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C come Cinzia

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THE DARK LORD
view post Posted on 28/12/2008, 13:51




Che giornata magnifica!

Il sole novembrino splendeva, gli uccellini cinguettavano, i piccioni tubavano, la brezza soffiava leggera... sembrava una di quelle giornate ideali per un romantico scrittore bucolico. In effetti era una di quelle splendide giornate autunnali in cui uno si sente tanto lucertola, col sole caldo che invita a stenderti sul prato per assorbire ogni raggio, ogni atomo di calore, e non hai voglia di fare altro, e vorresti che quella giornata non passasse mai...

Cinzia si era da poco trasferita i città, ma non ne era particolarmente entusiasta. Si era iscritta all’Università, e aveva l’obbligo della frequenza in molti corsi, per cui si era decisa a trovare una camera in affitto, ma non le era mai piaciuto il mondo caotico, rumoroso ed inquinato della città. Perciò approfittava delle ultime belle giornate per starsene ai giardini pubblici, lontano dal traffico e dallo smog.

Adorava camminare scalza sull’erba, e si era trovata un angolino appartato, all’ombra di un gruppo di carpini, fuori mano e al riparo di sguardi indiscreti, dove era solita appartarsi per leggere o studiare, e dove di tanto in tanto ne approfittava per schiacciare un pisolino o per masturbarsi.

Le piaceva molto stendersi sotto un albero, dare un’occhiata in giro, e mettersi una mano fra le gambe e strofinarsi il clitoride, e infilarsi due dita dentro, e procurarsi un orgasmo solitario in mezzo alla gente che passeggiava, a pochi metri da qualche panchina dove si sedevano, fra le urla smorzate dal fogliame dei ragazzini che giocavano. Anche per questo motivo, aveva preso l’abitudine di uscire spesso senza mutandine. Le dava una sensazione di...sfacciataggine che la eccitava molto.

Non è che avesse necessità di masturbarsi: se avesse voluto, qualche ragazzo lo avrebbe facilmente trovato. Dopotutto era carina: moretta di capelli, l’ovale del viso aggraziato, un nasino alla francese e due profondi occhi scuri che avevano fatto innamorare parecchi ragazzi; ed anche il fisico era attraente: abbastanza alta, aveva due cosce piene e muscolose, un sedere ben formato e sodo, e due seni piccoli che, unitamente al pube scarsamente fornito di peli ed al sesso lievemente sporgente che dava l’impressione di essere perennemente eccitato, la facevano sembrare più piccola ed acerba dei suoi quasi vent’anni. Per questo molti suoi partner la trovavano particolarmente eccitante: sembrava loro di far l’amore con una ragazzina.

Esperienze ne aveva fatte, e non si era mai tirata indietro di fronte ad un’avventura con qualche bel giovanotto. Non aveva quindi problemi sotto questo punto di vista. Era proprio la sensazione di toccarsi in un posto molto frequentato, magari col rischio di essere sorpresa in flagranza, unita alla carezza frasca dell’erba, e all’ambiente in apparenza incontaminato, a farle venire la voglia di masturbarsi lì, quasi nel bel mezzo dei giardini pubblici.

In quella splendida mattinata di fine ottobre Cinzia approfittò del fatto che non aveva lezioni per andare al parco a godersi il sole. Prese un paio di libri casomai le fosse venuta voglia di studiare un po’, una rivista da sfogliare per rilassarsi, e verso le dieci si avviò. Indossava un vestitino corto e piuttosto leggero, verde pallido, che lasciava in bella mostra le gambe. Il parco non era lontano, e in dieci minuti era arrivata.

Attraversare il cancello fu come entrare in un altro mondo, un mondo di quiete e di tranquillità. Gironzolò un poco per i viali, prese un gelato al chiosco e si sedette ad una panchina osservando la gente: mamme che portavano a spasso i piccoli nelle culle, bambini più grandicelli che giocavano coi nonni, qualche coppietta che camminava mano nella mano. Il sole era caldo sulla pelle, e lei si stese su una aiuola per assorbire ogni grammo di calore, come per farne scorta per i giorni più freddi.

