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D come Daniela

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THE DARK LORD
view post Posted on 28/12/2008, 13:49




Si selezionano ambosessi per avviamento al lavoro: centralinista, call-girl, segretario-a, accompagnatore, accompagnatrice. Requisiti: età max 40 anni; bella presenza; cultura generale; eloquio sciolto. Agenzia XYZ. Telefonare al n°....... per fissare appuntamento. =

Daniela lesse l’annuncio e prese nota del numero telefonico. Aveva intenzione di partecipare alle selezioni.

Era laureata in Lettere, -“Ma se aspetto i concorsi per diventare insegnante di ruolo”- pensò –“ faccio in tempo a diventare nonna. Tanto vale provare. Male che vada, non sarò selezionata, e allora tenterò qualche altra cosa.”-

Aveva intenzione di trovare qualcosa che le permettesse di guadagnare: lei e Vittorio, il suo fidanzato, volevano sposarsi al più presto, e metter su famiglia costa caro!

La casa c’era, ma occorreva arredarla, e poi c’erano le spese per il matrimonio, e un po’ di soldi da mettere da parte in caso di emergenza...Vittorio da solo non poteva mai farcela, e lei era decisa a dargli una mano e ad accelerare i tempi.

-“D’altronde, quell’annuncio sembra scritto apposta per me.”- si convinse –“Per l’età, non c’è problema: ho 25 anni. La bella presenza, modestamente....La cultura c’è. La parlantina...mia madre dice sempre che sono una radio sempre accesa...E poi, l’agenzia è seria, ha un nome, quindi non è una fregatura.”-

Prese il telefono e compose il numero. –“Pronto?...”-

-“Agenzia XYZ. Buongiorno, mi chiamo Loredana. Cosa posso fare per lei?”- rispose una voce all’altro capo.

-“Buongiorno. Chiamo per la selezione. C’è l’annuncio sul giornale di oggi”-

-“Certo. Mi può fornire i suoi dati?”-

Daniela diede nome, cognome, indirizzo, età, telefono e titolo di studio.

-“Attenda un attimo, per cortesia”- musichetta d’attesa –“Posso fissarle il colloquio per mercoledì 25, alle 16. Per lei va bene?”-

Daniela controllò un attimo, mentalmente, gli impegni. –“Si, va bene. Mercoledì 25, alle 16. Grazie”-

-“Nel caso dovessimo rinviarle l’appuntamento, l’avvertiremo. Grazie a lei. Buongiorno.”-

Il giorno fissato, subito dopo pranzo, Daniela cominciò a prepararsi. Sapeva che la prima impressione era importante, e ci teneva a non essere esclusa per motivi del genere. Fece una rapida doccia e pettinò con cura i lunghi capelli biondi: in genere li legava, ma Vittorio diceva che sciolti le stavano meglio. Scelse di indossare un cardigan blu scuro, per far risaltare i capelli e il viso, a cui abbinò una leggera camicia azzurra ed una gonna lunga, pure blu scuro, con due lunghi spacchi laterali che partivano dalla metà coscia. Indossò delle calze autoreggenti di colore nudo. Si applicò un’ombra di trucco. Non che ne avesse bisogno: era davvero una bella ragazza, di quelle che ci si volta a guardare quando passa, con tutte le curve al posto giusto e nelle giuste dosi. Il viso era dolce e simpatico allo stesso tempo, con due occhi scuri da cerbiatta che quando ti fissavano ti sentivi sconvolgere il basso ventre. Terminata l’opera, indossò gli abiti, giudicò buono l’effetto complessivo, e si avviò.

La sede del colloquio era piuttosto lontana, ma lei preferì andare a piedi, anche per smaltire la tensione per la prova imminente. Giunse con qualche minuto di anticipo, e la fecero accomodare in una saletta dove non c’era nessun altro. Nell’attesa, sfogliò una rivista.

Alcuni minuti dopo le 16, una elegante signorina aprì una porta: -“Lei è la signorina Daniela V.?”- Lei confermò. –“Prego, si accomodi”- e la fece entrare.

