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Avis - 1° parte

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Aragorn
view post Posted on 16/4/2009, 15:21




Uffa…, uffa.., sono le 7 di mattino (mentre mi reco a donare sangue), ed è già caldo, sembra che l’estate non voglia terminare.
Entro nell’ambulatorio, saluto l’Infermiera (all’interno del suo ufficetto pieno di documenti situato vicino l’ingresso), poi guardo quanti donatori sono prima di me… sono il 4° ad attendere la visita medica che precede la donazione.
Mi siedo attendendo il mio turno e guardando il via vai delle Infermiere che si spostano da una stanza all’altra in modo indaffarato. Sono sempre le stesse, sempre sorridenti e pronte al dialogo per rendere meno noiosa l’attesa dei donatori.
Fa caldo anche all’interno del centro donazioni, ed anche dall’abbigliamento delle Infermiere si nota, difati nessuna di loro indossa ancora i collant sotto il grembiulino, che lascia leggermente trasparire solo mutandine e reggiseno.
La porta di una Dottoressa si apre uscendone un Signore sorridente che si dirige verso una stanza dove farà la donazione, la Dottoressa si ferma sull’arco della porta e consegna una cartella ad un’Infermiera che stava passando, poi, con viso sorridente, guarda verso le poltroncine predisposte per l’attesa della visita. Poi molto cortesemente ci avverte che Lei è libera (un modo delicato per dire “a chi tocca?”).
Hops Hops, è il mio turno e non me ne rendo conto subito, prima di farlo passa qualche secondo, poi mi riprendo da quello stato di semisonno e mi dirigo verso la Dottoressa, ma prima che accedo nella stanza sento dirmi dall’Infermiera all’ingresso:
-- Signore ha dimenticato di lasciare il tesserino dove solitamente registriamo le date delle donazioni--
Guardo la Dottoressa che sorride, mi scuso ammettendo il mio stato poco brioso di quel giorno e vado dall’infermiera all’ingresso, dalla tasca posteriore estraggo il portafogli che mi sfugge dalle mani cadendo in terra e lasciando fuoriuscire alcuni fogli di carta.
Non ride nessuno, sorridono… (credo per educazione, altrimenti si sarebbero strippati dallo ridere vedendo il mio rincoglionimento), ed insieme ad un’Infermia che si trovava nei pressi raccogliamo i fogliettini di carta, consegno il tesserino all’infermiera addetta all’ufficio e mi dirigo verso la stanza della Dottoressa, dove entro creando sollievo ai donatori prossimi (se mi chiedevano altre cose con rincoglionimento di quella mattina, rischiavano di rimanere fino alle 12 per fare la visita medica.)
La Dottoressa, sui 40 anni, capelli castano scuro con qualche colpo di sole, un fisico esile e poco prosperoso, ma ha quel non so che… che la rende attraente.
Dopo 10 minuti di visita (tutto bene, abile alla donazione), esco dalla stanza della Dottoressa ed incrocio l’infermiera che mi aveva aiutato a raccogliere i fogliettini di carta, mi guarda e sorride, ricambio il suo sorriso mentre ripenso alla figura da tapino fatta pochi minuti prima.
Mi trasferisco nella stanza prelievi per poi distendermi su un lettino libero (l’ultimo in fondo alla stanza), ed inizio a guardare le infermiere che preparano l’occorrente (sacchetto ago ecc. ecc.).
L’Infermiera dei fogliettini (cercando di non farsi vedere) continua a guardarmi ed a sorridere inducendomi a pensare che le mie peripezie le erano rimaste impresse. Sempre Lei si avvicina al mio lettino con tutto l’occorrente, continua a guardarmi con un viso leggermente perplesso e mentre dispone le provette per gli esami parla del tempo e del gran caldo attuale e quello che verrà (in quel momento il televisore, acceso per rendere meno noioso il tempo di prelievo, stava trasmettendo le previsioni del tempo), poi cambia improvvisamente discorso dicendomi:
-- Prima di iniziare il prelievo le devo restituire un bigliettino cadutole prima, era scivolato vicino il cestino porta ombrelli e quando mi sono accorta Lei era già dalla Dottoressa--
Estrae dalla tasca del grembiule il fogliettino porgendomelo, lo prendo e guardo quale foglietto (della miriade che ne porto con me), stava cercando di evadere dal mio portafogli.