Notò che un paio di ragazzi, sui quindici anni, guardavano con insistenza verso di lei. Sorrise facendo finta di niente, aprendo un po’ di più le gambe: sapeva quello che stavano guardando, e oltretutto non aveva neanche messo le mutandine, e l’idea di stuzzicarli un po’ la divertiva. –‘Guardate’- pensò fingendo di leggere la rivista –‘e lustratevi gli occhi. E se quello che vedete vi piace, andate a casa e tiratevi un paio di seghe!’-

Il giochetto continuò per un po’. Cinzia provvedeva a tener desta l’attenzione dei ragazzi muovendosi di tanto in tanto, cambiando posizione, accavallando o aprendo le gambe, mostrando e nascondendo. Ad un certo punto, com’era prevedibile, la situazione le fece venire voglia di toccarsi. Certo non poteva farlo lì, rischiando quantomeno una denuncia per adescamento di minori, per cui terminò lo spettacolo alla grande alzandosi alla maniera indiana, e si diresse verso il suo angolino preferito, discreto ed appartato.

Lì giunta, ebbe la sorpresa di trovarlo già occupato: c’era una coppietta in pieno pomicio seduta giusto sotto il suo albero preferito, nell’angolo più riparato. Come lei, evidentemente contavano sul fatto che a quell’ora di mattina il parco fosse relativamente poco frequentato, approfittandone per divertirsi un po’. Sembravano due liceali, ed in quel momento lui aveva una mano nella camicetta di lei, e lei una mano nei pantaloni di lui, e si baciavano appassionatamente.

Cinzia rimase a guardare. Se i due non si limitavano a quello che stavano facendo, lo spettacolo prometteva di essere interessante. Ed il ragazzo cominciò ben presto a renderlo più interessante mettendo allo scoperto un seno polposo della compagna e prendendolo in bocca. La ragazza, a cui probabilmente non piaceva metterne in mostra uno solo, eliminò l’indumento che reggeva tutto quel po’ po’ di roba e si dedicò alla cerniera che racchiudeva l’agognato... tesoro.

Una volta raggiunto, si limitò a tirarlo fuori e a giocarci un po’, lasciando che il ragazzo si sfogasse con le sue tette. Quando ritenne che le avesse strapazzate a sufficienza, prese a dare vigorosi colpi di mano al pene. Cinzia prese nota delle buone dimensioni dell’arnese, della leggera curvatura che descriveva ergendosi turgido e consistente, della cappella che svettava rossa e gonfia ogni volta che la ragazza tirava la pelle verso il basso, e istintivamente portò la mano in mezzo alle gambe, massaggiandosi il sesso che cominciava a diventare umido.

L’idea di assistere ad una bella scopata la eccitava, e sperava che i due cominciassero presto. Si guardò intorno: il campo era libero. Dietro i cespugli che delimitavano il viale c’era solo un signore sulla cinquantina seduto su una panchina, con un bimbo di 4-5 anni in braccio, presumibilmente un nonno col suo nipotino, mentre dall’altro lato, oltre il viale, ad una decina di metri, c’era un campetto da gioco con tre ragazzi che tiravano calci ad un pallone. Rassicurata, Cinzia tirò un po’ su il vestito e divaricò le gambe, stuzzicando il clitoride ed osservando la coppietta.

Come aveva sperato, i due erano intenzionati ad andare fino in fondo. La ragazza, ritenendo che il pene fosse pronto, o forse impaziente di infilarselo dentro, lo stava ricoprendo con un profilattico; poi tirò su la gonna e si sfilò le mutandine. Nel far questo, scorse Cinzia, seminascosta dietro un cespuglio. Si bloccò, incerta sul da farsi; e pure il ragazzo, seguendo lo sguardo della compagna, la vide.