L’ufficio non era molto grande. Consisteva in una saletta in cui si aprivano due porte, una dalla quale era entrata ed un’altra sulla parete alla sua destra. Sulla parete di fronte c’era un grosso schedario, o archivio, e sulla sinistra un divano in finta pelle nera, con due poltrone ed un tavolinetto nel mezzo,e un piccolo bar nell’angolo. Al centro dell’ufficio c’era una scrivania piuttosto grande, con una poltroncina con braccioli sistemata dietro e due poste davanti.

La signorina che l’aveva fatta entrare era il classico stereotipo della segretaria: vestiva un tailleur grigio chiaro, con gonna sopra al ginocchio e calze nere, camicetta bianca aperta. Portava i capelli neri raccolti in una crocchia sulla nuca, e dei grandi occhiali con catenella le davano un’aria di efficiente eleganza. Dimostrava 30 o 35 anni al massimo: era tutto sommato carina, senza essere una grande bellezza.

-“Mi scusi un attimo”- fece, imboccando la porta laterale. Tornò dopo un paio di minuti e si sedette dietro la scrivania. –“Immagino che lei sappia che noi non assumiamo direttamente. Periodicamente, selezioniamo un certo numero di persone ed inseriamo i loro dati e la loro qualifica nei nostri archivi. Quando delle aziende ci richiedono del personale, forniamo loro i nominativi che riteniamo più adatti e più aderenti alle loro richieste.”-

-“Perciò”- continuò dopo una brevissima pausa –“cerchiamo di avere più informazioni possibili sui candidati, in modo tale da poter fornire il personale più adatto a chi ce lo richiede. Inoltre, è anche nell’interesse di chi risponde ai nostri annunci fornirci un quadro il più esatto possibile dei suoi desideri e delle sue necessità, così da potergli segnalare le migliori occasioni, quelle che meglio si adattano alle sue esigenze e alle sue capacità. In definitiva, noi facciamo da ponte di collegamento fra chi cerca lavoro e chi lo offre, e cerchiamo di fare in modo che un determinato posto sia occupato dalla persona più adatta ad occuparlo. Quindi le informazioni che cerchiamo dovranno essere il più accurate possibile. Naturalmente, le informazioni che possano in qualche modo essere di carattere personale saranno rigorosamente riservate. La prego pertanto di rispondere alle domande nel modo più esauriente, così da poterle fornire l’occupazione più confacente ai suoi desideri e alle sue capacità.”-

-“Va bene. Cosa desidera sapere?”- rispose Daniela.

-“In questo momento, cerchiamo soprattutto centraliniste e call-girl, segretarie e factotum che possano accompagnare i vari manager nei loro spostamenti. C’è una grande richiesta per queste qualifiche. Lei cosa preferirebbe fare?”-

-“Beh!...Non credo di poter pretendere granché. Per ora andrebbe bene qualsiasi cosa.”-

-“Ho capito. Vedo dalla scheda che ha la laurea in lettere. Sa stenografare? Dattilografare? Come se la cava con i computer?”-

-“Sì, ho un diploma in stenografia e dattilografia, e ho seguito un corso per imparare ad usare il computer e i vari programmi, però non sono una specialista.”-

-“Capisco. E sarebbe disposta a viaggiare? Viaggiare molto, intendo.”-

-“Ecco, mi piacerebbe molto, però tra un po’ mi sposo e non vorrei abbandonare la famiglia...”-

-“Quindi preferirebbe un posto fisso.”- completò la segretaria –“Lei è ambiziosa?”-

La domanda colse Daniela un po’ di sorpresa. Per un momento, non seppe cosa rispondere. –“Se con ‘ambiziosa’ intende disposta a tutto pur di fare carriera, allora non lo sono; se invece vuol dire ‘cercare di avere il meglio’ allora si. Vede”- cercò di spiegare –“quello che voglio principalmente è un lavoro che mi permetta di mettere da parte un po’ di soldi. Le ho già detto che ho intenzione di sposarmi presto, e voglio aiutare il mio fidanzato anche economicamente. Poi naturalmente verranno i figli. Se il lavoro è particolarmente impegnativo, o particolarmente gratificante, posso rinviare la maternità per qualche tempo, ma non ho intenzione di rinunciarvi. Capisce?”-

-“Si, certo. Quindi andrebbe bene un posto senza grosse responsabilità, meglio ancora part-time...”-

-“Esattamente. Anche se per ora posso fare tranquillamente il tempo pieno”-

-“Dunque”- la segretaria prese nota sulla scheda –“centralinista, oppure call-girl. O anche segretaria d’ufficio in qualche grossa azienda, così da non avere tutte le responsabilità su di lei, e potersi assentare senza creare troppi problemi. Va bene?”- e le sorrise. Ci fu lo squillo di un cicalino. –“Mi scusi”- mormorò, e sparì di nuovo dalla porta laterale. L’assenza durò alcuni minuti, poi tornò a sedersi.

