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CANTO DELL’AMOR PROFANO.

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THE DARK LORD
view post Posted on 17/1/2009, 16:38




L’uomo riesce ad abituarsi a tutto anche alla castità. Per me è stato facile avendo vissuto con una donna meravigliosa in cui il trascorrere degli anni non ne ha intaccato la bellezza ma l’ha fatta maturare così che vivere accanto a lei ha fatto volare il tempo in modo talmente meraviglioso che quando mi ha lasciato, la sua breve malattia non ne ha intaccato l’aspetto mentre ha lasciato in me un vuoto che credevo incolmabile.
Da allora l’incredulità della sua assenza mi ha fatto comportare come se dovesse ritornare da un momento all’altro inducendomi a tenere la casa ordinata e lustra . . . poi, ho continuato aspettando non so bene cosa.
Dopo circa un anno, amici ben intenzionati mi fecero incontrare ‘casualmente’ alcune donne nell’intento di farmi uscire dal mio torpore, ma benché alcune di queste signore fossero decisamente graziose, nessuna poteva reggere il paragone con la mia Mary, così sono rimasto solo con i miei cani nella casa di montagna che avevo acquistato per noi due con i risparmi di una vita.
Poi un giorno è arrivata mia figlia a trascorrere un week end da me per assistere al ‘Baio’, una manifestazione che si tiene ogni cinque anni nei paesi dell’alta Val Varaita dove abito, per commemorare la cacciata dei saraceni.
La mia casa è situata un paio di chilometri sopra Rore, uno dei paesini coinvolti nella festa, la si trova svoltando in una stradina sterrata priva di indicazioni che porta unicamente alla mia baita.
Mia figlia venne accompagnata da un’amica e collega di un paio di anni più giovane, confidandomi in disparte che la ragazza era appena uscita da una storia con un uomo indegno di essere nominato se non con l’iniziale ‘D’ del suo nome.
Dopo le presentazioni, il giro della casa e l’approntamento di un altro lettino nella stanza di mia figlia, ci mettemmo a tavola. Fortunatamente anche se aspettavo solo lei, avevo preparato cibo in abbondanza. Finalmente potei osservare la mia ospite.

23 anni, di statura leggermente più piccola di mia figlia, Lilly era decisamente graziosa, i lunghi capelli castani che la ragazza portava ricadenti di lato su una spalla mettevano in risalto il viso illuminato da occhi color nocciola, le orecchie erano piccole e deliziose, la bocca dalle labbra carnose, quando rideva mostrava i denti perfetti e bianchissimi.
Lilly sembrava aver dimenticato l’esperienza passata, solo di tanto in tanto un’ombra passava nei suoi occhi. Le due cicalavano come fanno le ragazze dicendo delle battute che sovente non capivo, talora gli occhi nocciola incontravano i miei, poi li incontravano sempre più spesso e quando si attardavano nel guardarmi, un delizioso rossore colorava le sue guance come se qualcosa in me la turbasse, allora il mio cuore accelerava inspiegabilmente i battiti facendomi provare delle emozioni che pensavo per sempre scomparse con la mia Mary.
Ad un certo punto della serata, il cellulare di mia figlia prese a squillare, lei si alzò appartandosi per rispondere, quando ritornò a tavola. aveva in viso una espressione contrariata:
- Problemi in ufficio! Non per te Lilly, ma io devo rientrare e essere a Milano domani per le 10.30 al massimo. Tu rimani e goditi la festa, papi ti accompagnerà a vedere la sfilata in costume a Sampeyre. Se posso sarò di ritorno domani sera, altrimenti verrò sicuramente Domenica così potremo vedere insieme la chiusura della festa di Lunedì. Mi dispiace!
Dopo cena le ragazze sparecchiarono, lavarono i piatti poi si fermarono a parlare, ma per poco, entrambe erano stanche e si ritirarono nella loro camera, mi attardai a leggere davanti al caminetto acceso ma confesso che la presenza dell’amica di mia figlia e soprattutto il pensiero del suo sguardo così particolare fecero sì che dopo un’altra mezz’ora andai anch’io a dormire.
L’indomani, appena i rumori nella camera delle ragazze mi dissero che stavano per alzarsi, mi alzai anch’io affrettandomi ad accendere il caminetto dopo di che preparai colazione. Malgrado facesse ancora buio, anche Lilly si era alzata, aveva indossato un maglione ampio e pesante e dei jeans, trovai che era molto graziosa. Fecero onore alla colazione che avevo preparato, uova al prosciutto, succo di frutta e caffè. Quando infine mia figlia avviò la macchina cominciava ad albeggiare.

