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Doppie Personalità

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Aragorn
view post Posted on 3/9/2009, 14:28




Come tutte le mattine Michela passava più di mezz’ora in bagno prima di andare al lavoro. Si stava asciugando davanti allo specchio dopo fatto la doccia; a Michela piaceva guardarsi nuda allo specchio, vedere riflessa la propria immagine… i seni perfetti le gambe affusolate, la fichetta depilata completamente, gli occhi azzurri incorniciati da un viso che faceva sognare gli uomini!
Si vestì con la solita cura per andare al lavoro, sexy ma non troppo, d’altra parte era la figlia del proprietario dell’azienda dove lavorava e non poteva esagerare con il vestiario, anche se il suo passatempo preferito sul lavoro era cercare in tutti i modi di eccitare gli uomini che le giravano in torno, soprattutto i dipendenti in azienda.
Michela non era un capo molto tenero, anzi di solito trattava male tutti, soprattutto gli uomini che dipendevano da lei… e ci riusciva bene. I dipendenti dell’azienda di suo padre erano continuamente sotto la sua pressione di donna bellissima e cattiva, quasi crudele nei loro confronti, che godeva a stuzzicarli e ad umiliarli tutte le volte che poteva.
Entrò nella sua Mercedes Classe A, “l’utilitaria” che usava per andare al lavoro, pensando al responsabile amministrativo, la sua vittima preferita, un uomo di trentasette anni, molto giovanile ed atletico alto circa un metro e ottanta.
Il giorno precedente l’aveva chiamato nel suo ufficio per problemi riguardanti un contratto sbagliato, non era colpa sua ma Michela era specializzata nello scaricare i problemi sugli altri.
L’aveva accolto con il suo classico cipiglio da capo incazzato, ma soprattutto si era sistemata la camicia senza reggiseno in modo che ad ogni suo movimento l’uomo davanti a lei potesse intravedere il seno scoperto, mentre da sotto la gonna spuntava il perizoma nero.
L’aveva trattenuto per una buona mezzora agitandosi, girandogli intorno urlando e cercando di farlo sentire a disagio con la sua mise sexy. Era un trattamento che gli riservava spesso, lei amava gli uomini forti, dominatori e si divertiva a torturare quelli che riteneva “Senza palle e con il cazzo moscio”…. Michela era sicura che lui fosse uno di quelli!
Arrivata in azienda Michela ricevette immediatamente una comunicazione da parte della centralinista: “Signora RIOSA, suo padre la vuole vedere immediatamente”. Mentre si dirigeva nell’ufficio del padre venne salutata da un paio di dipendenti, saluti ai quali rispose con la solita aria di sufficienza.
Entrò in ufficio e trovò il padre solo, con una faccia distrutta; il cuore le balzò in gola, non l’aveva mai visto così!
“Siediti Michela, devo parlarti molto seriamente” esordì il padre “Da circa un anno la nostra azienda ha dei seri problemi….. diciamo “tecnici”, per risolvere i quali ho dovuto far leva su delle conoscenze di Marco”.
Marco era il responsabile amministrativo, la vittima preferita di Michela.
“Sai lui per via del suo passato da militare ha delle amicizie all’interno della Guardia di Finanza, e dei Carabinieri i quali ci hanno aiutato a insabbiare delle inchieste sulle modalità di smaltimento di alcuni rifiuti. Adesso c’è un problema molto più grosso!” “Quale….!” Chiese Michela con gli occhi spalancati.
“Hai presente il progetto smaltimento rifiuti tossici che tanto ci sta rendendo, ebbene pare che un impianto sia stato realizzato senza seguire gli standard previsti, e che alcuni lavoratori siano rimasti intossicati…. Uno è in fin di vita. Qualora si accertasse la nostra responsabilità possiamo dire addio a tutto quello che ho costruito”.
Michela guardò incredula il padre, lo vide vecchio…. aveva speso tutta la sua vita per tirare su l’azienda e ad un tratto tutto rischiava di crollare.