Prima che i due potessero fare, o dire, qualcosa, Cinzia prese coraggio ed uscì allo scoperto, mostrando quello che stava facendo. I due erano alquanto sconcertati: vedendo che la giovane non aveva brutte intenzioni, si rassicurarono un po'. –“In fondo”- fece il ragazzo alla partner –“se vuole guardare che male c’è! Lasciamo che guardi. Potrebbe anche essere divertente, no?”- “Purché si limiti a guardare...”- rispose la ragazza, non del tutto convinta. –“Che c’è, sei gelosa? Dai, ti prometto che non la tocco neppure. ”- “E ci mancherebbe! Se ci provi, ti castro e lo do da mangiare al cane!”- minacciò quella. –“Stai calma, non ti preoccupare. Adesso forza, falla venire qui, almeno da vicino vede meglio. ”- rise lui. Le fecero segno di avvicinarsi.

Contenta per l’invito, Cinzia si andò a sedere vicino a loro. –“Ciao.”- salutò. –“Ricordati che lui è proprietà privata...”- l’ammonì la ragazza. –“Non preoccuparti, non ho intenzione di rubartelo. Piuttosto, vuoi una mano?”- e fece il gesto di sfilare le mutandine. –“Grazie, faccio da me.”- rispose l’altra terminando di levarsele. Mise in mostra il pube ornato da una fitta peluria nera, che contrastava nettamente con quello quasi glabro di Cinzia. –“Hai proprio una bella fighetta”- si complimentò quest’ultima. –“Grazie.”- rimandò l’altra, un po’ raddolcita –“anche la tua non è niente male.”- ed allungò una mano per toccargliela. Passò un dito lungo la fessura, fermandosi all’altezza del buco, e ne introdusse un paio di centimetri. Cinzia aprì meglio le gambe, per favorire l’esplorazione, e l’altra affondò il dito. Poi, evidentemente soddisfatta, prese a massaggiare il proprio sesso con l’altra mano, aiutata dal ragazzo.

Quando si sentì pronta, montò sul pene e se lo infilò dentro dolcemente, senza scatti bruschi, con un gemito di soddisfazione. Assestatolo bene nella vagina, cominciò a sussultare, con movimenti via via più ampi. Cinzia si dedicò a stimolarle il clitoride con una mano, e con l’altra massaggiava i testicoli. Provò anche a succhiarle un capezzolo, ma i movimenti della ragazza rendevano piuttosto difficile il gesto, per cui rinunciò.

Vuoi per il petting precedente, vuoi per l’intervento di Cinzia, fatto sta che in pochi minuti il rapporto fu consumato, e i due amanti arrivarono all’orgasmo. Ripuliti e rivestiti, ringraziarono la giovane per il suo intervento e la lasciarono lì.

La giovane era piuttosto eccitata, e non aveva avuto nessuna soddisfazione, per cui pensò bene di continuare da sola. Tirò su il vestito, sedendo direttamente sull’erba, si appoggiò ad un albero, chiuse gli occhi inseguendo chissà quali fantasie, e prese a masturbarsi a due mani, una sul clitoride e l’altra dedicata al buchetto. Ripensò al giovane di poco prima, al suo cazzo che si ergeva invitante e che avrebbe voluto provare, alla fighetta della ragazza, che sarebbe stata sicuramente piacevole da baciare, ai suoi seni prosperosi...e le mani si muovevano, sempre più veloci...

