la tolse d’impaccio e si sedette
accanto;
le batteva il cuore, si stava di nuovo eccitando, ma si diede un contegno, lo voleva vicino, ma avrebbe preferito altrove, non lì sotto lo sguardo di tutti.
Si sentì le palpitazioni, la pelle divenne sensibilissima;
era tesa, aveva paura che da sotto il camice si intravedessero i suoi seni e i capezzoli induriti;
le sue gambe tese volevano aprirsi.
Parlavano, sembrava tranquilla, lui, un po’ impacciato scambiò la disponibilità di lei per gentilezza;
Le stava accanto, le gambe si sfioravano, ogni volta era un sussulto per lei, mentre lui, per pudore si scostava;
anche il suo gomito, sul tavolo, spesso toccava il seno di lei, era un piacevole martirio.
Cosa avrebbe fatto, se fossero stati soli, lo avrebbe lasciato fare o no?
Non ci fu il tempo per una risposta, dovevano andare, la pausa era finita troppo presto.
Erano già le tre quando uscì dall’ospedale, era stanca, tutta quell’eccitazione le aveva levato le forze, e corse a casa.
Avrebbe fatto una doccia e poi sul divano a rilassarsi, finalmente.
Si tolse gli stivali, le facevano male i piedi, quanto avrebbe gradito un buon massaggio, poi si sfilò la camicetta bianca, che bel seno pensò, infine tolse la gonna, era nuda.
Pensò in quel momento a tutte le sensazioni della giornata, a quello che aveva fatto;
ma poi cosa aveva fatto veramente, si accontentava di quelle se pur intense emozioni o voleva ben altro?
Da quanto tempo ripensava alla sua ultima volta, era stata lì nel suo letto, con un uomo che aveva amato e che ora non sapeva neanche dove fosse, o forse si.
Quella relazione l’aveva distrutta, e aveva deciso che dopo non ci sarebbe stato lo spazio per altre relazioni serie, però rimpiangeva i momenti belli della sua storia e forse si accorse che in alcuni tratti era stata felice.
Lei non lo avrebbe mai chiamato, in passato era sempre stato lui il primo a prendere il telefono, il più innamorato e quindi il più debole.
Ma stavolta era tentata, voleva sentirlo, sentire la sua voce calda, i suoi sussurri, le sue parole, si le sue parole;
più le parlava più lei si sentiva presa, intrigata, catturata, forse innamorata.
02/4534354 , le 4 di venerdi, stava ancora lavorando in azienda o era già a casa? secondi di attesa, il cuore a tremila, la tentazione di attaccare il ricevitore, ma la voglia di sentirlo è più forte;
tre, quattro squilli, “non c’è, deve ancora tornare o forse starà fuori a cena, magari nel frattempo avrà sicuramente conosciuto qualcuna”;
“Pronto!”, è lui!, momento di imbarazzo, “pronto sono io”.
Sono emozionati tutti e due, da tempo non si sentono, ma sembra che si siano lasciati ieri;
lui è contento di sentirla, finalmente anche lei lo ha chiamato per ascoltare la sua voce, per sapere di lui.
Si sentono talmente vicini, che il telefono non è più un mezzo ma un luogo in cui esprimere la complicità sviluppata in anni di convivenza.
Lui si accorge delle emozioni di lei, le conosce bene, sa capire quando è disponibile, e capisce;
Lei è sdraiata sul letto, ha rimesso la camicetta e la gonna, sente un po’ di freddo, ma è terribilmente eccitata, e le parole di lui aumentano questa eccitazione.
Vuole sapere come è vestita e dove si trova, lei glielo dice, è iniziata.
“Apri la camicetta e accarezza i tuoi seni”, le sussurra con la voce strozzata dall’eccitazione;
lei lo segue, ha bisogno di quelle parole, di sentirsi desiderata;
lunghe carezze ed effusioni che sembrano reali, non virtuali;
lunghi baci che ricordano altri baci;
carezze che sfiorano la pelle;
la schiena di lei percorsa da mille fremiti le dà un sussulto;
sono avvinghiati pur essendo distanti, perché in realtà sono vicinissimi con le loro emozioni ed i loro corpi.
Lei è pronta, pronta per fare l’amore, per darsi, finalmente.
Schiude le cosce, delicatamente apre le sue labbra e comincia a carezzarsi.
I suoi seni sono grandi e duri e i suoi capezzoli sono come chiodi;
quando li tocca le fan quasi male.
Lui ha un’eccitazione enorme, e i mugolii di lei la aumentano;
Una mano sui seni e l’altra in basso, in una frenesia di piacere;
Poi lei sente il clitoride inturgidirsi come l’ultima volta in cui hanno fatto l’amore, quella volta lui ebbe una forte erezione.
Momenti intensi di emozioni, che solo loro sanno darsi.
Carezza e gode lei, si eccita lui, in una sinfonia di piacere, di frasi eccitanti di mille mugolii;
Si sente finalmente donna, nelle braccia del suo uomo, e all’unisono godono entrambi, finalmente appagati nei sensi e nei sentimenti.
 
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