“Ho parlato con Marco, è l’unico che possa risolvere il problema…. Mi ha dettato delle condizioni economiche…. E poi ha detto che avrebbe dovuto discutere con te di alcuni particolari prima di prendersi l’impegno….. non ha voluto dirmi di cosa si tratta e ti sta aspettando nel suo ufficio”.
Michela si diresse subito verso l’ufficio di Marco, “Che cosa dovrà discutere con me?” si chiedeva, “Certo sono il suo capo, ma sopra di me c’è mio padre, poteva parlare con lui per qualsiasi problema”. Si avvicinò alla porta dell’ufficio di Marco e come al solito entrò senza bussare, era un altro dei suoi modi di fare che tanto le piaceva e che tanto faceva incazzare i dipendenti.
“Di cosa dobbiamo parlare” esordì come al solito con la sua voce arrogante.
Marco sorrise “Si sieda Dottoressa RIOSA si sieda, arrogante come al solito nonostante la situazione….!”. Michela si sedette sulla sedia di fronte al tavolo e guardò Marco dritto negli occhi.
“Ascolta e non parlare fino a quando non avrò finito” disse Marco passando da un tono conciliante ad uno ben più aggressivo.
“Tuo padre ti avrà spiegato la situazione, sono l’unica persona che può togliere lui dai guai e salvare l’azienda. Sono disposto a farlo a determinate condizioni che gli ho già esposto”.
“Si ma da me cosa….” Marco sovrappose la sua voce a quella di Michela “Allora non ci siamo capiti, ti ho detto di non parlare fino a quando non avrò finito….”
“Allora..” riprese Marco “Il mio impegno di risolvere il problema è vincolato a te….. voglio che tu diventi la mia “Schiava Sessuale”, dovrai farai tutto quello che io voglio e che io ti ordinerò. Hai due minuti di tempo per decidere, se sarà si, ti avvicinerai a me mettendoti a quattro zampe, mi tirerai fuori il cazzo dai pantaloni ed inizierai a spompinarlo, altrimenti puoi alzarti ed andartene…. ovviamente puoi immaginare le conseguenze…!”
Michela non disse una parola, la richiesta di Marco l’aveva completamente spiazzata, “Mi sa che ho sbagliato giudizio, altro che palle mosce, questo è un figlio di puttana”, pensò la donna.
La sua mente calcolatrice vagliò in pochi secondi le varie possibilità…. Non aveva via d’uscita…. D’altro canto se si era sbagliata nel giudicare Marco, anche lui non poteva sapere delle sue tendenze sessuali…!
In azienda l’avevano soprannominata “Gambe fredde” perché era convinzione comune che fosse frigida. “Chissa da quando non ne vede uno…. per questo è sempre così incazzata”, era uno dei tipici commenti dei dipendenti.
In realtà Michela era una ninfomane, sempre alla ricerca di nuove esperienze… sesso di gruppo, sadomaso, amore saffico, dominazione… non si era mai fatta mancare niente, sempre però al di fuori del suo mondo lavorativo.
Michela si mise a quattro zampe, si avvicino a Marco con atteggiamento dimesso e rassegnato, gli abbassò i pantaloni, tirò fuori il cazzo, lo guardò negli occhi e poi iniziò a succhiare. La donna non voleva fargli vedere che era eccitata dalla situazione, lo spompinava senza troppa convinzione e senza metter in atto la sua arte da “regina dei pompini”.
Il cazzo di Marco cresceva comunque nella bocca di Michela perché l’uomo era eccitato dalla situazione: vedeva la sua bellissima “tiranna” che lo spompinava ma soprattutto immaginava quello che le avrebbe fatto! Avrebbe pagato tutti i soprusi degli anni precedenti… in maniera molto salata!
