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Confessioni di una strega

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Aragorn
view post Posted on 13/4/2009, 16:13




Sono una donna. Molti di voi mi chiamano puttana e pochi conoscono il mio più grande segreto, quello che, se lo urlassi al mondo a pieni polmoni, farebbe ricadere su di me la disgrazia più grande e allora mi chiamerebbero “puttana incestuosa”.

Sono una donna. Questo dovrebbe bastare a farvi comprendere. Donna. E’ una parola carica di sensualità e oscura innocenza che desta negli uomini le immagine più disparate ed è sinonimo di perdizione. Forse è giusto così, infondo siamo noi, le donne a destare i vostri desideri più peccaminosi e vi piace vincere la forza che si cela dietro la nostra apparente fragilità con la vostra abilità nel farci dipendere da voi fino al punto in cui vedete dissolvere i nostri desideri sotto le vostre carezze.

Mi piace vedere il desiderio accendere la luce nei vostri occhi quando bramate di possedermi e immolarmi al vostro piacere il momento prima di concedervi di entrare in me con la vostra prepotente virilità. Non sono sempre stata così e ho conosciuto l’amore, anche a volte temo di averlo confuso con la passione e molti si indignerebbero a sentire chiamare amore ciò che è nato dalla lussuria e non mi importa di ciò che dicono dei miei peccati e della mia anima immonda.

Mi chiamo Ramona e la mia famiglia è abbastanza altolocata ma non troppo.

Scrivo perché voglio che rimanga qualcosa di me e anche se questo andrà distrutto me ne andrò con il cuore più leggero. Sono prigioniera nelle mie stanze in attesa che decidano cosa fare di me, sono abbastanza altolocata da non essere stata incarcerata e torturata fino alla morte, ho sopportato come già ho sopportato altro. La morte, lo so, è vicina a me, proprio a me che più d’ogni altra cosa amo la vita!

Ho riso di fronte alla corte che mi ha giudicata e sputato sulle loro parvenze di beatitudine e santità.

Durante l’interrogatorio loro, i santi, mi hanno legata, denudata e infine hanno preso il mio corpo uno dopo l’altro. Il mio severo vestito scuro è stato fatto a brandelli dalle loro dita e le loro dita si insinuavano dentro di me e ovunque. Uno di loro senza guardarmi negli occhi mi toccava il seno (so bene quanto me lo ammirano, così rotondo e bianco) e mi pizzicava i capezzoli. Io non ho avuto reazione alla loro aggressione e neppure ho reagito alle parole che mi piovevano addosso, poi mi è sfuggito un gemito di piacere quando uno di loro è penetrato violentemente in me e allora lui ha alzato lo sguardo, ci siamo guardati negli occhi. Mi guardava con desiderio e ribrezzo, vittima della dottrina che fa rinnegare la propria natura umana. Erano gli occhi di un affamato che teme ci sia veleno nel cibo ma non può fare a meno di assaggiarlo. Ho provato pietà per lui. Provo pietà per loro.

Poi hanno iniziato. Uno dopo l’altro si sono fatti strada nel mio ventre e mentre io non riuscivo ad impedirmi di provare piacere mi riempivano del loro seme e senza guardarmi, i codardi, mi violentavano e percuotevano. Poi mi hanno slegata e lasciata sul pavimento e poco dopo due uomini mi hanno portata davanti ai giudici che mi hanno rinchiusa qui in attesa del verdetto.

Non so di cosa mi si accusa e a nessuno sembra importante dirmelo. Sono accusata di stregoneria ma non ne conosco le ragioni e quindi confesserò qui i miei peccati, o almeno così li chiamerebbero loro.

Il primo accadde un giorno di primavera, quando ancora gli alberi erano spogli e io ero giovane, avevo sedici anni e mia madre brigava, dal convento in cui si era chiusa, per farmi fidanzare dicendo che era l’età giusta per sposarmi. Mio fratello, il capofamiglia poiché nostro padre era morto da due anni per febbri, continuava a rimandare.