Riaprì un attimo gli occhi, e vide fra i cespugli di bosso un ragazzo, carponi, che la fissava con occhi sgranati. Le sembrò uno di quelli che stavano giocando a pallone. Senza smettere di muovere le mani gli lanciò un sorriso, che quello neanche notò. –“E’ carino”- pensò Cinzia, con una certa voglia addosso –“non avrà più di 17-18 anni. Chissà se...”- Detto e fatto. Gli fece cenno di avvicinarsi e quello, naturalmente, obbedì. –“Ciao! Come ti chiami?”- gli chiese la giovane. –“Umberto.”- abbozzò lui. –“Umberto... è un nome carino. Sei il primo Umberto che conosco. Siediti!”- lo invitò Cinzia. Il ragazzo si sedette, gli occhi fissi sul pube di lei. –“Io mi chiamo Cinzia. Ti piace la mia fighetta?”- e si spostò per fargliela vedere meglio. Quello accennò di sì. –“Vorresti toccarla? Dai, non avere paura, non ti mangia mica...o forse sì”- rise lei. Il ragazzo esitava. Allora Cinzia gli prese la mano e la mise a contatto col suo sesso. Lui diventò rosso fuoco, e la mano rimase ferma dov’era stata poggiata. –“Cos’è, non hai mai visto una fighetta? Si fa così...”- la giovane gli prese un dito e lo strofinò sul triangolino di carne che sporgeva in cima, dove le grandi labbra si congiungevano. –“Questo è il clitoride, ed è uno dei punti più sensibili di una ragazza...”- fece in tono professorale. Poi spostò il dito più giù –“..e questo è il buchetto dove si infila l’uccello.”- e spinse il dito dentro. –“Vedi com’è bagnata? Vuol dire che ha voglia di cazzo. A proposito...”- cominciò ad aprire la cerniera dei pantaloni. Inserì la mano nell’apertura. –“E’ già su di giri, eh?”- constatò soddisfatta, e tirò fuori il pene. Prese a massaggiarlo: -“Niente male!”- si complimentò col ragazzo. Tirò in basso la pelle che lo ricopriva. –“Guarda, guarda! Allora sei davvero di primo pelo!”- commentò un po’ sorpresa –“Ancora vergine, eh? Molto bene. Beh! Oggi è il tuo giorno fortunato. Che ne dici, lo svezziamo?”- e senza aspettare la risposta si chinò e se lo mise in bocca.


Mentre si dava da fare con la lingua sul pene, con le mani gli slacciò la cinta e tirò giù pantaloni e boxer fino al ginocchio. Poi si dedicò a succhiarlo, scorrendo con le labbra lungo il cilindro carnoso, ed a massaggiare i testicoli. Intenta com’era ad eseguire il pompino e a gustare il sapore del giovane cazzo, non si accorse che i due amici del ragazzo erano sbucati dai cespugli.

Era successo questo: giocando col pallone, un tiro più forte di Umberto aveva spedito la palla fra i cespugli nei pressi di Cinzia. Andando a recuperarlo, il giovane aveva sorpreso la ragazza nel suo...gesto solitario. Gli altri due, visto che tardava a tornare, erano andati a cercare lui ed il pallone, bloccandosi appena sbucati dalle frasche di fronte a quella scena alquanto... insolita: l’amico (senza pallone) steso a terra e con i pantaloni abbassati e una ragazza sconosciuta, col culo all’aria, che gli ciucciava con gusto il pisello! E che culo!

La ragazza aveva preso di nuovo un dito del giovane e se lo era rimesso dentro, cercando di farglielo muovere con un certo ritmo; ma quello, sovraeccitato com’era, appena sentì il tepore bagnato della vagina eiaculò, senza neanche dare il tempo a Cinzia di togliersi l’uccello dalla bocca, e riempiendogliela di sperma.

Lei, forse un po’ delusa dalla precocità del giovane, attese che gli schizzi terminassero, succhiò le ultime gocce dal glande e risputò il tutto più in là. Nel far questo, notò i due spettatori. –“Beh!”- pensò –“speriamo che almeno questi siano un po’ più resistenti, se no mi toccherà davvero provvedere da sola a togliermi la voglia!”- e fece cenno loro di avvicinarsi. I due esitarono un attimo.

-“Forza! Venite qua! Che volete, l’invito scritto?”- li chiamò, poi si rivolse ad Umberto: -“Tu stai buono lì, e riprenditi. Ho detto che ti avrei sverginato, e lo farò! Quei due sono tuoi amici?”- “Sì. Andiamo a scuola insieme. Solo che oggi non ci andava e abbiamo fatto sega.”- I due si avvicinarono. –“Bene. Adesso vediamo di che pasta sono fatti...”- mormorò Cinzia. Quando furono vicini, senza nemmeno perdere tempo in presentazioni la ragazza abbassò le lampo e tirò fuori i due membri. Uno in ciascuna mano, diede un paio di colpetti controllando il loro... status, e vide che erano già stati... usati.