La scritta fatta in maiuscolo con un pennarello nero a tratto medio, era la seguente:
“I RACCONTI DI MILU’
AUTORE: ARZIGANO
PASSWORD ACCESSO AUTORI: “**********”
La ringrazio della cortesia, Lei sorride e mi chiede di rimanere fermo, deve infilarmi lago per il prelievo.
Infila l’ago delicatamente quasi senza che possa accorgermi, le faccio i miei complimenti e Lei si disimpegna motivandosi della facilità nel farlo quando si trovano vene grandi come le miei, poi si allontana per assistere un altro donatore che aveva terminato il periodo di riposo (dopo il prelievo), e stava per andarsene.

La seguo con lo sguardo apprezzando la sua signorilità nel modo di muovere il suo corpo magrolino da dove (credo una terza), il seno risaltava sul suo corpo magro e abbronzato, labbra sottili, occhi neri e un nasino leggermente lungo che rende imperfetto il suo bel viso in mezzo a dei lunghi capelli neri che completava quella signorile Infermiera.
Il mio vicino di letto ha terminato la donazione ed il riposo e un’altra infermiera arriva da Lui, mentre l’Infermiera dei fogliettini stava facendo accomodare un altro donatore, il vicino di letto messo il cerottino mi saluta è si allontana ed immediatamente l’Infermiera dei fogliettini si dirige verso di me.
In modo leggermente agitato mi chiede come stava andando, io le sorrido tranquillizzandola, Lei si guarda dietro per vedere se cera nessuno, poi mi chiede:
-- A quando il prossimo capitolo del racconto L’iniziazione-Lancillotto ?--
Una vampata di calore sale sul viso fino a farmi diventare super rosso (non mi aspettavo una domanda sul mio intimo segreto).
Non rispondo subito e appena provo a farlo m’impappino, Lei, in imbarazzo, non ha perso il suo sorriso. Poi la voce di un’altra infermiera che le pone una domanda:
-- Barbara hai preso tu la scheda di questo Signore?--
Lei si gira rispondendole che arriva subito, poi mi guarda senza sorridere e con voce professionale dice:
-- Mi deve scusare, ma devo andare è entrato un altro Donatore--
Le tocco una mano dicendole:
-- Spero che ritorni subito Barbara, non ti ho ancora risposto.--
Lei sorride poi si allontana dirigendosi verso la collega, trova la scheda e dice al Donatore (che stava dirigendosi verso il lettino, ancora libero, vicino al mio):
-- Scusi, mi sembra che per Lei sia indifferente donare dal braccio destro o sinistro, se non le dispiace la faccio attendere ancora un minuto che si libera questo posto sul sinistro e lascio l’altro per un Donatore destro. --
L’interlocutore non dice nulla ed attende, mentre io penso che abbia inventato quella scusa per lasciare ancora libero per qualche minuto il letto vicino al mio.
Lei mentre svolge le sue mansioni, mi guarda facendomi dei piccoli sorrisi, credo proprio che sia indecisa se venire da me oppure no, forse sta pentendosi d’avermi posto quella domanda.
Arriva, si avvicina al mio lettino e chiede se va tutto bene, io uscito da quella vampata di calore rispondo immediatamente:
-- Si, benissimo, ho solo caldo e non solo per la temperatura… ieri ho inserito su Milù un altro episodio di L’iniziazione--
Il suo viso diventa sorridente cacciando via quel pentimento per aver posto quella domanda, poi sussurra che come gli altri lo leggerà volentieri.