- Perché continui a farmi questo?- urlai su tutte le furie vedendolo sorridere tranquillo e divertito mentre io battevo il frustino da equitazione sul tavolo.

- Perché Robert? Rispondimi!

- Ramy, sei davvero incredibile, io ti faccio un favore e tu neppure mi ringrazi?- Lui, dall’alto dei suoi ventiquattro anni mi derideva e umiliava facendo di me la zitella più vecchia della contea.

- Ti odio! Nostra madre avrebbe fatto meglio ad affogarti alla nascita!- detto ciò scagliai addosso a lui il frustino e feci per andarmene.

- Ramona sei giovane, ma capirai.- disse senza scomporsi.

Andai nelle scuderie, mi feci sellare il cavallo e uscii a tutta velocità dal cortile, decisa a smaltire la rabbia, ma improvvisamente decisi che avrei affrontato di nuovo l’argomento quel giorno stesso e l’avrei finalmente avuta vinta. Girai il cavallo e lo spronai verso casa.

Arrivata salii nelle mie stanze e mi misi in ordine indossando una veste che mettesse in risalto la mia femminilità e facesse notare a Robert che ero una donna ormai e che non aveva senso lasciarmi nubile.

Guardandomi davanti allo specchio pensai che ero davvero cresciuta e ammirai la curva del seno deciso e la forma slanciata delle gambe, ma più di tutto mi piacevano i capelli mossi rosso dorato che scendevano morbidi sulla schiena e sui seni.

Mi avviai verso le stanze di mio fratello e entrai. Non era nella sala, allora mi diressi verso la parte più interna degli appartamenti, ma dei rumori mi fermarono la mano sul punto di bussare. Udivo il respiro affannoso di un uomo e i gemiti di una donna. Piuttosto perplessa sbirciai aprendo appena la porta.

Kate, la mia cameriera stava scopando con Robert, o forse è più giusto dire che Robert stava scopando con Kate. Era chiaro che lui aveva preso l’iniziativa ed era altrettanto chiaro che quella puttana era lieta delle attenzioni del suo padrone. Provai l’impulso di entrare, dividerli e ucciderli entrambi, ma riacquistata la lucidità pensai che era insensato, infondo come potevo pensare che Robert, celibe, non sfogasse i suoi istinti?

E poi mi accorsi che i miei sentimenti non erano del tutto fraterni.

Li osservai. Kate era seduta sul tavolo con la gonna sollevata e il corpetto slacciato e lui la penetrava con foga da davanti trattenendola per i fianchi. Il corpetto di Kate era aperto e metteva in risalto i suoi seni giovani e sodi che potevo vedere sobbalzare sotto le spinte di Robert. Lei gli cingeva il capo con le braccia e lui le morsicava delicatamente i capezzoli turgidi. Lei sospirava e gemeva.

- Mio signore, se entrasse qualcuno?- chiese Kate anche se chiaramente non aveva intenzione di porre fine all’amplesso.

- Tra poco potrai rivestirti e andartene.- rispose Robert con tono feroce mentre vidi la stringeva a sé proprio mentre veniva svuotandosi dentro di lei e gridando il suo piacere.

- No, vi prego, non dentro! Robert non venitemi dentro!- gridò lei allarmata mentre lui la tratteneva perché non si sottraesse.

- E’ questo che vuoi Kate, non è questo che vuoi? Non vuoi che il tuo signore ti ingravidi! Torna da mia sorella piccola puttanella! Ora fuori di qui!- Robert era uscito dal suo corpo e la aveva trascinata discinta e piangente come era verso la porta che veniva usata dalla servitù, pensai che non provavo pietà per lei e che sarei stata felice di vederla gravida per scacciarla dalla contea.