Ogni giorno non trascuro di portare i cani a fare la loro passeggiata nei boschi, anche se di solito questo avveniva più tardi i cani udendo il rumore all’interno della casa scalpitavano impazienti nel loro recinto.
- Torna a dormire Lilly, io ritorno fra circa un’ora. Dissi alla giovane.
- Ti dispiace se ti accompagno? Tanto non riuscirei a riaddormentarmi. . .
Non avevo nulla in contrario, anzi ero contento di poter scambiare due parole con qualcuno invece di rimuginare i miei soliti pensieri.
Una leggera bruma aleggiava tutto attorno impedendoci di vedere il paese ai nostri piedi, all’inizio non parlammo molto data la ripidità della stradina cosparsa di ciottoli, solo quando imboccammo il sentiero pianeggiante che si inoltrava nel bosco di castani Lilly cominciò ringraziandomi per l’ospitalità, dicendo altre cose che il fermarsi improvviso dei cani interruppe attirando la nostra attenzione, poi presero ad uggiolare spaventati drizzando le orecchie e fissando un punto in lontananza sul sentiero, all’improvviso fuggirono inerpicandosi per il bosco che in quel punto era particolarmente ripido.
Malgrado aguzzassimo gli occhi non vedemmo nulla finché un raggio di sole filtrando attraverso i rami spogli illuminò una massa scura ancora indistinta ma che presto si scompose. Erano cinghiali, una famigliola composta da due adulti e tre cinghialotti piccoli, di quasi un anno; Uno degli adulti, la femmina immagino, si allontanò lungo il sentiero seguito dai piccoli, l’altro, il maschio, si mosse anch’esso ma per dirigersi verso di noi al piccolo trotto, senza fretta apparente.
La cosa fu talmente inaspettata che con un grido di spavento la ragazza si nascose dietro di me cingendomi strettamente alla vita.
- Oh Dio Ricky. . . ho paura!
Ormai la bestia era ad una decina di metri e continuava ad avvicinarsi, valutai subito che la fuga era impossibile, se fossi stato solo avrei tentato di arrampicarmi su uno degli alberi ma così facendo avrei abbandonato la mia giovane compagna paralizzata dal terrore. Fu allora che successe la cosa che forse un dottore potrebbe spiegare con la scarica di adrenalina dovuta al terrore, una vera frustata, che provocò in me una erezione altrimenti inspiegabile.

- Ho paura . . . ho paura! Continuava a dire Lilly stringendomi fortemente.
D’istinto costrinsi la giovane ad allentare la sua stretta sciogliendo le sue mani e lentamente le portai sul mio pene che lei strinse attraverso i pantaloni come se il mio membro fosse la sua salvezza.
Ormai il cinghiale era vicino, si avvicinò ancora e si fermò a meno di due metri da noi. Era un maschio enorme, valutai istintivamente che doveva superare i centocinquanta chili, una cicatrice attraversava la sua guancia sinistra segno che aveva conosciuto le malefatte dell’uomo, la palla aveva provocato anche un solco sul fianco dove aveva rimbalzato.
La bestia mi fissò per un tempo che mi parve interminabile ma che in realtà durò pochi istanti, i suoi occhi sembravano umani, in un lampo capii che mi stava valutando! Probabilmente si accorse della mia poca pericolosità, forse pensò che ero soltanto un uomo che faceva scudo con il corpo alla sua femmina, chissà? Il fatto è che girò il capo verso il sentiero ormai deserto poi dopo un’ultima occhiata ai due umani impietriti, si voltò e lentamente, dignitosamente ritornò sui propri passi scomparendo dalla nostra vista per raggiungere la sua famigliola ormai lontana.
Sentii che la ragazza dietro di me si stava rilassando ma non lasciò di stringere la mia virilità anche se il pericolo era passato, sentii che le sue mani indugiavano muovendosi su un membro duro come il ferro.
L’eccitazione del pericolo scampato fece salire in me una libidine che avevo dimenticato, mi girai bruscamente tirando a me il corpo flessibile della ragazza, la strinsi facendole sentire contro il ventre il mio turgore, le nostre bocche si cercarono fondendosi famelicamente, le nostre lingue si allacciarono, si lambirono accarezzandosi nelle bocche aperte e quando si separarono respiravamo entrambi con affanno.
Il ritorno vergognoso dei cani con la coda fra le gambe interruppe le nostre effusioni. Non li sgridai valutando che avrebbero potuto fare ben poco davanti ad una simile bestia, Lilly li rassicurò con una carezza sulle loro teste e loro stessi vinti forse come noi dall’emozione dello scampato pericolo presero il cammino del ritorno.

Ne io ne la ragazza parlammo consci entrambi che qualcosa di speciale era successo. Lilly ogni tanto mi gettava un’occhiata come se si aspettasse che dicessi qualcosa, io ero preda di una moltitudine di pensieri che scacciai con la decisione che quello che era successo era dovuto unicamente all’emozione del momento dandomi dell’imbecille se pensavo che . . . Insomma promisi a me stesso che da parte mia, la cosa non avrebbe avuto seguito.
Ma non potevo ne volevo rimanere solo con la giovane, così quasi bruscamente l’invitai a venire con me a Sampeyre il paese dove si sarebbe svolta la parte principale del ‘Baio’ mischiandoci alla folla curiosa di vedere i preparativi e i costumi dei partecipanti. Lilly piena di meraviglia mi trascinava di qua e di là sorprendendosi per i costumi che erano dell’epoca napoleonica mentre il ‘Baio’ avrebbe dovuto commemorare un evento antecedente l’anno mille, bah!
Pranzammo in una trattoria e lì la ragazza mi fece un mucchio di domande le quali misero in difficoltà la mia poca conoscenza della festa; mi salvò un vecchietto che davanti ad un bicchiere di vino illustrò con dovizia di particolari quale ne sarebbe stato lo svolgimento.
Il pomeriggio trascorse allegramente, anche la ragazza sembrava aver dimenticato gli avvenimenti del mattino. Regalai alla giovane due pupazzi abbigliati nel costume locale poi risalimmo in machina e andammo a Casteldelfino dove girovagammo per il paese anch’esso coinvolto nella festa, cenammo con un panino e quando facemmo finalmente ritorno, ormai era buio inoltrato e l’interno della baita era decisamente freddo.
Misi in funzione il riscaldamento a gas e per giunta accesi il caminetto sedendomi sul divano posto davanti ad esso e aprendo per l’ennesima volta ‘Un amore di Swan’ di Proust un libro per me particolarmente ostico riuscii a leggerne un paio di capitoli mentre il tepore si diffondeva nell’ambiente.