Una Ragazza è entrata per donare, e prima che Barbara si allontani le pongo io una domanda:
-- Quale racconto ti è piaciuto di più?--
Lei non risponde e parte verso la Ragazza, questa volta non può fare a meno di farla accomodare vicino al mio lettino (è l’unico rimasto libero).
La ragazza si accomoda assistita da Barbara che si allontana poco dopo per andare a prendere il necessario per il prelievo.
La donatrice (25 anni circa, viso rotondo con occhi pieni di vivacità, capelli castano chiaro e fisico carino),
inizia a commentare qualsiasi immagine appare nel televisore zittendosi solo nel momento in cui Barbara le infila l’ago per il prelievo.
Barbara appena terminato l’aggancio ago/braccio della ragazza, si gira verso di me dicendomi:
-- Al Convento.--
Poi dopo un’attimo di silenzio aggiunge:
-- Ristorante….Al Convento--
Barbara aveva risposto alla mia domanda su quale racconto le era piaciuto di più. Credo che abbia aggiunto “ristorante” perché la Donatrice vicino al mio letto stava ascoltando, tantè che chiede se si mangiava bene e dove si trovava.
Barbara con cordialità le risponde che non sa di preciso dove si trova perché hanno fatto parecchia strada prima di arrivarci, che guidava il Marito e che era buio.
Mentre penso alla sua risposta immediata e plausibile che aveva dato, la macchinetta che contiene la sacca del sangue prelevato emette il suono di termine prelievo.
Barbara si allontana e la mia vicina di donazione inizia ad elencarmi tutti i ristoranti e pizzerie in cui ha mangiato bene (è un uragano di parole), il mio angelo infermieristico ritorna e toglie dal mio braccio l’ago sostituendolo con un batuffolo di cotone. Per fortuna mi sono rimasti solo pochi minuti d’attesa prima di potermi allontanare dalla mia vicina che terminato l’elenco italiano di dove si mangia bene aveva iniziato ad informarmi su quelli delle altre nazioni (posti dove lei era stata in vacanza).
I pochi minuti (anche se sembravano interminabili) sono passati, saluto la simpatica vicina di letto e mi dirigo verso la stanza dove viene offerta la colazione ai Donatori.
Rifocillato esco dalla stanza della colazione che si trova in fronte all’ufficetto (quello dei tesserini), e sento Barbara che stava dicendo (all’Infermiera dell’ufficio), che deve andare a prendere un cartone di provette perché ne sono rimaste poche, e non accorgendosi che io ero alle sue spalle la sento commentare su una collega che non muove mai il culo quando deve andare in magazzino.
Io sorrido e rimango in silenzio, Barbara si accorge di me (alle sue spalle), tramite la sua collega nell’ufficio che mi stava guardando per farle capire che non erano sole.
Le sorrido e tranquillamente le propongo di poterla aiutare per ricambiare la cortesia di avermi ritrovato il fogliettino di carta molto importante (avrei avuto modo di chiederle anche il suo numero di cellulare).
Barbara declina il mio aiuto dicendomi che è uno scatolone leggero.
Interviene l’Infermiera dell’ufficio:
-- Barbara fatti aiutare, lo scatolone è leggero, ma si trova in alto sopra gli scaffali…Se il Signore è così gentile d’aiutarti!!--
Lei sorride e questa volta non declina.
Usciamo entrambi dal centro Avis, seguiamo un marciapiede che porta nel retro della palazzina e mentre camminiamo affiancati le dico che sarei felice di conoscere il suo parere anche degli altri racconti.
Sorride e non risponde, poi dopo qualche istante:
-- Sai che non t’immaginavo così! T’immaginavo diverso.., con la barba.., con gli occhiali e cicciotto...--
Mentre Barbara si accinge ad aprire la porta del magazzino, le chiedo il perché m’immaginava con quelle caratteristiche, visto che non faccio riferimento in nessun mio racconto di quelle da Lei elencate.
La serratura della porta del magazzino non vuol saperne di aprirsi impegnando Barbara in vari tentativi che fanno tramontare la sua risposta.
