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Amore lontano

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Aragorn
view post Posted on 24/4/2009, 14:31




Quando aveva ricevuto la sua lettera Valeria si ricordava appena di quel collega del marito che qualche tempo prima era venuto a farle visita con la richiesta di informazioni e consigli sul soggiorno a Bruxelles. Si, lei aveva vissuto a lungo in quella città e poteva dargli qualche indicazione utile, gli aveva segnalato gentilmente alcuni locali e indicato anche qualche nome di conoscente cui far riferimento. E si ricordava solo che lui aveva dei baffi scuri un po' a spiovente che le piacevano. Adesso le scriveva per ringraziarla del gentile aiuto raccontando alcuni particolari dei suoi impegni di lavoro e accennando al senso di solitudine che lo prendeva certe sere. Valeria aveva raccontato al marito di quella lettera e in quell'occasione il marito aveva accennato al fatto che in realtà nessuno sapeva granché della vita del loro collega Enrico, che era forse troppo riservato e un tantino misterioso. La cosa sarebbe finita lì se, per via di un momento di noia e di curiosità, Valeria non si fosse decisa a rispondere alla lettera di Enrico. Poche righe di cortesia con un invito finale: a farsi vivo magari con una nuova lettera, specialmente se certe sere si sentiva troppo solo e aveva voglia di pensare a qualcuno. Pochi giorni dopo lei ricevette una lettera che la colpì in modo particolare perché accennava con una certa malinconia a un senso di solitudine profonda ma riusciva anche a descrivere con allegria la sua vita di tutti i giorni e contagiava simpatia e voglia di vivere. Fu così che lei rispose ancora una volta e cominciarono a darsi del tu e a entrare in confidenza. In un mese si scrissero sei o sette volte, proprio a stretto giro di posta, come degli amici intimi che ormai si confidano proprio tutto. E a Valeria tutto questo ricordava certe amicizie delle sua adolescenza, le letterone-fiume che inviava a dei ragazzi, il parlarsi addosso. Con suo marito non ne aveva più parlato, quella corrispondenza ormai era un suo fatto privato davvero speciale.

Quel giorno in cui, a sorpresa, Enrico le telefonò dicendole di essere in città per una riunione di lavoro cogli altri dirigenti e chiedendole se potevano incontrarsi in mattinata prima della riunione, Valeria disse solo: " Fra un quarto d'ora sono al tuo albergo", sentendosi di colpo felice come una ragazzina al primo amore. Appena lo vide nella hall lo abbracciò decisa, poi disse

" portami nella tua camera...". E quando si ritrovarono con la porta chiusa alle loro spalle, abbracciati teneramente, successe in pochi minuti una cosa che li stupì entrambi, come se una scossa particolare avesse colpito tutti e due dando il via libera alla passione . C'era una frenesia speciale nei gesti di entrambi, un modo urgente di toccarsi e di esplodere. Lui sembrava voler mordere le sue tette tanto le succhiava con slancio, le sue mani riuscivano a penetrare di colpo fra le cosce e le natiche violandole, due dita si infilarono subito nel culo di Valeria facendola fremere. E lei gli disse che lo voleva succhiare, subito, lì per terra, inginocchiata sul tappeto. Enrico la invitò a darsi da fare con un lampo di libidine negli occhi, poi fu brutale: mentre lei si prendeva in bocca il suo cazzo cominciò a strattonarla, a tirarla per i capelli, a spingere la sua testa avanti e indietro in modo da penetrare più a fondo nella sua bocca. Valeria non fece nulla per opporsi, anzi sentì che lei voleva proprio essere trattata così, con la rabbia del desiderio più urgente , senza nessun ritegno. E gli si offrì e lo provocò a sua volta, assumendo pose oscene, ricorrendo a parole spinte, eccitandolo in tutti i modi. Furono quasi due ore di follia erotica, senza trovare il tempo per parlare e per riposarsi, in uno slancio tutto speciale, morboso A Valeria sembrava di vivere in prima persona le scene di alcuni films porno che l'avevano particolarmente turbata nel corso della visione. Non credeva di poter essere così calda e così oscena, pur essendo una donna senza pregiudizi e ben disposta verso il sesso non aveva mai vissuto delle sensazioni così intense in cui si facesse del sesso puro per la sola voglia di farlo. Enrico si rivestì in fretta per andare alla sua riunione, salutandola rapido senza dire altro. Chissà quando si sarebbero di nuovo rivisti, nessuno dei due ne aveva parlato e lui sarebbe tornato a Bruxelles subito dopo la sua riunione.

Solo dopo, ritornando a casa e ripensando a tutto quel che era successo e a quel raptus erotico che era esploso dentro di lei, Valeria si chiese cosa stesse accadendo. Certo, prima avrebbe potuto parlare di un bisogno d'amore sentimentale, per via di tutte quelle lettere scritte a un semi sconosciuto, comunicando sogni e fantasie, come nei diari delle ragazzine. Ma adesso che si era comportata, per la prima volta in vita sua , come pensava avrebbe potuto comportarsi una vera grande puttana, sapeva solo che le era piaciuto moltissimo e che forse non era amore, era qualcosa che la turbava e la affascinava di più dell'amore.