Chiese a Daniela qualche altra informazione: quante e quali lingue parlava, precedenti esperienze lavorative, insomma tutto quello che normalmente comporta un colloquio di lavoro, e la ragazza le fornì tutte le risposte.

-“E’ un peccato però”- disse ad un certo punto alzandosi, ed andando ad appoggiarsi sul bordo della scrivania vicino a Daniela –“lei ha tutte le carte in regola per poter fare l’accompagnatrice di qualche manager, o la hostess, e guadagnare un bel mucchio di soldi. Ha un bel viso, un ottimo personale, parla un buon inglese...Se fosse disposta a sacrificare la famiglia, almeno per un po’...”-

-“Sacrifici sono disposta a farne, ma le ripeto che voglio sposarmi al più presto. E per me la famiglia viene al primo posto.”-

-“La comprendo. Posso offrirle qualcosa?”- la segretaria si diresse verso il bar.

-“La ringrazio signorina, non importa”- fu il cortese rifiuto.

-“La prego, mi chiami Franca. E mi permetta di insistere...Abbiamo dello sherry, dell’amaro, un crodino, vermuth...Io prendo un goccio di cognac: è un ottimo Armagnac, mi faccia compagnia...”-

-“Beh!... Se è per farle compagnia, va bene. Ma giusto un goccio, tanto per gradire.”-

-“Cos’è, ha paura di ubriacarsi?”- rise Franca tornando con i bicchierini pieni –“E’ proprio così virtuosa?”-

-“Proprio virtuosa non direi. Più che altro, non sono mentalmente preparata. Sono qui per un colloquio di lavoro, non per divertirmi”- rispose Daniela fra il serio e lo scherzoso –“Se fossimo in discoteca oppure al ristorante...”-

-“Si rilassi. Il colloquio è finito. Questa è solo una chiacchierata per conoscerci meglio. Mi dica, se posso essere un po’ indiscreta: è proprio così innamorata del suo fidanzato da rinunciare ad una bella carriera?”-

Daniela non riusciva a capire tutta quella insistenza sulla carriera: -“Beh!...Vittorio è un bel ragazzo, e mi piace. Sto bene con lui. Tutto sommato sì, credo di poter dire di esserne innamorata.”-

-“E...nei rapporti intimi?”- chiese l’altra a bruciapelo –“Non mi dica che è ancora vergine. Con un corpo come il suo, non ci crederei!”-

Daniela era un po’ confusa da quelle domande così dirette. Però non voleva sembrare scortese. In più, il ‘goccio’ di cognac cominciava a scioglierle la lingua. –“E’ un po’ difficile arrivare vergini alla mia età, al giorno d’oggi”- rise.

-“Quindi qualche scappatella, dopo che vi siete conosciuti.... Magari c’è qualche altro corteggiatore...”-

-“Ma no!...Ma che dice!”-

-“Neanche con una donna?”- Franca ora era vicinissima, quasi la toccava. Accostò il viso a quello di Daniela. –“Ha mai provato a far l’amore con una donna? Con un’amica...”-

Daniela la guardò. Franca posò le labbra sulla sua bocca, e insinuò la lingua. La ragazza non rispose al bacio, ma non si tirò neppure indietro. Si sentiva girare la testa, forse per il cognac, forse per il bacio. Forse per tutti e due. Era la prima volta che una donna la baciava, e le sembrava così strano...

Franca insistette, affondando la lingua: esplorò la bocca di Daniela, cercò la sua lingua, la carezzò, le si attorcigliò, la succhiò...