Non udii la ragazza che credevo in camera, solo quando sentii le sue mani nei miei capelli scendere carezzevoli sulle mie guance poi sul mio collo capii che i miei propositi della giornata sarebbero andati in fumo e che la mia astinenza stava per terminare. Mi voltai e prima che Lilly pronunciasse una parola sapevo quello che voleva, che volevamo entrambi!
Prendendo una delle sue mani la feci girare attorno al divano e la bloccai quando fu di fronte a me. Malgrado fosse lei a prendere l’iniziativa la vidi impacciata, appena guardai il suo viso arrossi.
- Lilly, sei bellissima!
Senza aspettare la sua risposta mi alzai e mi avvicinai talmente che le nostre bocche si sfiorarono, chiuse gli occhi ma non la baciai, il mio naso giocò a rincorrere il suo, mentre la sua bocca si schiudeva appena, mi accorsi che il suo respiro si era fatto più rapido, la sua voglia era tale che appena le mie labbra furono sulle sue aprì la bocca alla disperata ricerca della mia lingua, la baciai con passione finché il fiato manco ad entrambi, solo allora si scostò.
Eravamo entrambi emozionati dal contatto dei nostri corpi, malgrado il mio desiderio non avevo fretta, eravamo talmente vicini al caminetto che sentivo sul dorso delle mani che la stringevano il calore del fuoco acceso il che dava al nostro abbraccio un che di primitivo, di primordiale ed è davanti a questo fuoco guizzante che ci accingemmo a fare all’amore.
La strinsi nuovamente, era flessuosa e calda, la mia mano scese lungo la sua schiena e giunta all’incavo delle sue reni premette leggermente e lei subito protese il ventre contro il mio.
La sentii fremere contro la mia erezione, temetti che si scostasse spaventata, invece no, ancheggiò lievemente ondulando come se eseguisse una danza. Ora ero io che fremevo alla carezza del suo ventre contro il mio pene, mi tuffai nella sua bocca e bevetti, bevetti i suoi sospiri, il suo alito, la sua saliva, Lilly muoveva la bocca avvitando le labbra alla mia lingua suggendola come se in bocca avesse altro e questo pensiero, che era anche un mio desiderio, mi fece fremere di eccitazione.

Le mie mani si unirono sulle sue reni e scesero sposando con le dita allargate la forma del culetto morbido e sodo allo stesso tempo, giunte all’alto delle sue cosce la strinsi sollevandola, facendola mugolare nella mia bocca senza cessare di strusciare il ventre.
Quando la lasciai poggiare i piedi sul tappeto, le mie mani salirono sotto il suo maglione ed è allora che mi accorsi che non indossava altro, la sua pelle era calda, la vicinanza del fuoco del caminetto l’aveva resa leggermente umida, scostando il viso dal mio sorrise e sollevando alte le braccia si lasciò sfilare il maglione.
Cielo come era bella Lilly! Le fiamme giocavano nello scuro dei suoi occhi rendendoli cangianti, ora verde oliva, ora ancora più scuri, il calore del caminetto colorava di un lieve rossore le sue guance. Anch’io ero accaldato, non guardai il suo petto, volevo sentirlo contro il mio!
Lilly lo intuì e con dita tremanti cerco di aprire la mia camicia, li scostai con dolcezza, ero impaziente! Saltarono due bottoni mentre mi sbarazzavo di questa inutile barriera e la strinsi. Mio Dio! I suoi seni erano deliziosamente minuti ma li sentivo sodi, talmente sodi che il mio petto non riusciva a schiacciarli, percepivo il turgore dei suoi capezzoli che l’eccitazione aveva reso duri e graffianti.
Le nostre bocche si fusero nuovamente, ora anche il busto muoveva, oh la dolce tortura alla quale mi sottoponeva, l’impazienza, la frenesia che provavo! Le mie mani percorsero la sua schiena, le dita scorrendo lungo la sua spina dorsale mi facevano sentire i fremiti che la percorrevano, tentai di insinuare le dita nei suoi jeans senza successo, allora lei sorridendo si scostò e con un movimento rapido e preciso slacciò la cintura e fu nuovamente contro di me.
Le mie mani scesero alle sue natiche che trovai nude perché nella mia impazienza le mani erano passate sotto le sue mutandine. Mi aiutò a far scendere entrambi gli indumenti e con movimenti sinuosi ed aggraziati fece loro superare la protuberanza del sedere. Chinandomi slacciai le sue scarpe, le tolsi, non guardai la sua intimità per non metterla in imbarazzo, lei appoggiandosi alla mia spalla sollevò prima un piede poi l’altro, finalmente era nuda. Solo allora alzai lo sguardo . . .

- L’ho fatto per te Ricky!
Pudicamente chiuse le gambe ma senza portare le mani a coprirsi, i suoi occhi erano umidi come se stesse per piangere.
- Lilly sei bellissima! Ripetei ancora.
Accennò ad un sorriso e questa volta si coprì con le mani. Per un istante pensai alla Venere di Milo, no, Lilly era ancora più bella ma soprattutto era giovane, scostai le sue mani dal gonfiore del pube che aveva voluto offrirmi senza peluria alcuna. Ed era bello, straordinariamente bello! La stretta valle che ne decorava il vertice perdendosi fra le cosce impreziosiva il luogo dove sognavo estinguere la mia lussuria.
Mi alzai armeggiando con la cinta, la mia cerniera e finalmente riuscii ad abbassare i calzoni, Lilly allungata sul tappeto e sollevata sui gomiti mi guardava divertita finché il mio pene finalmente libero da costrizioni scattò in alto osceno e orribile.
Credo sia la sola cosa di cui provi vergogna. In gioventù era con fierezza che esibivo il membro alle mie conquiste, diritto e svettante ma col passare degli anni si era intozzito, ma soprattutto si era incurvato e ora ricordava la forma oscena di una banana. Lilly vi portò lo sguardo ma solo per un istante poi mi sorrise, mi inginocchiai al suo fianco e mi chinai su di lei.
Sdraiata e nuda, non si curava delle setole ruvide del tappeto che pungevano la sua schiena e il morbido suo sedere, la sua pelle scura alla luce del fuoco pareva dorata ma i seni e la sua intimità erano candidi come il latte perchè il sole non aveva mai raggiunto quelle parti.
Mi allungai accanto a lei senza che i nostri corpi si toccassero, accarezzai il suo viso, Lilly lesse nei miei occhi il desiderio. Mi protesi e dolcemente le mie labbra sfiorarono le sue, le mossi lentamente mentre la mia mano accarezzava il suo capo, scendeva lungo la ciocca che copriva il suo seno, si insinuò piano sotto i capelli e si spostò fino ad avere fra le dita il capezzolo che trovai duro per l’eccitazione. Lilly non si vergognava più, si lasciava guardare mentre l’accarezzavo adagio, i suoi occhi erano fissi nei miei mentre le mie mani continuavano la loro esplorazione proseguendo lungo l’addome poi il ventre che percorsero lentamente fino a percepire sotto le dita la lieve bombatura dell’inizio del suo pube .

