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Libertà

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Aragorn
view post Posted on 4/10/2009, 14:51




A soli ventisei anni, avevo tutto quello che la gran parte dei miei coetanei può solo desiderare: Una Porsche, una laurea, un sacco di soldi e naturalmente, un sacco di tipe che non vedevano l’ora di darmela. Ma a volte più cose si hanno e più la vita si complica. Correvo ai 140 per la superstrada che dalla costa risale la vallata scavata dal fiume nell’eternità è facile immaginarsi imperatore che passa in rassegna le proprie legioni, mentre i tuoi capannoni ti scorrono affianco, io ero così: principe, ma ero prigioniero della mia stessa immagine, prigioniero di tutto quello che la gente ti invidia: i soldi. Tantissime volte avrei voluto abbandonarmi ad indicibili cazzate, ma l’essere figlio di… comportava sempre il rispetto di una certa etichetta e una vita sempre nelle righe che altri avevano scavato per te.

Solita mattinata, solito pranzo con il responsabile della produzione un cliente e papa, poi via in città alla banca.

Soliti saluti del direttore, solite cazzate, solito corridoio che conduce a quello che era l’ufficio di Giovanni un antipatico incompetente che non mi era mai piaciuto. Solito……no, niente odore di sigaretta, la stanza profumava e questo gia mi sorprese, tutto era in ordine, tutto luminoso e dalla scrivania mentre si alzava per i convenevoli una splendida Signora mi sorrideva. Milena, era venuta da Milano trasferita qui nella provincia per merito, che c’era di male nel lavorare di meno stare al mare e vivere nella tranquillità? Aveva quarantanni, forse un paio in più ma era davvero di quelle donne che anche gli adolescenti si girano a guardare, Bionda capelli lunghi morbidi sino alla spalla, occhi blu magnetici, il completino gonna e giacca blu e la camicetta bianca fornivano un quadro di spietata bellezza e formale eleganza. La fissai per lunghi secondi, mentre le porgevo la mano, non potei non notare l’anello e le foto di bambini sulla scrivania.

Milena sorrise per il complimento, rimanendone piacevolmente sorpresa. Seguirono cinque minuti di blà blà blà su prospettive dei mercati, look coupon e obbligazioni Ucraina. Mi sorpresi e mi sorprese più di una volta a concentrarmi non tanto su rischi e rendimenti, ma su di lei, non riuscivo a non ammirarla. Anche lei guardava ammirata, (come desideravo fosse stata più giovane) ma le foto sulla scrivania e il suo ruolo e quello che ero io per quella banca, la riportavano ben presto alla realtà. Firmai diversi ordini per sistemare i miei averi personali un po qui e un po là e mentre mi congedavo non potetti fare a meno di farle l’occhiolino e di pronunciare un sincero:

Ripensai tutto il giorno a quell’incontro e il giorno dopo. Mi stupii la sera seguente a pronunciare il suo nome a voce alta nella mia camera da letto, mentre lo stereo girava i Pink Floyd….Milena.

Mi ero innamorato, si innamorato di una donna, la cosa era quasi strana per me, abituato ad usare le donne per il puro piacere materiale, del resto quella che avrei dovuto sposare l’avrebbe scelta mia mamma, lei le giudicava tutte, lei le faceva scappare, ciò avveniva sin da quando avevo quindici anni. Potevo portarmele a letto, portarmene anche due o tre alla volta, ma guai a farmi vedere in giro con nessuna che avesse ottenuto il benestare di mamma, ma io cos’ero?

E adesso questa Milena, aveva almeno 15 anni più di me, sposata con dei figli e poi, poi lei a me proprio non ci pensava, quel complimento era solo semplice cortesia, doveva essere così.

Volevo sentire la sua voce però, scomodarla nel lecito, in fondo ero il figlio del principale cliente di quella banca, Milena doveva rispondere a tutti i miei assilli. Quando Milena mi senti dopo appena tre giorni dall’incontro, trasalii quasi al telefono, ebbe un emozione che io colsi all’istante, inventai qualche cazzata per tenerla al telefono, comperai delle azioni che non avrei mai voluto, perdevo tempo per sentirla parlare, parlare il più possibile dovevo capire se anche lei aveva provato tre giorni prima le stesse mie emozioni. Non mi ero illuso…..almeno ci saremmo rivisti

Ero in fibrillazione, Anna entrando in ufficio mi fissò spaventata, io ridevo come un ebete, mi sorrise capendo che a procurare quello stato era una donna.