E Daniela cedette. Rispose al bacio, profondamente quanto l’altra. –“Sei così bella...”- le sussurrò Franca, sollevandola. La baciò ancora, a lungo, cercandola, e Daniela ribattè colpo su colpo, affondando la lingua a sua volta in quella bocca avida. Franca trovò il modo di levarle il cardigan e di scoprirle un seno, florido ed invitante, e lo strapazzò e lo mordicchiò, succhiandone l’areola ed il capezzolo, che si era irrigidito e ingrossato come un piccolo pene. Poi fece stendere la ragazza sulla scrivania, mormorandole parole infuocate.

Daniela cercò di opporre un’ultima difesa: -“Se ci sorprende qualcuno...”- sospirò debolmente mentre l’altra le slacciava la gonna e la sfilava via. –“Non preoccuparti, non ci disturberà nessuno”- la rassicurò Franca, che tornò a blandirla. –“Hai un corpo stupendo. Mi fa impazzire di desiderio. Voglio leccarti tutta, fino all’ultimo centimetro di pelle....Voglio sentire il tuo sapore....Berrò il tuo desiderio dal tuo sesso...”- A Daniela sembrava di avere la testa piena di nuvole, di vivere un sogno ovattato. Era un situazione così strana....

Il piacere le ottundeva le facoltà mentali. Era stesa sulla scrivania, con addosso ormai solo la camicia semi aperta, e desiderava che l’altra la baciasse, la toccasse, bevesse da lei... e desiderava baciarla, toccarla, bere dal suo sesso... il solo pensiero la fece eccitare, ed il sesso le si gonfiò di umori ed attirò lo sguardo e le mani dell’altra. Le mutandine, tirate giù a mezza coscia, furono rapidamente eliminate, e le gambe si aprirono; e Franca prese a carezzarle il pube, a premere con i pollici sulle grandi labbra, a far scorrere un indice lungo tutta la fessura, a giocare col triangolino di carne calda e sensibile a cui si stava riducendo tutto il corpo di Daniela...

Gemiti di estasi uscirono dalla bocca della ragazza, che a tentoni cercò il viso dell’altra e lo spinse fra le sue gambe, pregandola, supplicandola di continuare. La lingua di Franca cominciò ad esplorare tutte le pieghe, gli incavi, le irregolarità della vulva, assaporandone il liquido piacere e rintracciandone la fonte, e scavando per giungere più in fondo. La donna, eccitatissima anche lei, interruppe per qualche momento l’operazione, giusto il tempo necessario per togliere le mutandine nere e sollevare la gonna; poi si stese su Daniela, in un 69 saffico in cui ognuna aveva ampia libertà di accesso ai punti più intimi e più segreti dell’altra.

Daniela potè quindi assaggiare il sesso dell’altra, e lo gustò con foga, quasi mordendolo, mentre veniva a sua volta presa dalle dita abili e dalla lingua invadente di Franca, e l’orgasmo non tardò a raggiungerle entrambe, fondendo i due corpi in un unico spasmo, incollati uno all’altro come una cosa sola.

Rimasero stese per qualche minuto, continuando a carezzarsi delicatamente, a baciarsi vicendevolmente la clitoride, a gustare le ultime stille di piacere; poi Franca scese dalla scrivania e si diresse ancora una volta alla porta laterale. L’aprì e fece un gesto con la mano, come per dire ‘Prego, entrate!’. Daniela era rimasta sdraiata, con le natiche sul bordo del ripiano e le gambe sporgenti. La situazione continuava a sembrarle irreale. Vide Franca, con la coda dell’occhio, far entrare due persone.

Uno era un bell’uomo sulla quarantina, con una folta capigliatura nera, sguardo profondo, espressione volitiva, fisico prestante. Indossava un completo antracite. L’altro sembrava più anziano, forse sulla cinquantina, pochi capelli, un’aria gioviale e simpatica, piuttosto robusto, e indossava un abito grigio chiaro.

Tutti e tre si diressero verso Daniela. I due uomini avevano l’aria di due bambini cui era stato fatto un grosso regalo e non vedevano l’ora di aprirlo. Franca mormorò qualcosa circa due soci titolari dell’Agenzia, la ragazza non capì bene: li guardò senza reagire, incapace di fare qualcosa, qualsiasi cosa.