Gli occhi di Lilly non abbandonavano un attimo i miei, mi guardava con passione, desiderio, ammirazione, le sue dita si intrecciavano con le mie e con un gesto dolcissimo impedirono il loro proseguire.
Piano l’attirai verso di me facendola sedere di fronte. Di nuovo la sua bocca fu a pochi millimetri dalla mia, questa volta fu lei a baciarmi, spinse la lingua in fondo alla mia bocca, la lasciai entrare senza resistenza, mi baciò con impeto, senza lasciarmi tregua.
Accostandosi premette i seni contro il mio petto, cielo come batteva forte il suo cuore! Mi desiderava e me lo faceva capire, si appoggiava tutta e con le mani mi stringeva la testa in modo che il suo bacio diventasse ancora più profondo. Non riusciva a stare ferma e si strusciava graffiandomi con i capezzoli diventati talmente duri che un gemito sfuggi dalle sue labbra..
Cercando di mantenere la calma, le mie mani scesero lungo la sua schiena accarezzandola e massaggiandola piano. Volevo fugare le sue paure in modo che anche lei potesse godere appieno della bellezza di quel momento. Non resistetti oltre e con un movimento deciso, la spinsi nuovamente ad allungarsi sul tappeto.
Con un solo movimento fui sopra di lei avendo cura di non gravare con il mio peso ma non potevo impedire al mio membro di premere sul suo ventre, capivo che questo contatto la eccitava e mi mossi per meglio farglielo sentire ma non ce n’era bisogno perché era lei che sollevandosi danzava sotto di me strusciando il ventre contro la verga dura.
Di colpo fece forza sulle braccia, capii e mi girai permettendogli di venirmi sopra, nessuno glie lo aveva insegnato ne ero sicuro, ma come consapevole di una primitiva conoscenza, la fanciulla si sposto finché il mio sesso fu fra le sue labbra più intime. Non lasciò che entrasse in lei ma ci giocò facendo in modo di far sollecitare con l’asta dura la sua parte più sensibile, solo allora mi resi conto che la giovane era un lago tra le gambe, interrompendo il suo movimento mi guardò imbarazzata, ma non le diedi il tempo di dire nulla che mi sfilai da sotto facendola rotolare nuovamente sul tappeto.

In un attimo le mie mani allargarono le sue ginocchia . . . Avrei voluto giocare ancora ma ero diventato impaziente e anche lei lo era! Ora i nostri gesti, le nostre azioni rivestivano significati quasi liturgici, erano puri perché stavamo consumando il rito dell’amore ma quando mi vide chinare sulla sua intimità emise un lamento di bestiolina ferita capendo che volevo baciare il fiore suo nascosto il cui profumo mi inebriava e i cui petali erano aperti su una boccuccia che brillava di rugiada odorosa.
Trasalì e portò le mani a difendersi ma quando senti le mie labbra febbricitanti deporre baci sull’alto delle sue cosce, all’interno di esse vicino al suo fiore, le pose sul mio capo che premette guidandolo, spostandolo secondo il suo desiderio così che ovunque passava la mia bocca lasciava un scia bagnata, poi impaziente sollevò il mio viso, lo spostò e . . .
Oh deliziosa Lilly, perché esitavo a compiere quel gesto naturale che entrambi volevamo? Quando lasciò il mio capo, la mia bocca fu sul suo fiore, le mie nari piene del suo profumo trasmettevano al mio cervello sensazioni paradisiache. Un movimento, sollevai il capo, aveva agganciato entrambe le gambe alla piega delle ginocchia e le aveva tirate allargandole ai due lati del suo busto! La sua audacia aveva colorato di porpora le sue guance, fatto luccicare i suoi occhi, i piccoli seni si sollevavano al ritmo del suo affanno. . . .
Aprii la bocca, la mia lingua percorse le carni lisce separando le labbrette sue sottili e quando giunse al punto sensibile, un lamento prolungato mi disse il gradimento della fanciulla, le sue mani lasciarono le gambe. Puntellando i piedi sul tappeto sollevò il ventre alla mia bocca salutando ogni mio colpo di lingua con un piccolo scatto e un lamento poi oscillò ondeggiando mentre io incollato al suo sesso assaporavo a piena bocca il miele del suo piacere.
Impaziente allontanò bruscamente il mio capo, mi sollevai sulle ginocchia e avanzai fra le sue gambe, un dolce affanno la faceva respirare rapidamente, lessi nel suo sguardo apprensione e desiderio, il mio pene contro il suo sesso percepiva le pulsioni del suo sangue in tumulto, lo inclinai facendo percorrere al glande la strada aperta dalla mia lingua, la sentii fremere, poi le sue mani si impossessarono del membro, e gli occhi nei miei occhi lo puntò, lo attirò, quando lo lasciò, lentamente scivolai dentro di lei salutato dal suo sospiro liberatorio.

