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Intervista a Marco Bellocchio per Sorelle Mai

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Pinturicchio85
view post Posted on 15/3/2011, 17:44




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Fra tante commedie solidamente ancorate a cast di sicuro impatto mediatico e a una struttura drammaturgica che segue la ripartizione in tre atti, il cinema italiano difficilmente si prende il lusso di uscire dai binari. Quando succede, a rompere le regole regole attraverso linguaggi e ritmi nuovi, sono soprattutto i grandi maestri. Grandi come l'affabulatore Marco Bellocchio, che in Sorelle Mai ha condensato una serie di esperienze di laboratorio fatte insieme ai suoi studenti di cinema nella nativa Bobbio.

Al centro della storia, la famiglia Mai (in realtà la famiglia Bellocchio), vista e raccontata attraverso gli occhi delle due sorelle del regista, per la prima volta davanti alla macchina da presa. "Anche se il film ha tanti protagonisti" - ci ha spiegato Marco Bellocchio in una saletta riservata della Casa del Cinema di Roma - "l'ho dedicato alle mie sorelle Letizia e Maria Luisa, verso cui nutro un affetto particolare. Il mio sguardo più che essere nostalgico o patetico, è malinconico, perché queste due donne hanno rinunciato al benessere e alla gioia per condurre una vita protetta, priva di grandi turbamenti e preoccupazioni. In una scena del film, qualcuno domanda a una loro perché non si siano mai sposate. ‘Le circostanze’ - risponde. Ecco, questa filosofia, questa riservatezza, le rende personaggi checoviani, anzi, secondo me stanno fra Checov e Pascoli, che sono poi tra i miei più cari riferimenti culturali".

Sorelle Mai rappresenta dunque per Bellocchio un ritorno a casa - che poi è la casa de I pugni in tasca (di cui non a caso di vedono alcune immagini) - e alla famiglia, inferno domestico rinnegato in età giovanile. "Il mio sguardo è molto diverso rispetto a quello di molti anni fa. Il mio atteggiamento ora è più sereno, più conciliante. Non sento più il bisogno di lottare contro la famiglia, che non erano le mie zie né i miei genitori, ma la famiglia in generale, la famiglia in quanto istituzione, gabbia , prigione, limitazione della libertà dell'individuo. E comunque il mio è anche un film sui giovani, che vanno e tornano a Bobbio, e intanto si evolvono, crescono".

A crescere sono stati anche gli interpreti di Sorelle Mai, sia anagraficamente (il primo ciak è stato battuto nel 1997), che professionalmente, ognuno per conto proprio e sul set insieme a Bellocchio e agli studenti di cinema. "Abbiamo lavorato in un clima di serenità e spensieratezza, affidandoci all'improvvisazione e lasciando che a dare compattezza al film fossero le sue tematiche, a cominciare dal tempo che passa. E' stato bello ritrovare mio figlio Pier Giorgio, e anche Donatella Finocchiaro, già protagonista de Il regista di matrimoni. Non avendo budget, ho chiesto loro di recitare gratuitamente. Insieme abbiamo inventato e reinventato i personaggi. Li abbiamo costruiti con attenzione, anche quelli meno di finzione".

Nonostante i riferimenti autobiografici, Marco Bellocchio ha cercato quindi di evitare la trappola del cinema-verità, - per non parlare del finto documentario. "Sarebbe inesatto definire Sorelle Mai un documentario. Raccontiamo sempre una storia, anche se ci stacchiamo dalle più classiche drammaturgie. La nostra è stata semplicemente una forma di sperimentazione. In fondo, buona parte del cinema europeo del passato, a cominciare dalla Nouvelle Vague, ha fatto della sperimentazione la propria bandiera".

Frutto di un lungo lavoro di montaggio che ha reso organico e coerente un racconto articolato in 6 piccole storie, ciascuna con il suo inizio e la sua fine, Sorelle Mai ha permesso infine al suo autore di fare il cinema che più gli piace, un cinema evocativo, coraggioso e libero. Eppure per il regista le cose non vanno sempre così. La realizzazione del suo nuovo film, che si intitola Italia mia, per esempio sta incontrando notevoli difficoltà. "Italia mia" - ci ha confessato Bellocchio prima di salutarci - "parla del potere ed è una produzione molto costosa, perché il potere bisogna raccontarlo in maniera pomposa, magniloquente. Chi avrebbe dovuto finanziare il film mi ha detto di abbandonare il progetto e inventarmi qualcos'altro. Peccato! Però da questo rifiuto forse imparerò qualcosa e magari riuscirò a compiere lo stesso miracolo che fece Bulgakov tanto tempo fa quando, per raccontare la Russia dei suoi tempi, scrisse quel capolavoro che è Il Maestro e Margherita".

Interpretato anche da Gianni Schicchi, protagonista di una splendida scena finale, e da Alba Rohrwacher, che fa la parte di una giovane professoressa infelice in amore, Sorelle Mai uscirà il 16 marzo in 40 copie distribuito dalla Teodora Film. (Comingsoon.it)
 
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