Potei finalmente osservare la dimensione del suo cazzo e il residuo di virilità che era rimasto. Mi sentivo attratta da quella tozza colonna che avrei voluto sentire nel grembo con tutta la sua prepotenza.

Mio fratello era in piedi davanti alla porta chiusa dietro cui era scomparsa Kate. Si girò e notai che aveva la fronte madida di sudore e gli scendevano davanti agli occhi disordinatamente i capelli biondo scuro, più chiari dei miei rosso dorato. Si stava riassettando le brache e asciugando la fronte. Alzò la testa. Scostò i capelli. Mi vide.

Dentro di me diversi sentimenti si agitavano scompostamente e incessantemente mentre lui mi scrutava l’anima con i suoi occhi chiari. Io abbassai i miei e mi mossi per andarmene. Avevo compreso, ormai avevo compreso che lo amavo. Amavo mio fratello e sentivo il peso della vergogna sul mio capo.

Poi mi fermai mentre lui si era avvicinato a me silenziosamente. Pensai che non era sbagliato, ma che era meglio tacere e che dovevo comunque affrontare la questione del mio matrimonio il più presto possibile, quindi mi voltai verso di lui.

- Vorrei continuare il discorso di prima! Sei ingiusto! Tu scopi con la mia cameriera e io non posso sposarmi! Potresti avere grandi vantaggi da un mio matrimonio, ma ti ostini a tenermi relegata qui! Se non risolvi questa situazione potrei decidere di giacere con un servo o di entrare in convento con nostra madre!

Robert ascoltò il mio sfogo pazientemente e poi finalmente parlò.

- Vieni con me.

Lo seguii nella stanza di prima e poi nella sua camera. Temevo che volesse battermi per la mia intromissione e la mia cocciutaggine, ma quando chiuse la porta dietro di sé non ebbi dubbi. Sarebbe successo.

Mi guardava in modo famelico e io potei notare il rigonfiamento della sua virilità.

Non ebbi davvero più dubbi e feci io la prima mossa, trascinando così le nostre anime nel baratro infernale che mi spetta.

Con una rapida mossa mi slacciai il corsetto e allentai la gonna facendo cadere tutto ai miei piedi e trovandomi nuda davanti a lui. Sentivo il suo sguardo accarezzarmi ed esplorarmi. Ciocche di capelli mi accarezzavano il seno inturgidendo i capezzoli.

- Robert, so che mi vuoi. Non ti piaccio? Non sono bella come Kate?- Non so da dove presi tutto quel coraggio e ancor meno so come potei essere così sfacciata e sensuale, io che ero totalmente inesperta. Mi comportai come una puttana imitando le cameriere che civettavano con i servi negli angoli bui della mia casa, ricordando i pettegolezzi che mi raccontavano e le loro avventure amorose e capendo finalmente le battute salaci degli amici di Robert quando avevano bevuto troppo vino non annacquato.

- Robert, non ti piace il mio seno? Non vorresti toccarlo?- detto ciò mi avvicinai a lui fissandolo negli occhi e arcuando la schiena strusciai i capezzoli sulla sua camicia sbottonata.

Lui riprendendosi come da un sogno riuscì a dirmi – Sei mia sorella, rivestiti Ramy! Sei mia sorella!

Lui mi prese per le spalle e mi sospinse via. Al contrario il suo cazzo tradiva eccitazione.

Forse era meglio andarmene e tutto sarebbe stato dimenticato, quindi presi i miei vestiti da terra e cercai di rivestirmi, ma le mie dita tremavano.

Robert tornò verso di me ed io temetti che mi avrebbe torto il collo data la sua espressione risoluta, invece mi circondò con le braccia e mi baciò, non come un fratello, ma come un amante. Io, che fino ad allora avevo ricevuto solo i teneri baci della madre, del padre e del mio adorato fratellone, mi trovai avvinghiata come edera al corpo di mio fratello mentre la sua lingua mi entrava nella bocca e si intrecciava con la mia.