Mi fermai per paura di fargli male ma il mio timore era infondato, la fanciulla non sapendo aspettare aveva cominciato a muoversi adagio sotto di me, non sembrava imbarazzata a prendere nuovamente l’iniziativa anzi era eccitata nel mostrarmi la sua voglia, sentii le sue mani dietro la mia schiena all’altezza delle mie reni che dolcemente mi premevano dentro il suo corpo per sentirmi tutto!
L’assecondai spingendomi fino in fondo, mi sfilai adagio e sprofondai nuovamente, sempre lentamente per godere della lunga carezza della sua vagina attorno al mio pene.
- Ti prego . . . Disse con voce che il desiderio faceva tremare.
- Cosa vuoi amore? Sussurrai sapendo bene quello che chiedeva ma volevo che fosse lei a dirmelo. Arrossì vistosamente.
- Ricky ti prego . . . La sua voce era quasi supplichevole, non riusciva ad aggiungere altro, il suo pudore glie lo impediva ma io insistetti.
- Dimmelo, cosa vuoi? La mia non era una richiesta, era un ordine. Esclamò imbarazzata.
- Scopami . . . sbattimi forte, fammi godere!
Volevo udire la sua voce invocarmi come se non bastasse il calore che avvolgeva il mio pene, le contrazioni involontarie della sua vagina, il liquido che stillava il suo piacere, era stato il mio istinto primordiale a voler vincere il suo pudore. “Scopami, fammi godere!” Aveva quasi urlato, era quello che desideravo, non il mio piacere ma il suo, il mio appena giunto sarà breve, qualche violenta contrazioni atta ad espellere il seme, poi il tempo di riprendermi, ma il vero mio piacere era bearmi del suo gioire, di vedere le adorabili sue tettine oscillare mentre la frugavo con un pene più duro che mai, di bearmi del mio scivolare in una vagina dilatata e talmente lubrificata che il minimo suo attrito avrebbe permesso al nostro piacere di durare ancora e poi i suoi gridolini, i suoi fremiti, il suo premere sulle mie reni per incitarmi ad affondare, affondare ancora e ancora e ancora.

Dio com’era bello tutto questo! Il liquore del suo piacere colando sui miei testicoli li bagnava trasmettendomi una sensazione di freschezza mentre battevano nelle sue natiche aperte contribuendo alla mia eccitazione, poi i suoi occhi chiusi come a volersi estraniare per non vedere il mio viso accaldato, la mia bramosia di maschio eccitato. Le sue labbra socchiuse lasciavano sfuggire un flebile lamento attirando la mia bocca, si, anche le bocche si appartennero, le lingue si cercarono . . .
Il suo cuore batteva sotto il mio petto, le mie mani scivolarono sotto la sua schiena, scesero al suo culetto, aprirono le pagnottelle delle sue natiche, le mie dita le frugarono . . .
Un guaito, avrei voluto dirle che appartenerci significava anche questo, non vi sono atti sconci nel donarsi! Le sue gambe si avvinghiarono alle mie cosce premendo e rilassando la sua stretta permettendomi di penetrarla come lei voleva emettendo un piccolo grido ad ogni mio affondo poi le sue grida divennero ravvicinate, l’invito delle sue gambe più pressante, avanti e indietro, avanti e indietro in una vagina sempre più liquida, in una folle corsa che aveva come meta il piacere.
Ansimavo per lo sforzo e per il piacere che saliva dal pene in movimento e si diffondeva in tutto il mio corpo, il mio pube sbatteva senza riguardi contro il pube della giovinetta premendo i testicoli nelle chiappette aperte nelle mie mani, non protestò al dito che avevo affondato e che muovevo in sincronia con l’andare del mio pene . . . Il godimento giunse improvviso.
- Oh Rcky . . . Ricky . . . Si . . . si . . . siii . . . siiiiiiiiiii! ! !
Non resistetti agli spasimi della sua vagina, qualche movimento rapido del mio pene e venni in spasimi quasi dolorosi per mia la lunga astinenza, lei si mosse sollevandomi, ondulando selvaggiamente . . .
- Ahhh . . . ti sento amore . . . ti sento . . . ti sentoooo! ! !

Le sue gambe si sciolsero permettendomi di allungarmi su di lei, baciandola la strinsi gustando a lungo le pulsioni della sua vagina su un pene rimasto duro, poi con
uno sforzo Lilly fu nuovamente sopra di me, subito comincio a cavalcarmi come se non avesse goduto, molleggiando sulle ginocchia, facendosi entrare il pene in fondo al grembo, il glande a premere la bocca del suo utero, aprì gli occhi e mi guardò con aria dolce e selvaggia allo stesso tempo, i suoi occhi luccicanti mi sfidavano a scoparla ancora. Dio com’era bella, i lunghi capelli si sollevano e ricadendo sul suo petto nascondevano a tratti i seni facendola somigliare ad una giovane Lady Godiva.
Nei suoi sforzi stringeva volutamente la vagina mentre si solleva e la rilassava mentre si lasciava ricadere, l’effetto era per me estremamente piacevole e sconvolgente contribuendo a mantenere la mia rigidità, era come se mi “mungesse” o meglio, come se la bocca di una donna mi gratificasse del suo bocchino. Sentii il desiderio rinascere in me. Questo suo modo di cavalcarmi la rendeva padrona del mio desiderio, lei se ne accorse e a me non dispiaceva, con lei sopra era con malcelata gioia che guardavo nuovamente salire il suo piacere, che udivo i suoi sospiri che si trasformarono presto in gemiti.
Si chinò su di me, la sua lingua venne incontro alla mia lingua, i suoi seni strusciando contro il mio petto provocarono un suo lamento, stava nuovamente provando godimento, tutto il suo corpo strusciava sopra il mio, la sua vagina massaggiava il mio pene continuando il suo movimento non più volontario che lo succhiava.
Si muoveva in una danza primitiva e selvaggia. Senza più la vergogna di mostrarsi spudorata, anzi . . .si allontanò dalla mia bocca, dalla mia lingua e si tirò a sedere sopra me. Le sue mani poggiarono sulla mie spalle, con il suo peso mi premeva schiacciato contro il pavimento, mi sfuggì una smorfia di dolore, il tappeto sotto di me stava graffiando la mia schiena, ma subito tornai a bearmi del dolce massaggio che la sua vagina continuava a farmi.