I due cazzi puntavano dritti e vispi verso di lei. Soddisfatta, prese a masturbarli coscienziosamente tutti e due; poi se ne cacciò uno in bocca e lo ciucciò: ebbe la piacevole sensazione di sentirlo aumentare ancora di volume. Continuò per qualche secondo, poi passò all’altro, che però evidentemente era già al massimo. Memore di quello che era successo con Umberto, non insistette troppo.

Con tre giovani uccelli a disposizione, la passerina le stava letteralmente andando a fuoco, per cui Cinzia pensò bene di accontentarla. Tornò a dedicarsi al ragazzo disteso, il cui pene non si era completamente afflosciato, e riprese a succhiarglielo vigorosamente; nello stesso tempo lo masturbava e gli massaggiava le palle. Ottenne in breve l’effetto sperato, ed il giovane cazzo tornò a puntare al cielo fresco e pimpante. La ragazza non perse un attimo: gli montò sopra e con una spinta decisa se lo infilò dentro.

Umberto cacciò un urlo strozzato mentre una fitta di dolore lo faceva irrigidire. Con comprensione, Cinzia si mosse delicatamente solo quel tanto che bastava a farlo entrare completamente, poi rimase ferma, tornando a dedicarsi agli altri due. Li riprese in bocca, ora l’uno ora l’altro, leccandoli come fossero gelati; poi cominciò a muoversi piano, non a sobbalzi ma con un movimento rotatorio, in modo che il pene non uscisse e strofinasse invece contro le pareti della vagina. Così facendo, le sembrava che fosse più grosso di quello che in realtà era, e la sensazione di riempimento era piacevole, anche se, per come si sentiva arrapata in quel momento, avrebbe preferito un bel maschione che la scopasse come si deve...

Un bimbo sbucò da dietro un cespuglio, guardò i quattro che stavano ‘giocando’, poi andò verso il pallone, lo raccolse e se ne tornò dal nonno. Questi, seduto sulla panchina con un occhio al giornale e uno al nipote, lo vide arrivare col pallone: -“E questo dove lo hai preso?”- “Lì!”- rispose il piccolo indicando gli alberi. Il nonno vide che nel piazzale i ragazzi non c’erano più, e fece spallucce. –“Se lo vengono a cercare, glielo restituiremo”- pensò, tornando alla lettura.

Cinzia intanto aveva cambiato... cavalcatura. Aveva fatto stendere i due ed era montata su uno di essi, e finalmente cavalcava soddisfatta. Il tizio sotto di lei cercava di assecondarla, spingendo come poteva, ma la ragazza tendeva ad inchiodarlo a terra, cercando di farsi penetrare il più possibile; e contemporaneamente continuava a masturbare gli altri due. Un primo orgasmo fu raggiunto abbastanza presto, facendole rilasciare una soddisfacente quantità di liquido; ma ciò non le impedì di continuare a sobbalzare e a farsi riempire la fighetta, almeno fin quando il ragazzo non annunciò che stava per venire. Allora Cinzia se lo levò da dentro e prese a masturbarlo vigorosamente, finché quello non sparò al cielo i suoi colpi.

Poi si chinò verso Umberto prendendogli di nuovo il pene in bocca e succhiandolo, anche per vedere come reagiva. L’altro ragazzo, forse per impazienza o forse perché credeva che gli sarebbe toccato accontentarsi, non aspettò di vedere come si evolveva la situazione: si inginocchiò dietro la ragazza, prese la mira, e le piantò l’uccello nella fighetta piuttosto ruvidamente.

A Cinzia quell’atto di forza, dopo un attimo di sorpresa, non dispiacque. Continuando a pompinare Umberto, cominciò a muoversi avanti ed indietro, invitando così l’altro a continuare; e quello non si fece pregare. Le afferrò il bacino e lo tirò verso di sé con una certa forza, penetrandola a fondo; poi prese a spingere con decisione, a ritmo piuttosto veloce, evidentemente ansioso di scaricare i testicoli. Montata in quel modo, e col glande di Umberto che le solleticava il palato, la ragazza ricominciò a sbrodolare senza ritegno, e smise di preoccuparsi di cercare di essere delicata col pisello appena sverginato. Lo scappellò completamente e se lo mise tutto in bocca; poi finse di massaggiare i testicoli col palmo, ed infilò per metà l’indice nel buco del sedere del ragazzo. La reazione fu immediata: il sussulto del giovane le fece arrivare il glande in gola, e lei soddisfatta continuò, muovendo il dito.