All’improvviso Marco prese la testa di Michela ed iniziò a spingerla con forza verso la base del suo cazzo, la cappella arrivò in gola spingendo contro la parete della faringe. Era una sensazione a cui Michela era abituata…. aveva succhiato più cazzi lei che una puttana a fine carriera. Poi sollevò la testa della donna verso l’alto ed iniziò a spingere con il bacino “scopandola in bocca”. “Succhia troia ti infilo il cazzo in bocca fino alla fine dell’asta, ti voglio soffocare”.
L’uomo era infoiato continuava a spingere con forza mentre Michela tossiva e lo bagnava con l’abbondante saliva che le usciva dalla bocca. Continuò così per cinque minuti, godendo al pensiero della sofferenza che provocava a Michela con le sue spinte nella gola… non immaginava che lei stava godendo come una porca e che aveva la fica bagnata.
All’improvviso Marco la prese per i capelli ed alzandosi dalla sedia la costrinse a mettersi sul tavolo di fronte a lui con il culo in evidenza e le gambe tese. Le sollevò la gonna all’altezza del bacino e le strappò con violenza il perizoma lasciando i due buchetti in evidenza. “Che bei buchetti….. sono proprio carini, pronti da sfondare” Disse Marco iniziando ad infilare il dito medio nella fica ed il pollice nel culo. “Vediamo che ci possiamo mettere dentro…. Ah cos’abbiamo qui un tagliacarte!” Era un tagliacarte con un manico robusto e piatto, di quelli che si usano per aprire le buste.
Marco lo prese per la parte a forma di lama ed inserì il manico nella fica di Michela iniziando a masturbarla. “Troppo piccolo per la tua fica…. proviamo nel culo!”.
La forma non era “aerodinamica” e quando Marco infilò con forza il manico nel buchetto, Michela emise un gemito di dolore, da lei stessa soffocato per evitare che potessero sentire fuori da quell’ufficio.
“Musica per le mie orecchie, brutta cagna….” Marco continuò a usare il fermacarte come vibratore e Michela continuava a soffrire…. e ad eccitarsi…!
“Ma guarda un po’c’è anche una bottiglia di coca cola, che cosa ci possiamo fare…???!!!” Marco avvicinò il collo della bottiglia di vetro da 25 cc alla fica di Michela ed iniziò ad infilarlo dentro lentamente, roteando la bottiglia e strappando nuovi urli soffocati alla donna mano a mano che spingeva. Pian piano riuscì ad infilarla tutta e si fermò a godere lo spettacolo: la lama del tagliacarte spuntava dal culo mentre la fica era dilatata dalla bottiglia della quale si vedeva solo il fondo.
L’eccitazione dell’uomo era al culmine…. Avrebbe voluto togliere il tagliacarte ed infilare il suo membro in quello splendido culo….ma era troppo presto! Si avvicinò alla donna, strinse il suo mento con la mano sinistra e costringendola a guardarlo negli occhi le sussurrò all’orecchio: “Come và cagnetta, come ci si sente ad essere trattati come un rifiuto…. Ad essere umiliati e sottomessi…..” Michela sentì l’altra mano dell’uomo abbattersi sul suo sedere con violenza e poi ancora e ancora… ad ogni colpo la donna chiudeva istintivamente le palpebre per poi riaprile…. Ogni volta ritrovava quello sguardo gelido… dominante…..soddisfatto……!
Michela aveva voglia di essere presa, era eccitata dalla situazione, da quello sguardo dal fatto di essere dominata, usata, picchiata!
Il sedere era ormai rosso per gli schiaffi ricevuti…allora Marco prese la donna per i capelli ed avvicinò la sua bocca al cazzo costringendola a succhiarlo nuovamente spingendolo sempre a fondo in gola; all’improvviso lo tirò fuori il dalla bocca ed iniziò a schiaffeggiarla sul viso sempre tenendola per i capelli. Andò avanti così per minuti interi… “Che fai soffochi…..” Disse Marco spingendole il membro a fondo in gola “Non sai che questo è il modo migliore per lubrificare il cazzo….!”