Il più giovane era di fronte a lei e la guardava intensamente, fissando soprattutto lo stretto triangolo di pelo serico. Daniela vide che allungava una mano e sentì una delicata carezza nella zona attorno all’ombelico. L’altro era fermo di fianco a lei, all’altezza delle spalle, e la guardava sorridendo. Franca le aprì la camicia, e lui le passò il dorso di un dito sui capezzoli.

I tre sembravano agire in sincronia, come se avessero preparato e provato precedentemente la loro parte. Franca riprese a baciare la ragazza appassionatamente, mentre l’uomo più anziano le massaggiava i seni e le stringeva i capezzoli fra le dita e glieli succhiava; il più giovane dapprima si limitò a guardarla e a tormentarle la clitoride mormorando: -“E’ magnifica, è assolutamente magnifica”-, poi si sedette su una delle due poltroncine, le aprì bene le gambe e prese a passare la lingua ruvida sulla vulva, infilandole completamente un dito nell’apertura.

Daniela li lasciava fare. Ciascuno di loro le procurava una sensazione diversa, intensa, che si mescolava alle altre nel suo corpo e lo portava verso un piacere mai provato prima. Non era il piacere che aveva provato negli altri rapporti, con Vittorio e con altri prima di lui: era qualcosa di diverso, più fisico, più carnale, e perciò meno ingombrante e più facile da assaporare, e sotto certi aspetti più gradito.

Franca smise di baciare la ragazza e si dedicò all’uomo robusto. Aprì i pantaloni e tirò fuori il pene, ed entrambi gli attributi. Daniela lo guardò: era già in erezione, e lo trovò piuttosto corto ma molto grosso, e i testicoli sembravano due grosse noci violacee. La segretaria con una mano li prese ed iniziò a massaggiarli, e con l’altra scoprì il glande. Poi con la punta della lingua prese a dargli dei colpettini e a leccarlo. Quindi se lo infilò in bocca e prese a succhiarlo con competenza, con movimenti lenti e profondi, leccando di tanto in tanto i testicoli.

Nello stesso tempo l’altro uomo si era alzato in piedi mettendosi la gamba destra della ragazza sulla spalla, e lasciando penzolare l’altra. Fece passare il braccio sinistro attorno alla coscia, come per mantenerla in quella posizione, e col pollice e l’indice afferrò il triangolino sensibile di Daniela, strizzandolo forte fra le due dita. Con la destra tirò fuori il pene, anche quello già in erezione, e gli diede qualche robusta carezza. Daniela notò che le dimensioni di quest’altro membro erano più normali, però aveva una curiosa caratteristica: una notevole curvatura ad U. Quando l’uomo ritenne che ‘l’attrezzo’ fosse adeguatamente pronto, mise la punta dell’indice nell’incavo dell’ombelico ed il palmo sul ventre della ragazza, premendo con una certa forza; muovendo il bacino, fece poggiare il glande sul foro umido, fra le piccole labbra; e lentamente, molto lentamente, mezzo centimetro per volta, la penetrò.

Daniela lo sentì entrare e si dispose ad accoglierlo: si aspettava una penetrazione irruente, e la lentezza con cui il pene progrediva dentro di lei le faceva venire voglia di gridare di accelerare, di spingere più forte. Emise un mormorio indistinto, poi con un sospiro accettò la situazione, anche perché la mano che le premeva sul basso ventre la faceva sentire più piena. Prese nota mentalmente di suggerire il giochetto a Vittorio, poi si concentrò nel centellinare la sensazione che provava.

Non poté farlo per molto. Franca smise di succhiare, rimirò il pene, poi lo guidò nella bocca della ragazza: -“Ora succhialo. Vedrai che ti piacerà: ha un ottimo sapore”- le sussurrò ad un orecchio. Daniela obbedì e cominciò a far scorrere le labbra e la lingua sull’asta. Era l’uomo a muoversi, come se la scopasse in bocca invece che fra le gambe, e lei non doveva fare altro che stringere le labbra e avvolgere il pene con la lingua. Franca era salita sulla scrivania, si era tirata su la gonna e si era accucciata vicinissima alla ragazza. Con una mano le strizzava i capezzoli e con l’altra si masturbava selvaggiamente, infilandosi due dita nella vagina e muovendole con forza, emettendo gridolini di piacere. L’altro uomo aveva finalmente riempito la vagina di Daniela, si era fermato per qualche attimo come se volesse farla abituare a quell’invasione, poi aveva cominciato a muoversi: tirava indietro il bacino fino a far uscire il pene quasi completamente, lentamente, poi con una spinta decisa lo rimetteva tutto dentro, in un colpo solo, sempre premendo con la mano sul ventre e con l’indice nell’ombelico, e stringendo la clitoride con le altre due dita. Le spinte avvenivano a ritmo sempre più veloce, ed alla ragazza pareva che il pene che la riempiva fosse il doppio più grosso e più lungo, e ad ogni entrata mugolava per il brutale ingresso, e ad ogni uscita sospirava per il rimpianto e per il senso di vuoto che sopraggiungeva.