Il nonno aveva terminato la lettura del giornale, e stava decidendo se fosse stata ora di rientrare. Diede uno sguardo in giro, per vedere se qualcuno stesse cercando un pallone. Poi chiamò il nipotino. –“Sai che facciamo adesso?”- fece con tono invitante –“Andiamo a mettere questo pallone dove stava, e poi andiamo dalla nonna a vedere che cosa ci fa mangiare oggi...”- “No!”- rispose deciso il piccolo, abbracciando la palla possessivo. –“Ma Alfredino, non ce lo possiamo portare. Non è tuo...”- “E’ mio!”- ribadì cocciuto il bimbo. –“Non è tuo. E’ di un altro bambino, che adesso lo sta cercando. Mica vuoi farlo piangere?”- Alfredino non rispose, ma non mollò la presa. –“Senti”- propose il nonno –“adesso lo mettiamo dove lo hai trovato. Poi andiamo al negozio, e il nonno te ne compra uno più bello e più grande. Va bene?”- Il bambino ci pensò su. –“Lo voglio tutto rosso!”- Il nonno lo prese in braccio. –“Va bene. Tutto rosso e grande grande. Però tu devi fare il bravo bambino. Allora, dove hai trovato il pallone?”- Il piccolo indicò un punto e l’uomo si diresse da quella parte.

Cinzia mostrava di gradire molto le spinte energiche del giovane che la montava, ed era quasi sull’orlo di un altro orgasmo; ma il ragazzo l’anticipò, schizzando seme sulle sue chiappe. L’uomo che portava in braccio il nipotino sbucò dai cespugli giusto in tempo per gustarsi la scena. Il giovane non fece neanche il tentativo di terminare l’opera. Cinzia però non si perse d’animo: si mise sulla schiena, aprendo bene le gambe ed invitò il terzo, Umberto. –“Dai, scopami!”- fece –“Metticela tutta. Però cerca di non venirmi dentro...”- Il ragazzo non se lo fece ripetere, e si sistemò fra le cosce, che si richiusero dietro di lui e presero a spronarlo. Lui sfruttò il suo peso per penetrarla a fondo, poi si diede a scoparla seguendo il ritmo suggeritogli dalla ragazza coi talloni.

Il nonno era rimasto tra le frasche, indeciso sul da farsi: tornare indietro e aspettare che finissero (‘Non ci sarebbe voluto molto’- pensò), oppure restare a guardare. Un certo sommovimento nelle zone basse gli consigliò di restare. Il giovane aveva accelerato notevolmente gli affondo, e Cinzia, in preda all’orgasmo, aveva spalancato le cosce cercando di spingere il bacino verso il suo amante; e gli altri due giocavano coi rispettivi cazzi guardando l’amico che scopava. –“E’ proprio una troietta in calore!”- commentò uno. –“Già. Ricordami di chiederle se domani si fa rivedere!”- rispose speranzoso l’altro. L’oggetto del discorso, intanto, si stava spalmando sul basso ventre gli schizzi di sperma che Umberto le aveva sparato contro. Poi con la mano fece uscire le ultime gocce dal glande e scoccò un sorriso ai tre.

A quel punto il nonno uscì dai cespugli. I maschi, vedendolo, cercarono di ricomporsi; la ragazza richiuse le gambe, guardandolo con curiosità mista ad apprezzamento. L’uomo, sulla cinquantina, in maniche di camicia, era alto e ben piantato, con spalle larghe ed un po’ di pancia che però non lo faceva sembrare grasso. Se non fosse stato per i capelli grigi, gli si sarebbero potuti dare 10-15 anni di meno.