La serratura continua ad essere ostile, le chiedo di farmi provare e Lei dopo un’ulteriore ed invano tentativo acconsente.
La sfida con la porta inizia…., mano sulla chiave.. faccio leggermente forza poi mi fermo per dirle:
-- Se riesco ad aprire mi darai il tuo numero di cellulare?--
La risposta positiva ed immediata sicuramente aiuta la mia mano che gira la chiave aprendo l’ostile porta del magazzino.
Mi scosto leggermente di lato per far entrare prima l’Infermiera, Lei prima d’entrare estrae dal taschino del grembiule una penna con un piccolo blocco notes dove scrive il suo numero di telefono, poi sorridendo e strappando il foglietto dice:
-- Tieni, sei un valido maniscalco.--
Sorrido, estraggo il portafogli inserendoci un altro fogliettino, prendo un mio bigliettino da visita consegnandolo nelle sue mani.
Entriamo, il locale (per essere un magazzino) e molto pulito ed ordinato, ci guardiamo attorno, io per curiosare e Lei per cercare lo scatolone di suo interesse che scorge sopra uno scaffale (effettivamente in alto), a cui si avvicina, ed in punta di piedi (con le braccia sollevate al massimo) arriva a toccare ma non a prendere l’oggetto.
Io guardo la scena con lo sguardo attirato dai lineamenti del corpo di Barbara che slanciata al massimo verso l’alto condizionava il grembiule ad aderire maggiormente al corpo, permettendomi di scorgere meglio le sue forme, comprese di un culetto veramente aggraziato.
Lei, continuando a rimanere slanciata ed a toccare lo scatolone, gira il suo viso verso di me con un’espressione che non lascia fraintendimenti “ma cosa aspetti a venirmi ad aiutare?”
Mi avvicino immediatamente continuando ad ammirare quel corpo slanciato con i lunghi capelli neri che le scendono sulla schiena. Mentre inizio a sollevare le braccia il profumo delizioso del suo collo, vicinissimo al mio viso, inebria le mie narici sconvolgendone il cervello che modifica repentinamente l’intento di aiuto iniziale, inducendo una mia mano a sollevare la piccola parte del grembiule rimasta a coprire le sue cosce per poi infilarci in mezzo la mano rimasta libera…
Barbara si gira di scatto dicendo:
-- Ma cosa………..!--
Con un brusco movimento la giro di forza verso di me, gesto che blocca le sue parole…, la stringo a me, i suoi occhi sembrano impauriti mentre stampo le mie labbra sulle sue e con una mano sollevo (quanto basta) il davanti del suo grembiulino per ritornare ad infilare una mano in mezzo alle sue cosce.
Smetto di baciarla e di sentire la sua lingua contro la mia, i suoi occhi sembrano ancora impauriti e la mia mano in mezzo alle sue cosce continua ad accarezzare salendo verso la sua fica fino ad arrivarci e sentire le sue mutandine inumidite creandomi una piacevole scossa d’ulteriore eccitazione.
La mano si muove senza irruenza, palpando sfregando e spingendo la parte delle mutandine in mezzo alle labbra per farle inzuppare completamente. Sotto lo sguardo (non più impaurito di Barbara), l’altra mano cerca di aprire altri bottoni del grembiule che non mi permettono di vedere e di accarezzare il suo seno… Barbara improvvisamente porta le sue mani sulla mia (ancora indaffarata con i bottoni), bloccandola, per poi dirmi:
-- Dai! Potrebbe arrivare…. --
Appena sento la sua prima lettera tolgo rapidamente la mano dalla sua fica spostandola sulla sua bocca non permettendole di continuare a parlare, i suoi occhi sembrano nuovamente impauriti.