Franca, in preda ad un piacere frenetico, aveva preso una mano di Daniela e ne usava due dita per infilarsele nella vagina, al posto delle sue; mentre l’uomo robusto le teneva leggermente sollevata la testa ed affondava i colpi nella sua bocca con maggior decisione. Daniela lasciava che facessero ciò che volevano, come se la cosa non la riguardasse, ma allo stesso tempo gustava l’intenso piacere che la intossicava e la mandava in una specie di delirio. Voleva che non smettessero mai, che continuassero ad usarla così per sempre, e sentiva che il piacere montava, aumentava, l’avvolgeva....

Ebbe un orgasmo parossistico: si agitò in preda alle convulsioni ed il suo sesso spremuto esplose letteralmente in uno spruzzo di liquido, che macchiò i pantaloni di quello che la stava penetrando.




Quando si calmò, i due uomini ripresero le operazioni, temporaneamente interrotte dagli spasmi convulsi della ragazza, mentre Franca, ripresasi dall’orgasmo che proprio quegli spasmi le avevano procurato (Daniela le aveva piantato le due dita nella vagina con forza, ed in preda agli spasmi aveva cercato di allargarle, procurandole un intenso piacere), aveva preso a percorrere tutto il suo corpo con la lingua.

Il pene che Daniela aveva in bocca non resistette ancora per molto: con pochi getti abbondanti riempì la cavità che lo aveva portato all’orgasmo, e Franca prontamente accorse a suggere il liquido che colava dalle labbra, mentre la ragazza inghiottiva il resto. E poco dopo anche l’altro giunse al capolinea: il proprietario lo estrasse precipitosamente, ed aiutandosi con la destra schizzò il seme fin sul seno di Daniela. Franca naturalmente provvide a lappare anche quelle, ad una ad una.

Di lì a qualche minuto, Daniela cominciò un po’ a riprendersi. Subito dopo il suo orgasmo aveva chiuso gli occhi, ed ora li riaprì. Vide Franca, davanti a lei, che stava terminando di pompinare l’uomo più giovane, forse per ripulirlo delle ultime stille di sperma, mentre l’altro uomo era seduto lì vicino, e la donna lo stava masturbando. –“E’ proprio una brava segretaria”- pensò divertita. Poi sentì qualcosa muoversi nel suo sesso, e si accorse che il giovane teneva un dito infilato dentro di lei, e lo estraeva e lo reinfilava lentamente, rigirandolo.

Quando vide che aveva riaperto gli occhi, le sorrise: -“E’ stata meravigliosa”- le disse, continuando a giocare col dito –“non è vero?”- si rivolse al socio, che annuì. Franca si stava dedicando al suo pene, succhiandolo e leccandolo, e il membro ricambiava i suoi sforzi ricominciando ad acquistare colorito e consistenza. La donna lo guardò, sorrise, e raddoppiò gli sforzi.

-“Ora, però, dovremmo chiederle una cortesia.”- continuò il giovane rivolto a Daniela. –“In questi giorni abbiamo un ospite. Egli è l’emiro Fahl-Pahla, in viaggio per affari nel nostro paese.”- Fece un cenno alla segretaria, che lasciò il pene e si diresse verso la porta laterale. L’aprì, e qualche secondo dopo entrò un uomo di media statura, con in testa il copricapo dei beduini, il volto color cuoio vecchio ornato da un filo sottile di barba nera, due baffetti neri spioventi altrettanto sottili che si univano alla barba attorno al mento, e l’espressione decisa di chi è abituato a comandare. Indossava un’ampia tunica bianca, fermata in vita da una fascia riccamente decorata.