Sentii le sue mani sul seno mentre io gli toglievo la camicia senza staccarmi dalle sue labbra.

Il suo corpo mi spingeva dolcemente verso il letto e sdraiata io mi trovai a slacciargli e calargli le brache.

Lui mi baciava il collo e toccava non come toccava Kate, ma in un modo diverso.

- Ti voglio dentro di me, ti prego Robert!


Detto ciò mi misi a cavalcioni su di lui e lo accarezzai vedendo con sciocco orgoglio il suo cazzo sempre più gonfio. Mi misi proprio sopra il suo membro e lo guardai negli occhi mentre scendevo lentamente.

Sentii dolore mentre entrava e mi sverginava facendosi strada nelle mie tenere carni.

Al dolore segui il piacere, il piacere di sentirlo nel ventre. Mi sentivo riempita. Gemetti di piacere.

Lui sospirò e mi rovesciò sotto di lui, schiacciata contro il velluto.

Lo sentii entrare e uscire e infine mi trovai incatenata nel vai e vieni del piacere che provavamo e godetti del suo respiro affannoso sul collo. Sentii l’eccitazione salire dentro di me e raggiungere soglie sconosciute, quando sentii il mio sesso e il mio ventre riempito dal suo membro contrarsi e mi sentii sommersa dagli spasimi dell’orgasmo. Urlai senza ritegno e gemetti come una puttana.

Mi sentivo spossata e dolorante, ma non gli negai di soddisfarsi dentro di me e non mi preoccupai del suo seme che esplodeva violentemente in me, così violentemente da provocarmi un secondo orgasmo. Pensavo a mio fratello che mi possedeva sul suo letto e al suo corpo armonioso curvo sul mio, il mio corpo e il suo uniti nell’amplesso. Mi venne in mente la parola “incestuoso” e questa mi accompagnò nel mio secondo orgasmo, mentre lui si svuotava in me e mi cercava la bocca con la bocca, stringendomi appassionatamente a sé.

Mi vuole, vuole sua sorella, la sua piccola sorella nel suo letto di lussuria…mmmm….

Non mi sentivo in colpa e quando lo guardai negli occhi vidi che neppure lui si sentiva colpevole, era determinato e questo mi spaventò un poco. Ancora dentro di me mi disse:

- Ti piace sorellina?- mi sorrise e mi baciò mentre usciva dal mio corpo.

- Incestuoso ti dice niente?- risposi ributtando indietro i capelli madidi di sudore.

- Solo che ho la sorella più bella del mondo e la più incestuosa- mi sdraiai sul letto con il ventre dolorante senza rispondere. Mi baciò di nuovo e giocò con i miei capelli.

- Ti sei pentita?

- No, assolutamente no, ma mi sento diversa, incestuosa, peccatrice e molto puttana… e mi piace… Ti sono piaciuta, Robert? Dimmi mi trovi bella?

- Certo Ramy, ti volevo dalla scorsa primavera, quando sei venuta a caccia con me e i miei compagni e loro hanno fatto apprezzamenti su di te, il tuo modo di muoverti e la tua figura. Da allora ho desiderato possederti come un amante e me ne sono vergognato, ma desideravo che tu fossi mia e anche l’incesto mi eccitava e ti rendeva più desiderabile.

- Perché hai preso Kate? Perché quella insipida puttanella?

- Perché volevo prendere te ma temevo di spaventarti. Sei una puttana, invece ti sei praticamente gettata su di me spudoratamente e senza alcuna remora!

- Sì, è vero, sono una puttana e sono tua sorella. Una puttana di rango, non ti pare? – sorrisi pigramente verso di lui, ma tradii una smorfia per il dolore che sentivo al ventre.

- Ti ho fatto male? Romy, non pensavo di essere così violento- detto ciò mi abbracciò e mi mise una mano tra le cosce toccandomi appena dentro e il suo tocco mi eccitò nuovamente. Lui fissò un attimo il sangue rimasto sulle sue dita e mi baciò.