Tolgo la mano dalla bocca mentre le do un bacino sulla punta del naso e con le mani prendo le sue mani accompagnandole in alto finchè le sue braccia non sono completamente alzate (come quando cercava di prendere il cartone), dicendole:
-- Rimani così! --
Libero dalla presa le sue mani, e Lei rimane come richiestole con occhi impauriti ed eccitati seguendo le mie mani che ritornano a soffermarsi sui bottoni ostruzionisti alla la mia voglia di manipolarle le tette…
Il primo bottone era già aperto, apro il secondo e riesco a vedere il suo reggiseno bianco che contiene quelle deliziose poppe abbronzate che stimolano ardentemente il desidero di toccarle e baciarle… Apro il terzo bottone riuscendo a vederle maggiormente il corpo…, dovrei aprirne altri per vedere nella completezza quel corpo dorato…., non lo faccio e sposto le mani sulle sue tette estraendole dal reggiseno senza aprirlo… è completamente abbronzato, non si vede il segno del costume, quel colore uniformemente dorato e interrotto dalle areole e capezzoli dritti come se fossero due bandiere infilate sulle punte di due montagne…
Avvicino il mio viso al canale in mezzo alle due montagne fino a permettere alla punta della lingua di scivolare su e giù sulla sua pelle lasciando una lieve scia di saliva… un primo piccolo sospiro dalle labbra di Barbara…
Sollevo il viso, ed inizio con garbo uno sfregamento roteante dei mie polpastrelli sui suoi violacei capezzoli, ammiro il suo corpo slanciato verso l’alto e le sue braccia sollevate che rende la pelle del suo corpo tesa come una corda di violino e sensibile ad ogni piccolo tocco…, vorrei baciarla tutta!!
Barbara accenna un gesto come per far scendere le sue braccia, ma il suono della mia voce che le chiede di rimanere in quel modo la blocca…, i polpastrelli continuano il loro sfregamento ed il suo viso lascia trasparire piacere, mentre i suoi occhi neri sembrano ancora impauriti ed eccitati…
Continuo a sfregare guardando quella ragazza con le braccia alzate, con il grembiule scomposto che lascia vedere solo alcune parti del suo corpo e le sue tette con sopra le mie mani e qualche ciocca dei suoi capelli, con le sue labbra asciutte e leggermente aperte… sono alimento per la mia eccitazione salente…
Smetto lo sfregamento, mi avvicino nuovamente a Lei inginocchiandomi e portando le mani sull’ultimo bottone del suo grembiule che apro velocemente come anche il penultimo fermandomi a questo senza aprire il rimanente.
Accarezzo le sue cosce, le bacio e lascio che una mano si infili in mezzo fino ad arrivare nuovamente al suo sesso coperto da quelle mutandine bianche che con grande mia gioia trovo inzuppate di umori…, non mi accontento di sentire la sua eccitazione attraverso le mutandine e provo a scostarle di lato, sono talmente bagnate che sembrano fuse con le labbra della sua fica…accarezzo tocco e sposto la mia mano sulla parte superiore del capo intimo per iniziare a farle scendere fino in terra, Barbara muovendo il suo bacino aiuta il mio intento ed io la guardo vedendo che i suoi occhi sono ancora eccitati e impauriti…
Barbara è ancora con le braccia sollevate, io continuo a rimanere in ginocchio vicino alle sue mutandine arrivate sul pavimento, metto la mano sulla sua fica e finalmente riesco a palparla come merita ed un altro breve ed acuto mugolio esce dalle sua bocca…palpo tocco guardo godendomi quel sesso dalle labbra magre e da un morbido pelo nero depilato quanto basta per farlo sembrare un piccolo scialle che una Vedova indosserebbe sulle sue spalle…
I piccoli mugoli acuti di Barbara si susseguono, ed io entusiasmato mi alzo di scatto mettendole le mani sui fianchi e facendola girare sotto i suoi occhi tornati impauriti…, le sue spalle toccano il mio torace, le sue braccia sono ancora sollevate…, le appoggio le labbra sul collo mentre con le mani vado ad accarezzare in alto le sue aiutandole a scendere sui fianchi del suo corpo coperto dal grembiule… sposto velocemente le mani sulle sue tette che stringo ed accarezzo.., le sposto le braccia fino a farle appoggiare ad uno scaffale…, le faccio fare un piccolo passettino all’indietro per poi farla piegare in avanti, Lei gira il suo sguardo eccitato verso di me vedendo distintamente che sto godendomi la vista delle sue tette fuori dal reggiseno, del suo corpo a novanta gradi semicoperto da quel grembiule oramai strapazzato che potrei togliere completamente… non lo faccio, non voglio perdere quell’immagine arrapante che rappresenta appieno una improvvisa scarica di ormonite.