Il socio giovane tirò fuori il dito bagnato del succo di Daniela e se lo portò al naso, odorandolo come se fosse un buon sigaro. Soddisfatto, se lo cacciò in bocca e ne gustò il sapore, quindi lo rimise nella vagina della ragazza e riprese a muoverlo. –“Noi vorremmo”- riprese a dire –“che lei cortesemente consentisse al nostro ospite di approfittare del suo corpo. L’emiro ha seguito le sue...performances sul circuito chiuso”- ed indicò una piccola telecamera sistemata sullo schedario, che Daniela non aveva notato –“ed ora vorrebbe godere di lei. Che ne dice?”-

Daniela fissò l’emiro, e lentamente annuì. Questi rispose con un leggero inchino, e cominciò a slacciare la fascia. La tunica si aprì, e Daniela smise di respirare, mentre Franca emise un mormorio di apprezzamento: l’emiro aveva un cazzo enorme che, a riposo, era lungo quasi il doppio di quello del giovane, e gli arrivava quasi al ginocchio.


Franca era deliziata: si inginocchiò dinanzi a quel ‘mostro’ e prese a carezzarlo a due mani, percorrendolo tutto, cercando di tirarlo su. Non era un’impresa facile (avete idea di quanto sangue deve affluire in zona?), ma applicandosi con assoluta dedizione ed usando tutti i trucchi che conosceva, dopo un po’ ebbe la soddisfazione di sentirlo vibrare e diventare duro. Non era cresciuto granché in lunghezza (e ci mancherebbe!), ma cominciava a sollevarsi, e Franca prese in bocca l’estremità e raddoppiò gli sforzi.

L’emiro si era liberato della tunica, mettendo in mostra un fisico muscoloso e ben proporzionato. Non doveva avere più di una quarantina d’anni. Apprezzò la dedizione della segretaria con un ampio sorriso, mormorando alcune parole nella sua lingua, poi in inglese la incitò e la guidò. La donna prese a far scorrere la lingua lungo tutto il fallo, a tratti massaggiandolo con le labbra (sembrava come se suonasse uno strano flauto); con una mano lo masturbava ad una estremità, e con l’altra massaggiava i testicoli.

Il socio giovane si era spostato all’altro lato della scrivania, aveva dato un lungo bacio a Daniela, e gli aveva messo in bocca il pene, e la ragazza aveva preso a succhiarlo; poi si sporse su di lei e riprese a tormentarle la clitoride e ad infilarle due dita nel sesso, muovendole velocemente: ne ottenne una abbondante lubrificazione.

Soddisfatto, le mise le mani sotto le cosce e tirò: ora Daniela si trovava supina sulla scrivania, con le ginocchia quasi all’altezza dei seni e ben divaricate ed il sesso bagnato e completamente esposto (e il pene gonfio del giovane in bocca). Franca si rimise in piedi, allargò con due dita le piccole labbra del sesso esposto e vi guidò dentro la punta del pene dell’emiro, ora sufficientemente duro.

L’emiro cominciò a spingere piano, con dolcezza, fino a riempire tutta la vagina; poi con una spinta più forte forzò la cervice dell’utero, e continuò ad avanzare. Daniela, a quella forzatura, emise un gorgoglìo di dolore e di protesta, ma nessuno ci badò. L’enorme pene la perforò fino ad arrivare al fondo dell’utero, ma alla ragazza sembrava che le fosse arrivato in gola e che si toccasse con quello che aveva in bocca. Poi si fermò, per darle modo di adattarsi.

Franca nel frattempo si era disfatta della gonna ed era andata a sedersi sulle ginocchia del socio robusto; lì, aveva dato qualche colpo di mano al pene già eretto e se lo era infilato dentro, ed ora si muoveva e mugolava come un animale in calore, sobbalzando e facendosi penetrare a dovere.