Mi presentai puntuale all’appuntamento, ordinai un martini bianco con ghiaccio, mi misi in distratta attesa, ma non dovetti attenderla tanto arrivò con tutto il suo splendore cinque minuti dopo il previsto. Ordinai un martini anche per lei, iniziammo a parlare come stabilito dei miei soldi, ma ben presto entrambi potemmo constatare che non eravamo certo lì per quello e così lei prese a raccontarmi della sua vivace vita, del perché si era fatta trasferire qua, io la guardavo perso nei suoi occhi blu e lei ammirava il mio giovane e aggraziato corpo i miei capelli corti castani e miei occhi verdi. Fini per dirmi che con il marito un informatico le cose andavano ogni gorno sempre peggio e non resistette dalla tentazione di chiedermi

Rimase stupita di questa frase, mi guardò con una tenerezza unica, non era tristezza era qualcos’altro, ma il tempo è tiranno e lei doveva scappare ora, doveva correre a casa a fare la mamma.

Rise Milena, ed era ancor più bella quando rideva, la lasciai spiegandogli dove vederci per non destare interesse alcuno.

Mi preparai per bene come preparai per bene il menù, poi mi recai al luogo dell’appuntamento, per prelevarla e condurla in una casa sulle colline che usavamo solo in estate. Non poteva certo vestirsi con abito da sera, al marito aveva detto che andava a cena con una collega. ma era comunque stupenda e la gonna lasciava ammirare le sue splendide gambe che non temevano l’età. Arrivati in casa stappai una bottiglia di vinio frizzante da aperitivo e accesi il fuoco nel camino in sala e mentre ultimavo i preparativi per la cena scambiammo chiacchiere alla distanza su banalità qualsiasi.

La cena fù un susseguirsi di complimenti, bicchieri di vino bianco, sorrisi e languide occhiate, si vedeva che entrambi eravamo desiderosi di andare oltre, ma entrambi spaventati come adolescenti al primo appuntamento. La invitai al divano davanti al camino, per farle assaggiare un ottima grappa che un cliente ci spediva dal Veneto ogni anno, seduta sul divano continuava a fissarmi in attesa di poter liberare se stessa, la grappa che scolammo in fretta in silenzio fissandoci ruppe gli ultimi indugi, Milena cerco le mie labbra, io rimasi immobile e lei prese a baciarmi con un ardore che mai nessuna aveva provato per me, il camino era naturalmente l’unica cosa che ci illuminava, prima di lei altre avevano conosciuto quel divano, ma nessuna era stata alla sua altezza, fu lei a spogliarmi, dedicò ogni sua attenzione al mio piacere, fui solo capace di tirarle i capelli cercando di fermarla mentre inesorabile usava la sua lingua sul mio pene, mai nessuna mi aveva costretto a venire dopo un paio di minuti lei era inesorabile voleva tutto di me e lo ottenne, ottenne il mio succo per poi prendermi, montarmi a cavalcioni e avventurarsi in un lungo piacere di anime e corpi, io succhiavo dalle sue tette materne, ma non mi sentivo affatto bambino, ero diventato uomo nell’istante che avevo scelto di avere la donna che desideravo con il cuore, la assaggiai a lungo come un somelier contempla il vino, sviscerando ogni sfumatura del suo sapore, la presi sul divano e sul tappeto accanto al fuoco, continuammo per non so quanto tempo, l’ultimo atto di quella notte fu la sua lunga cavalcata su di me sdraiato a terra compiva movimenti rotatori scorreva l’asta su e giù urlava e arpionava il mio petto con le mani, quando sentì che ero allo stremo si abbassò il più possibile e venne anche lei godendo del mio seme che la inondava dentro. Quella sera fù seguita da decine di altri appuntamenti, in svariati luoghi, la seguii anche in vacanza, poi sei mesi dopo fù trasferita lontano, mia mamma quella sera sorrideva come non faceva da tempo, lei aveva scoperto lei aveva disposto, Milena me lo disse con un sms, non l’avrei più vista ma l’avrei amata per sempre, Scolai mezza bottiglia di Rum sul divano della casa di campagna l’alcool mi faceva sognare un conto estero, una spiaggia e un aereo. Sarò mai libero un giorno?
 
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