Marco spinse nuovamente la donna sulla scrivania, poi con tono solenne disse: “L’ho fatto per il tuo bene perché adesso ti inculerò a sangue…. Avresti preferito essere inculata a secco?”
Con decisione tolse il fermacarte dal sedere della donna e sputò sul buchetto posteriore, poi avvicinò la cappella iniziando a penetrarlo con lentezza…..!
Michela sentì chiaramente la cappella allargare il suo sfintere e farsi lentamente spazio… era entrato…si preparò mentalmente a ricevere la spinta… se l’aspettava secca, violenta….. ma la spinta non arrivava!
Marco allungò una mano verso la gola della donna ed iniziò a stringere facendo pressione sulla carotide con il palmo della mano. Dopo un po’ Michela iniziò ad avere problemi di respirazione e la sua attenzione verso l’attesa penetrazione venne distolta da questa nuova situazione! La testa le iniziava a girare, non percepiva più la cappella nel sedere o la bottiglia nella fica…. sentiva il suo respiro affannato… aveva bisogno d’aria! Poi all’improvviso Marco passò la mano dal collo alla bocca e spinse violentemente il cazzo nel culo, fino in fondo….! L’urlo di Michela venne soffocato dalla mano dell’uomo… Aveva sentito quella penetrazione come mai le era successo nella sua vita, amplificata dalla carenza d’ossigeno… e fu lo stesso per le successive spinte sempre violente, profonde, ritmate! Ad ogni spinta un urlo soffocato, mentre i polmoni ricevevano avidamente l’aria dal naso ed il cuore batteva all’impazzata!
Marco continuò ad incularla insultandola, poi con una mano afferrò la bottiglia inserita nella fica estraendola leggermente ed iniziò una doppia penetrazione.
Michela aveva recuperato leggermente il respiro ed iniziò a godersi pienamente il lavoro del suo dominatore…. aveva voglia di incitarlo a continuare a spingere di più, a spaccarla in due ma si trattenne, amplificando così il suo godimento….. che esplose in un orgasmo forte. Michela urlava il suo piacere senza ritegno…aveva sia contrazioni vaginali che anali, che si ripetevano ad ogni spinta dell’uomo; la mano che le tappava la bocca smorzava le grida….. grida che Marco pensava fossero di dolore di disperazione… il che lo portò a spingere con maggiore forza e violenza…. “Deve soffrire le pene dell’inferno….. questa troia”, pensava l’uomo mentre un ghigno si dipingeva sul suo viso.
Fu troppo anche per lui che venne inondandola di sperma… “Ti stò sborrando nel culo vacca… tanto ormai è rotto, tanto vale che te lo riempo!”
Le ultime contrazioni dell’orgasmo di Marco coincisero con le sue ultime spinte, dopo di che estrasse il memmbro, la prese per i capelli e sedendosi sulla poltrona avvicinò il viso di Michela al suo cazzo sporco di sperma e dei residui anali. “Puliscilo bene con la lingua non vorrai che mi sporchi i pantaloni, troia che non sei altro”.
Michela era ancora spossata per il trattamento subito, aveva il culo in fiamme sia per gli schiaffi che per le penetrazioni violente, ma ubbidì prontamente all’ordine tirando fuori la lingua e leccando l’uccello e pulendolo con cura.
“Bene mia cara dottoressa, adesso puoi andare, presentati stasera alle otto qui in azienda, mi farò lasciare le chiavi da tuo padre…. Dobbiamo pianificare bene il lavoro per il salvataggio aziendale” disse Marco congedandola ed iniziando a rivestirsi.
Michela si ricompose senza dire una parola e dopo poco uscì da quella stanza dirigendosi nell’ufficio del padre, voleva assolutamente tranquillizzarlo riguardo alla “problematica aziendale”.
Dopo aver rassicurato il padre chiamò la segretaria e le disse che non ci sarebbe stata per tutto il giorno, dopo di che si diresse a casa, aveva assolutamente bisogno di una doccia e di pensare a mente fredda a tutto quello che le era successo!
 
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