L’arabo aveva cominciato con calma ad estrarre il pene, senza tuttavia uscire del tutto. Giunto a circa due terzi, riprese a spingere. Daniela, superato il primo impatto, avvertiva una sensazione assolutamente particolare, molto strana: sentiva scorrere il pene dentro di lei, ma non c’era quel senso di svuotamento e di riempimento che si alternavano in una normale penetrazione; si sentiva sempre riempita, come se la penetrassero all’infinito, sempre di più, ed il pene invadesse ogni angolo del suo corpo; tanto più che, assolutamente esposta ed aperta com’era, con le ginocchia tirate all’indietro e le cosce tenute spalancate, non aveva modo alcuno di opporsi o di conservare un minimo di intimità, sia pure formale. Era completamente in balìa dell’arabo, che la penetrava a suo piacimento senza neanche toccarla con un dito, senza contare che l’altro, il socio giovane, continuava a tenerle in bocca il suo uccello duro, e a spingerglielo contro il palato ogni volta che lei smetteva di succhiarlo.

Dopo alcune spinte da parte dell’emiro, ormai il sesso di Daniela era completamente dilatato: la vagina si era adattata a quell’ingombrante invasione, ed anche l’utero aveva concesso la sua ospitalità, cosicché l’uomo aveva accelerato il movimento procurando a Daniela un piacere che la sommergeva a ondate, come quando ci si stende sul bagnasciuga della spiaggia, con le gambe ed il bacino nell’acqua, ed ogni tanto giunge un’onda che ci copre d’acqua fino alla testa.

La combinazione si arricchì: il socio robusto si alzò in piedi, fece poggiare Franca alla scrivania col busto in avanti, e prese a montarla reinfilando il suo corto e robusto pene nella vagina, menando spinte poderose; e la segretaria ne approfittò per prendere in bocca i capezzoli di Daniela.

Questa resistette ben poco: come un naufrago che abbia perduto le forze, si abbandonò ai flutti del piacere che si abbattevano su di lei e si fece trascinare e sommergere dai gorghi di un orgasmo obnubilante, senza fine, che la lasciò solo quando le ebbe prosciugato tutte le forze, distrutta e completamente appagata. A malapena si accorse che anche gli altri stavano giungendo al termine: la prima fu Franca, che capitolò sotto i colpi del suo amante e negli spasmi dell’orgasmo le morse un seno; poi l’uomo che la stava penetrando riuscì ad estrarre il pene in tempo per macchiarle la giacchetta del tailleur.

Quindi fu la volta dell’emiro, che finalmente (o purtroppo?) la liberò del suo ingombrante arnese: glielo poggiò sul ventre, e con un rauco grugnito emise una colata di lava bollente prontamente arginata dalla lingua della zelante segretaria, che provvide pure a succhiare e a leccare la punta del...vulcano, onde ripulirlo dalle eventuali rimanenze. E infine giunsero i getti del socio giovane, direttamente in bocca a Daniela, che non si fece scrupolo di ingoiarli rapidamente e ricercarne altri, poppando come una neonata al capezzolo. Dovette contentarsi di poche gocce, ottenute spremendo con una certa energia i testicoli.

L’emiro ringraziò le due donne con un lieve inchino, si rimise la tunica e sparì nell’altra stanza accompagnato dagli altri due uomini; Franca diede un lieve bacio a Daniela e l’aiutò a rialzarsi. Senza badare a rimettersi la gonna, recuperò la scheda della ragazza, fortunosamente rimasta integra, e tornò ad assumere un’aria più professionale: -“Penso che abbia capito che ha notevoli qualità, adatte ad una rapida carriera.”- disse con un sorriso malizioso –“E’ sempre decisa a rinunciarvi?”-

-“Vede”- chiarì la ragazza rivestendosi –“questo...colloquio è stato decisamente interessante, e mi è piaciuto molto. E l’ho apprezzato anche perché sono cose che succedono raramente. Se dovessi farlo per lavoro, arriverebbe il momento in cui comincerebbe a pesarmi, e non mi piacerebbe più. Ogni cosa va presa ‘quanto grano salis’. E poi, io amo le sorprese....”-

-“Bene. Allora, non appena ci saranno richieste per una segretaria o una call-girl, l’avvertiremo. E spero che allora vorrà festeggiare l’assunzione, e mi inviterà alla festa. Sarei curiosa di conoscere il suo Vittorio.”-

-“Quien sabe?”- rispose Daniela facendole l’occhiolino.

 
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