- Sei bella, no, sei di più! Sei splendida!
Più la guardavo più il desiderio cresceva impetuoso in me, i suoi occhi mi sfidavano, scintillavano seducenti e colmi di passione! Mi desiderava…mi amava…e io non potevo resistere nel vedere la sua voglia, nel sentire la bramosia della sua carne, la vedevo traboccante di gioia, per la prima volta si sentiva “donna” ed era pronta a assecondare ogni fantasia che mi sarebbe venuta in mente.
Il mio piacere saliva nuovamente . . . Mi sentivo morire dal desiderio che provavo, il mio respiro divenne affannato, il cuore batteva impazzito nel mio petto, ma non volevo venire nuovamente, non ancora . . . e neanche lei perché cercava di rallentare la sua cavalcata trattenendomi dentro di se, muovendosi piano, cercando di riprendere contatto con la realtà.
Eravamo nuovamente ad un passo dal piacere, la guardai supplichevole, ma per lei non era ancora il momento di abbandonarsi, la sua danza si era fatta lenta, dolce, pur nella sua poca esperienza inconsciamente aveva capito che entrambi non potevamo durare a lungo, le sue dita passarono a sfiorare le mie spalle, il mio petto . . . capivo che voleva toccarmi come avevo fatto con lei, mi strinse i capezzoli .
- Ti piace tesoro? Mi sussurrò.
Il desiderio saliva prepotente nel mio corpo. Più di ogni cosa erano i suoi occhi ad eccitarmi e mi accorgevo di essermi ormai perso in essi senza possibilità di ritorno.
La fissavo così intensamente che questa volta arrossì. Le sue unghie mi graffiavano la carne, contraevo le labbra ma non distoglievo gli occhi dai suoi ne mi sottraevo.
Sollevai lentamente il bacino, le mie mani afferrano i suoi fianchi muovendola su di me, sentivo la sua eccitazione, ma io non ero da meno e la muovevo facendola ondeggiare. Era talmente bagnata che sebbene il mio pene fosse nuovamente durissimo, non facevo fatica e scivolare in lei, la muovevo avanti e indietro, su e giù, sempre senza lasciare i suoi fianchi così come il suo sguardo non abbandonava mai i miei occhi.

- “aspetta!” esclamò in un solo respiro cercando di spostare le mie mani
- “che succede bambina?” Chiesi allarmato. Questa volta ero sorpreso perché davvero non avevo intuito i suoi desideri. Lilly sorrise maliziosa, e con un’audacia che non mi aspettavo, si alzò e si diresse verso il divano.
- “Ora ti voglio così!” mi disse chinandosi in ginocchio e poggiando i gomiti sui
cuscini del divano. Non mi pareva vera una simile offerta, senza aspettare mi avvicinai rapidamente.
Vi sono dei gesti in una donna che non possono essere sconci se esprimono il suo desiderio, anche l’offrirsi in quel modo, il viso nascosto, le reni incavate e la bella groppetta sollevata in una offerta fatta per deliziare e turbare un uomo come me, ma capito il mio desiderio, lo preveniva e lo provocava.
- “ Ricky, cosa fai?” chiese con un gridolino genuino, sapevo che aveva capito e che forse era proprio quello che desiderava offrendosi in quel modo. Non volli spaventarla oltre, la mia lingua percorse il fondo valle dei tuoi meravigliosi globi lasciando una scia di saliva, salì lungo la sua spina dorsale provocando dei lamenti e dei fremiti che mi deliziavano.
Baciai il suo collo, la sua nuca mentre mi sollevavo e con una mano strofinavo la punta del pene nella sua micetta, poi protendendo le reni affondavo, mi ritiravo e affondavo ancora salutato da lamenti estasiati, quindi lo estrassi grondante e gli feci percorrere il cammino fino al suo buchino.
Fremette e fremetti anch’io nel sentire sotto il glande il calore bruciante del suo pertugio, stranamente non si oppose alla audace carezza.
- “Aspetta!” Ordinò bruscamente respingendomi, corse in bagno e ritornò porgendomi un tubetto di gel per le mani, lo aprii e prelevai con un dito un po del liquido denso e scivoloso e con questa unsi le pareti della rosellina che intendevo violare provocando nella giovane un brivido che percorse la sua schiena, spalmai con esso anche il mio pene poi mentre lo brandivo luccicante nascose il viso nel cuscino.