Mise a terra il piccolo che teneva in braccio: -“Alfredino, vai a dare il pallone a quegli zii là!”- fece al bambino. Quello sgambettò verso i ragazzi che si stavano rialzando e consegnò loro la palla. –“Grazie!”- fece Umberto prendendolo; poi guardò il nonno e gli fece l’occhiolino. Sorridendo malizioso chiese al piccolo: -“Vuoi venire a giocare con me, mentre il nonno parla con la signorina?”- Alfredino fece segno di sì con la testa. –“Allora andiamo...”- disse il giovane, dandogli la mano. Si diresse con gli amici verso il piazzale.

Cinzia fece un sorriso all’uomo, che si avvicinò esitante. –“Sedetevi!”- lo invitò con un gesto quando le fu accanto, notando la patta rigonfia. Sembrava promettente, e la ragazza rilasciò i muscoli delle gambe, mettendo in mostra il suo sesso da ragazzina. –“Ti piace la mia passerina?”- gli chiese carezzandola. L’uomo non rispose. –“Dai, non mi dici niente? Non mi fai nemmeno un complimento?”- e sporse il bacino verso di lui, per fargliela ammirare meglio. Ancora nessuna risposta. –“Cos’è, non ti piace?”- continuò un po’ delusa, toccandosi il clitoride –“Dì, ti funziona ancora, vero?”- ed allungò un mano per controllare.

La consistenza del malloppo la rassicurò. Tornò a sorridere all’uomo, invitante, massaggiandosi la fessura con più vigore. Ma quello ancora non reagì. Cinzia allora decise di prendere lei l’iniziativa: si alzò in piedi e gliela mise letteralmente in faccia, prendendogli il capo e schiacciandoglielo sul pube. –“Leccamela! E dimmi se il sapore ti piace!”- ordinò decisa, strofinandogli il sesso sul viso. L’uomo, probabilmente giunto al massimo della sopportazione, si decise: le mise le due mani sulle natiche, cacciò un palmo di lingua e prese a leccarla avidamente. La lingua esplorò tutta la vulva ripetutamente soffermandosi spesso sul clitoride, con grande soddisfazione della ragazza, finché affondò nel buco irrigidendosi.

Cinzia emise un gemito deliziato, e cercò di spingere ancora di più il viso contro il sesso. L’uomo continuò a lappare il succo che sgorgava, aprendo al massimo la bocca come se volesse staccarle il sesso con un morso, come per evitare che qualche goccia di liquido andasse perduta. Poi la ragazza si girò e col bacino gli spinse la testa verso il basso, mettendosi carponi su di lui nella posizione del 69, e rapidamente gli tirò giù i pantaloni. Il pene scattò sull’attenti. –“Funziona eccome!”- pensò Cinzia, rimirandolo un momento. Era un bel cazzo robusto, non molto lungo ma con una circonferenza che prometteva di riempirle la fica completamente. E presto avrebbe potuto saggiarne la resistenza.

Con le mani divaricò un po’ le cosce dell’uomo, poi si buttò sull’uccello con la bocca fino a sentire il glande arrivarle in gola, e lo tenne così per qualche secondo. La sensazione era inebriante, e la ragazza cercò di prolungarla quanto più possibile prima di lasciarlo andare. Infine lo riprese in bocca e si diede a succhiarlo e a leccarne ogni centimetro.

L’uomo intanto continuava ad infilarle la lingua fra le piccole labbra, spingendola e ritirandola come se volesse scoparla con quella; e mentre la ragazza gli succhiava l’uccello, lui con le mani allargò le natiche di Cinzia e le infilò un dito nel sedere, spingendo a fondo. Lei reagì aumentando la pressione delle labbra sul pene, e l’uomo cominciò a muovere il dito piuttosto velocemente, aggiungendone un secondo quando sentì che lo sfintere si era dilatato a sufficienza.