Nei suoi occhi, ora, l’eccitazione trabocca e prima che io dica o faccia qualche cosa, Barbara allarga maggiormente le sue gambe preparandosi in miglior modo alla penetrazione…, continua a guardarmi e la cosa mi piace. Porto velocemente una mano sui pantaloni che apro e faccio scendere in terra insieme ai miei boxer, lasciando libero il mio sesso turgido di mostrarsi agli occhi della Femmina artefice di quell’eccitazione…
Lei continua a guardarmi, mi avvicino maggiormente a Lei togliendo una mano dal suo fondo schiena per portarla alla mia bocca dove inizio a leccare e bagnare bene bene due dita, Lei guarda…porto le dita bagnate sul suo sfintere ed i suoi occhi tornano ad essere eccitati impauriti, due giri sul suo buchino con un dito bagnato e smetto…, allineo il cazzo a quella fica dal mantello nero e l’infilo dentro fino alla radice… Barbara non mi guarda più, Barbara stà godendosi l’orgasmo della paura eccitazione sopraggiunto solo con la penetrazione…, mi fermo un’istante dentro di lei per godermi totalmente quelle calorose pulsazioni che avvolgono il cazzo…, ricomincio l’andirivieni con Barbara che non mi guarda, emette solo mugolii strozzati appena un’altro orgasmo l’assale sconvolgendole la fica che sembra avere le convulsioni sul mio membro che vuole solo sparare il suo seme, ma le parole smorzate di Lei:
-- No dentro no… --
Mi sfilo velocemente, l’Infermiera si gira immediatamente ed inginocchiandosi verso di me, prende il cazzo rosso/violaceo in mano masturbandolo per pochi attimi prima di vederlo spruzzare il suo seme a forti getti verso il pavimento…, si ferma, lo stringe come se non volesse perdersi neanche la più piccola palpitazione di quell’eruzione di piacere…, non spruzza più eppure Barbara continua a tenere il mio cazzo in mano ed a stringerlo sempre con maggior pressione fino a farmi male che mi porta a dirle basta.
Mi guarda con occhi dolci, mi sorride, si alza e prima di ricomporsi mi da un piccolo bacino sulle labbra, poi mi dice:
-- Mi sembra di avertelo già detto che non t’immaginavo così!!--
Le chiedo spiegazioni mentre mi rivesto, ma come immaginavo non ricevo risposta, solo un sorriso…mi allungo prendo lo scatolone di provette ed usciamo dal magazzino, porto il pacco dentro il centro Donazioni, saluto tutti ed esco sorridendo pensando che per il secondo prelievo non mi hanno offerto la colazione.
Dopo 2 ore che sono uscito le mando un sms, con su scritto “posso scrivere quanto accaduto oggi e pubblicarlo su Milù? “
La risposta arriva alle h. 14 (credo appena finito il turno di lavoro), riportando il seguente testo “si certamente, sono proprio curiosa di vedere come mi descrivi. Ma stai attento a quello che scriverai perché altrimenti la prossima volta saprò io dove infilarti l’ago!!! :-) ”
Alle h. 15,30 arriva un altro suo messaggio “ I tuoi racconti mi sono piaciuti con questa graduatoria: Al Convento - Aveva Iniziato - Il Movimento fa bene - Aveva Iniziato (2° parte) piaciuto poco - per L’iniziazione ti darò il parere quando avrò letto il finale.”
Cinque minuti dopo ancora un suo messaggio” Se vuoi informazioni più dettagliate dobbiamo incontraci per parlarne a voce. LO DIRAI A LunaMaria??

 
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