Ma non volevo prenderla in quella posizione, mi sarebbe sembrato di commettere uno stupro, la voltai seduta e respinsi le sue gambe ai lati del suo corpo, perché volevo si rendesse pienamente conto di quello che mi accingevo a fare. Strofinai quasi brutalmente il glande sulla ferita del suo sesso poi più giù e quando finalmente lo puntai, emise un breve gemito, appena mi sentì spingere puntellò le braccia all’indietro contro lo schienale e spinse anch’essa venendo incontro al mio pene. emettendo un piccolo grido sentendosi aprire.
Mi fermai, Lilly mi guardava con le guance in fiamme poi senza nulla dire riprese a spingere . . . un calore particolare avvolse il glande che apriva le sue carni e lentamente affondava accompagnato da un lungo suo gemito . . . Ero entrato con una facilitò che sorprese entrambi, la interrogai con gli occhi.
- Oh si amore. . . continua . . .
Spinsi a fondo e mi fermai nel calore delle sue interiora, i testicoli premuti nelle sue chiappette, la giovane sorrise timidamente.
- Ohhh . . . perché ti sei fermato? Non mi fa male sai?
Mi ritirai lentamente e lentamente affondai, il pene, malgrado la ragazza stringesse inconsciamente l’ano non fermava il suo scorrere tanto il gel lo aveva lubrificato ma ne massaggiava piacevolmente il movimento. La ragazza passata la sorpresa della penetrazione aveva accettato la presenza che l’allargava e la riempiva, il suo incoraggiamento mi spronò ad immergermi più rapidamente incantato dai movimenti della sua passerina che si allargava accorciandosi e si apriva come una boccuccia
La sua posizione era di completo abbandono, le gambe tese, sollevate alte e aperte ai lati del mio viso invitavano lo sguardo a seguire la linea purissima delle cosce lvellutate fino alle pieghe che ne disegnavano il contorno e in mezzo. . . La fichina nuda, socchiusa che il leggero arrossamento provocato dai miei baci e dal nostro amplesso di prima rendeva ancora più attraente; il gonfiore delle labbra mostrava la fessura della vagina bordata dalle labbra sottili che si innalzavano formando una valle dalla carne rossa luccicante della saliva che la mia lingua aveva depositato.

La sua mano si era impossessata del pene e lo spingeva nuovamente attirandomi, mi protesi sopra di lei, le braccia tese ai due lati del suo corpo, le sue gambe scesero sulle mie spalle agganciandole, premendo i piedi sulla mia schiena mi invitavano a penetrarla ancora, chiuse gli occhi quando spinsi ancora pesando sulle reni.
- Ohhh. . . non pensavo che fosse così bello!
Flebili lamenti accompagnavano la mia penetrazione, spingevo fino in fondo per darglielo tutto il mio pene, premendo col petto sulle sue cosce fino a che le ginocchia toccarono il letto ai lati del suo busto, piccoli brividi facevano fremere il suo corpo coprendo le mammelline di deliziosi rilievi.
Aveva aperto gli occhi e sorrise timidamente, era così bella con le labbra socchiuse che ne fui attirato. Subito tese la lingua cercando la mia ci leccammo avidamente, al rilassarsi delle sue gambe mi ritirai deliziato dalla carezza dell'ano che gli umori colti nella sua vagina e il gel avevano reso talmente scivoloso che anche la ragazza provava piacere e quando alla sua pressione affondai ancora mi ricevette con un gridolino meravigliato.
- Oh amore. . . amore. . .
Con piacere mi accorsi che la giovane gradiva lo scorrere del pene nelle sue interiora, ben presto gli intervalli coi quali mi attirava in lei si fecero più brevi finché sollevò alte le gambe lasciando che la penetrassi liberamente.
- Ahhh. . . mhhh. . . ti sento. . . ti sento! Oh non pensavo fosse così. . . mhhh. . . il tuo cazzo. . . mi apre. . . mi riempie! Mhhh. . . é bello. . . bello. . .
Mi raddrizzai e attirato il suo culetto fra le mie cosce afferrai le sue caviglie e allargando le braccia, spalancai le sue gambe. . . Ora potevo vedere come il membro entrava e usciva dalle tenere sue natiche, vedevo come l'ano lo avvolgeva mentre mi ritiravo, come veniva scosso il suo corpo ad ogni sbattere del mio ventre contro le belle coscette.

Lilly appoggiata sui gomiti seguiva i movimenti delle mie reni cercando di resistere alle spinte che cacciavano il membro nel suo culetto. Lo scorrere della verga aveva lubrificato il membro e unto parte delle natiche e ora mi riceveva con gridolini di gioiosa meraviglia che tolsero ogni ritegno che potevo ancora avere.
L'inculavo dolcemente, quasi delicatamente, il pene scorrendo nello stretto suo buchino non provocava nella fanciulla altro che eccitazione e anche piacere, lo vedevo dagli umori che formarono la goccia ambrata che rimase in bilico qualche istante all'estremità della fessura del sesso poi colava lentamente sul pelvo poi sul membro che entrava e usciva scorrendo nell'ano che teneva rilassato.
La sua fichina si animava ad ogni movimento del pene, vi portai le dita accarezzando le labbrette scure poi la dolce crestolina, la ragazza fece una smorfia:
- No, non farlo. . . mhhh. . . mi piace lì! Si. . . dammelo. . . dammelo!
Ritirai le dita e le mani abbracciate alle sue cosce andavo e venivo gustando insieme alla fanciulla il piacere torbido che dà il fare una cosa che i più considerano proibita. Seguirono dei momenti di lussuria infinita, le mie esclamazioni si mescolavano ai gridolini eccitati della fanciulla felice di sentire che il membro che scorreva nel suo culetto trasmetteva alla sua fichina un piacere particolare.
- Oh é bello così. . . é bello. . . bello. . .
Aumentai il ritmo della monta sbattendo il ventre contro l'inizio delle sue cosce e i testicoli nelle sue chiappette aperte. Lilly emise i primi lamenti a bocca aperta, continuarono ad ogni entrare del membro nel buchino rilassato, le sue mammelline ballonzolavano per i colpi che portavo, ed erano talmente belle che accelerai per bearmi della loro vista poi attirato dai capezzoli in movimento vi calai il viso incappucciando la punta di un seno per suggerlo e quando sentii il bottoncino fremere, lo picchiettai.