- Hai tolto la verginità a tua sorella, contento? – mi alzai e mi ripulii dal sangue.

Senza parlare aprii la porta e nuda tornai nella sala dove prima mio fratello aveva sbattuto quella Kate. La avrei soppiantata del tutto e quindi, dopo aver chiuso tutte le porte mi sedetti sul tavolo, quello dove prima la puttanella si era fatta scopare da mio fratello, e mi sistemai bene a gambe aperte, in una posizione molto indecente.

Quando lui mi vide io mi passai lascivamente una mano sul seno mentre con l’altra iniziai a penetrarmi, praticando la manustuprazionis, un altro peccato. Ormai sono dannata, pensai.

Vedermi così fece eccitare nuovamente mio fratello, mentre io mi procuravo un orgasmo vissuto più con la mente che con il corpo. Lo guardavo con lascivia e desiderio mentre Robert si masturbava ed mi accarezzava con gli occhi. Lo vidi dirigersi verso di me con il membro pulsante di vita. Mi scostò i lunghi capelli dal seno e lo accarezzò facendomi fremere.

Vidi sul tavolo il mio frustino da equitazione e senza riflettere lo presi e lo diedi a Robert.

- Puniscimi, punisci la tua sorellina puttana e insolente… aaah…mmm-

Detto ciò lo vidi accendersi di desiderio e chiusi gli occhi sentendo il frustino che mi sfiorava i seni e ricadeva sul mio petto. Provai piacere sotto quei colpi e lo incitai a diventare più violento finchè non vidi formarsi delle strisce rosse sulla mia pelle.

Lui mi vide contorcermi dal piacere sotto i suoi colpi e poi con violenza mi prese affondando in me prepotentemente e invocando il mio nome mentre mi pompava tenendo così forte i miei fianchi che l’indomani trovai i lividi causati dalle sue dita.

- Montami fratellino, più forte, voglio sentirti di più…. aaaah….aaahhhhh

- Siiii, ti sfondo puttana…. sei la puttana di tuo fratello……

Provai piacere molte volte sotto i suoi colpi violenti mentre la sua bocca mi mordeva il seno e il collo.

- Guardami negli occhi mentre vieni…. guardami negli occhi….!

Alzai lo sguardo e mi vidi riflessa dentro ai suoi occhi chiari e sentii che mi toccava l’anima. Amai mio fratello come un amante e come uomo. Mi sentii dissolvere sotto le sue carezze e mi sentii completamente sua, mentre lui mi usava per raggiungere il piacere. Amai la bramosia che gli leggevo negli occhi mentre mi prendeva e mi inondava il ventre con il suo seme.

Non amai solo lui, il mio corpo lo ebbero altri, ma lui fu il primo e il desiderio ci spinse molte volte l’uno fra le braccia dell’altro.

Dal mio primo peccato seguono gli altri. Mi violentarono ed io provai piacere mentre il mio corpo veniva oltraggiato, come ho preso piacere quando loro, i santi, mi hanno violata. Il mio peccato fu la lussuria, ma non nuocevo ad altri! Mi piace sentirvi dentro di me e non so negarmi alle vostre carezze, che siano delicate come una piuma che sfiora la pelle facendola rabbrividire o forti e violente, virili e rudi che lasciano il marchio di un livido sul suo candore. Conosco i miei desideri libidinosi e non mi vergogno delle volte in cui li ho placati dandomi ad un uomo per piacere e mio godimento o di quando praticavo la manustuprazionem o cercavo il piacere dalle dita delicate di un’altra donna.

Non so chi mi accusa e non so perché. Se morirò non avrò vissuto invano questa vita terrena e qualora ci sia un dopo non temerò l’inferno perché il desiderio brucia in me e mi consuma. Cosa c’è di peggio se non essere distrutta da una passione che mi brucia dentro? La conoscete voi uomini la risposta?
 
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