Cinzia era in estasi: finalmente aveva trovato qualcuno che ci sapeva fare. L’uomo la stava portando ad un livello di piacere poche volte raggiunto prima, senza mostrare alcuna fretta di scoparla, come in genere facevano i suoi amanti più giovani. La ragazza mostrò di gradire quella specie di penetrazione anale cercando di rilassare tutti i muscoli coinvolti per favorirla, ed allo stesso tempo prese a leccare i testicoli glabri, che poco alla volta, gonfiandosi, avevano assunto l’aspetto di una unica palla da tennis rosso violacea.

Quando l’uomo sostituì la lingua con due dita, penetrandola così in quel modo in entrambi i buchi, e muovendo contemporaneamente le mani, Cinzia non ce la fece più a resistere e decise che era arrivato il momento di accogliere quel bel cazzo nella pancia. Si rialzò, sedendosi sull’ampio torace dell’uomo, poi fece scivolare il bacino verso il basso, preparandosi a farsi penetrare a dovere. Aveva intenzione di riceverlo tutto (anche perché non era molto lungo) e di tenerlo dentro per un po’, prima di cominciare la scopata vera e propria, ma l’uomo decise altrimenti.

Quando la fichetta fu all’altezza del pene, con una mano lo prese e lo puntò verso la vulva, strofinando la parte superiore contro la mucosa bagnata; poi lo lasciò e mise le due mani sotto le natiche della ragazza, facendo slittare di qualche centimetro il bacino verso il basso ed alzandole leggermente le cosce; quindi riprese il pene ed appoggiò il glande al foro anale, e combinando il movimento del proprio bacino con lo scivolamento di quello della ragazza, lentamente glielo infilò nel culo.

Per evitare problemi di qualsiasi tipo, non forzò l’entrata; preferì piuttosto incularla gradatamente, fino a infilarle il pene per circa due terzi, sempre tenendole le cosce alzate ed aperte in modo da favorire l’azione. Poi passò una mano sul ventre della ragazza posandogliela sul sesso, con l’indice ed il mignolo le allargò le piccole labbra e le infilò le due dita centrali nella vagina.

Cinzia, sentendo il membro strofinarsi contro la vulva, pregustava già la penetrazione vaginale, e rimase sorpresa quando invece si sentì riempire il secondo canale: nulla le aveva fatto pensare che l’uomo potesse preferire il ‘didietro’ invece del ‘davanti’. Però non si tirò indietro di fronte a quel gesto, che anzi mostrò di gradire soprattutto quando le dita presero ad esplorare l’interno del sesso.

Puntò i talloni a terra e fece per cominciare a muoversi, ma l’uomo la trattenne ed iniziò a muovere il polso e le dita a ritmo sostenuto, fin quando non sentì l’apertura completamente dilatata e rilassata; a quel punto anche lo sfintere anale aveva allentato la sua presa sul pene, permettendo una maggiore introduzione, e l’uomo ne approfittò per spingere più a fondo; quindi, guidando e sorreggendo la ragazza con le mani, le fece iniziare il saliscendi.

A Cinzia bastarono pochi minuti di quel giochetto per arrivare a godere intensamente. Il caldo liquido colò lungo le dita dell’uomo, e quando la ragazza si calmò lui gliele mise in bocca, facendole assaggiare il sapore del suo stesso succo; nello stesso tempo accelerò il ritmo con cui glielo infilava nel sedere, ed in breve le travasò nel retto una discreta quantità di seme.

Rimasero così a riprendere fiato per un po’, poi Cinzia si sfilò lentamente l’uccello dal buco, cercando di non perdere neanche una goccia di liquido, e si stese sull’erba sorridendo grata all’uomo; che a sua volta si ricompose guardandola a lungo, come se volesse memorizzare il suo volto. Poi si alzò ed andò a prendere il nipotino.

-“Gran bella giornata, vero?”- fece allusivo uno dei ragazzi –“dovrebbero capitare più spesso giornate così!”- “Già!”- rispose l’uomo, lanciando un’occhiata verso gli alberi –“proprio una bella giornata.”-

Cinzia in quel momento apparve tra i cespugli, diretta in direzione opposta e con i libri sotto braccio. Guardò un attimo verso il gruppetto e li salutò con la mano: -“E’ veramente una magnifica giornata!”- pensò.
 
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