Quando lo lasciai, la bella mosse il busto, anche l'altro suo seno ricevette l'omaggio della mia bocca, della mia lingua. . . Cominciai ad ansimare mentre la dolce fanciulla emetteva dei lamenti che si trasformarono in gemiti appena accelerai ancora di più il mio scorrere.
Ero felice del godere della mia compagna, questo mi permetteva di alimentare la mia libidine beandomi delle sue grazie. Mi sollevai ancora sulle ginocchia e arretrando con le reni guardai la verga uscire trascinando lievemente l'anello nel quale ero immerso, facendolo sporgere quasi a trattenere il pene poi afferrata la bella alla piega delle cosce con il ventre, spinsi nuovamente.
Oh era bello vedere il cazzo scomparire nelle chiappette nude, sotto la fichetta completamente esposta che al suo entrare si accorciava aprendo le labbra sottili e turgide sotto il clitoride teso, era una visione talmente eccitante che feci scattare le reni più volte per guardarla animarsi aprendosi e chiudendosi come una boccuccia.
- Ihhh. . . mi piace. . . mi piaaace. . .
I gridolini di gioia della ragazza mi incitavano a ritirarlo e spingerlo ancora e ancora. . . Le sue grida di esultanza mi spronavano a cercare il calore delle sue interiora scorrendo nell'ano talmente scivoloso che il piacere in me saliva ora lentamente mentre nella fanciulla. . .
I suoi tratti si alteravano ad ogni entrare del membro, le grida della giovane si susseguivano ininterrotti salendo di intensità ad ogni mio affondo finché la sua bocca si aprì in un atteggiamento di stupore, capii che oramai era agli stremi, le sue dita si serrarono talmente forte sui miei capezzoli che il dolore mi fece affondare violentemente aprendo le sue natiche come un ariete, non mi fermai agli spasimi che all'approssimarsi dell'orgasmo serravano sul membro in movimento quasi a trattenerlo, poi gridò. . .

- Amore. . . amore. . . oh é bello. . . bello. . . si. . . si. . . oh dai inculami. . . inculami forte. . . si, cosi. . . cosi. . . ahhh. . . ahhh. . . ahhhh! ! !
Fu con un urlo lacerante che Lilly venne, volle la mia bocca, lasciando di pizzicare i miei bottoncini le sue mani si avvinghiarono al mio collo attirandomi, soffocò nella mia bocca i gemiti del suo orgasmo, e mentre le sue labbra si stringevano alla mia lingua risucchiandomi in profondità impresse alle gambe e al bacino i movimenti atti a farmi scorrere in lei in modo da completare il suo godimento.
Ora le sue mani accarezzavano dolcemente la mia schiena, lentamente si riprese dalla sua emozione, gli occhi luminosi mi scrutarono, disse:
- Amore. . . sono venuta sai? Oh é stato bellissimo, ho goduto tanto. . . e tu?
Non risposi subito, ero pago del piacere della bella, solo allora la ragazza si accorse che il mio desiderio era rimasto inappagato.
- Non importa. . . Dissi accarezzando il bel viso.
- Godi nella mia bocca . . . lo voglio! Ordinò respingendomi.
Quasi caddi riverso nel sollevarmi, Lilly si raddrizzò seduta e al mio appressarmi aprì la bocca . . . Fece una smorfia al sapore del gel che ricopriva il mio membro e le mani dietro le mie cosce mi tenne fermo mentre il suo capo si muoveva avanti e indietro, avanti e indietro in un bocchino selvaggio.
Avrei voluto assaporare a lungo lo scorrere delle sue labbra, il suo succhiarmi ma non potevo per i suoi occhi che rimasero fissi nei miei per tutto il tempo a leggervi il salire del mio piacere. Non resistetti al richiamo di quegli occhi, nell’imminenza del mio orgasmo cercai di sottrarmi ma fui impedito dalle sue mani e . . .
Venni nella sua bocca con vergogna . . . ma Lilly non si vergognò di ricevere il mio piacere continuando a far andare la bocca sul pene sobbalzante suggendomi dolcemente, lasciando defluire lo sperma dalle sue labbra a rigare il suo collo colare fra i suoi seni e anche dopo che il mio godimento ebbe termine continuò a farvi scorrere le labbra provocando nel mio pene dei piacevoli spasimi.

Che dire? Dopo una rapida doccia dormimmo abbracciati e nudi ed eravamo talmente esausti dalle emozioni di quella giornata che il mattino seguente ci svegliò il sole ormai alto.
Verso mezzogiorno arrivò mia figlia. Gli bastò un’occhiata al viso raggiante della sua amica e il sottrarmi alle sue domande maliziose per capire quello che era successo. La giornata la trascorremmo insieme, visitando i diversi paesini in festa e anche il giorno successivo, la Domenica assistemmo alla sfilata . . .
Non ebbi altri incontri amorosi con la dolce Lilly e quando le ragazze partirono mia figlia mi trasse in disparte per dirmi:
- Sono contenta per Lilly sai e . . . anche per te musone!
Sono trascorsi cinque anni da allora, quest’anno il ‘Baio’ si è svolto nelle giornate del 4 - 11 e 15 Febbraio, ho aspettato invano l’arrivo della ragazza, mia figlia venne, ma sola, mi disse che Lilly era andata a trascorrere una settimana bianca col suo nuovo fidanzato . . .
Io? Sono rimasto solo con i miei cani, di tanto in tanto una donna allevia la mia solitudine ma non riuscirò mai a dimenticare quella deliziosa fanciulla.
 
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