Scrisse un biglietto per Enrico. " Non mi era mai successo di godere

così. Mi sto masturbando come una pazza ricordando il piacere che mi hai dato. Mi hai fatto sentire come una puttana, ma forse lo volevo più di te. ". E di colpo decise che doveva inventare una scusa plausibile e andare lei a Bruxelles, in fondo aveva amici e conoscenti, non era difficile raccontare al marito la storia di un invito, un matrimonio di un 'amica ad esempio. Si prese solo qualche giorno di tempo per abituare il marito all'idea e avvisare anche Enrico, avrebbe voluto fare una vacanza abbastanza lunga ma in fondo poi Enrico stesso sarebbe stato preso dai suoi impegni di lavoro e non avrebbe potuto liberarsi più di tanto. E così si accontentò di una sola giornata.

Quando Enrico andò a prenderla all'aereoporto lei avrebbe voluto subito baciarlo e abbracciarlo ma temeva di essere riconosciuta da qualcuno, così si trattenne. Ma solo fino a quando entrarono in macchina e lui mise in moto per portarla a casa sua.

"Fammelo vedere, tiralo fuori..." gli sussurrò all'orecchio mentre guidava. E un attimo dopo cominciò a impugnarlo e a masturbarlo, mormorando che aveva una voglia pazzesca . Si chinò per prenderlo in bocca e succhiarlo, Enrico ebbe un fremito, perse un attimo il controllo della guida e infine la pregò di smettere. Ma continuarono a parlarsi addosso lungo la strada.

" Ho voglia di fare tutto, davvero... tutto quello che ti viene in mente..." disse con allegria. Enrico rise e si divertì a sua volta a descrivere quello che le avrebbe fatto, iniziando con il succhiarle la fica mentre le avrebbe messo un dito nel culo, poi.- ebbe un attimo di incertezza- l'avrebbe bendata. Valeria rispose insinuando che era un porco e che la voleva bendare perché era già d'accordo con altri amici perché se la scopassero anche loro. Lui replicò ridacchiando che non ci aveva pensato ma che gli sembrava un'ottima idea.

"Ti piacerebbe? Lo faresti davvero?" gli chiese Valeria, che sembrava a sua volta eccitata dall'idea. Enrico le disse allora di descrivere cosa avrebbe fatto se si fosse trovata con altri uomini e lei cominciò a dire che voleva essere presa da dietro mentre succhiava un altro cazzo.

"E io?" chiese Enrico.

"Anche tu...due cazzi insieme da succhiare...." gli rispose, chinandosi di nuovo per prendersi in bocca l'uccello durissimo. Lui aggiunse che voleva fotografarla, poi inserì nella scena un'altra donna. "Ma io non sono lesbica...", disse lei, poi si rese conto che in realtà anche quella fantasia stava turbando ed eccitando il suo desiderio in un modo speciale, confessando che era davvero pronta a tutto. Era un gioco, certo, ma era anche un modo per mettere a nudo le loro voglie e riconoscersi insieme come complici e amanti, in cerca di nuove esperienze. E quando poi arrivarono nel residence dove Enrico alloggiava lei notò che una giovane cameriera guardava il suo amico in un modo abbastanza confidenziale, malizioso.

"Scommetto che te la sei fatta..." gli disse, mentre erano in ascensore. E aggiunse, tornando a prendergli il cazzo in mano, che doveva essere brava a succhiare, con quel tipo di labbra che si ritrovava.

"Sono sicuro che succhierebbe volentieri anche la tua fica..." sussurrò Enrico. E disse di colpo, guardandola negli occhi, che se lei voleva poteva chiamarla.


"Dopo..." rispose Valeria. E non era una scusa per prendere tempo, fu davvero di parola. Di nuovo, ritrovatasi nuda sul letto, si accorse che il suo godimento non sembrava mai aver fine. Enrico aveva tirato fuori da un cassetto un vibratore e la macchina fotografica, lei si era messa a ridere ma aveva subito accettato quel nuovo gioco, fremendo ogni volta che il vibratore sfiorava il clitoride dandole una improvvisa scossa di piacere. E dopo che lui l'aveva fotografata mentre si infilava lei stessa il vibratore nel culo e si masturbava, disse con la voce roca: " Adesso, chiama quella ragazza...", accelerando il ritmo della masturbazione fino a esplodere nell'orgasmo mentre lui le diceva che era davvero una porca. E non ebbe nessun imbarazzo nel farsi trovare nuda sul letto e sorridere con malizia alla nuova arrivata, sentì subito un brivido di piacere quando lei prese a succhiarle i capezzoli e a infilarle due dita nella fica. Poi la rovesciò sul letto e cominciò a sua volta a leccarle la fica, mentre Enrico si piazzava dietro di lei e la scopava con forza.

Più tardi si fece fotografare mentre lesbicava e non provò nessuna gelosia nel vedere il suo amante che si dava da fare con quella giovane cameriera, anzi si ritrovò di nuovo al suo fianco nel prendere d'assedio il corpo della ragazza e dividersi ogni centimetro della sua pelle insieme a Enrico. Non si aspettava però che a un certo punto lei cominciasse a infilare prima due dita, poi tre, poi una quarta nella fica. Si rese conto a un tratto che la mano intera della ragazza, chiusa a pugno, la stava penetrando. Ebbe un grido di piacere, sentì che in quel momento Enrico tormentava i suoi capezzoli sfregandoli forte, erano sensazioni intense, irrefrenabili. Lui finì con il goderle sul viso, schizzandole lo sperma sulle labbra, la cameriera si avvicinò a sua volta e prese a leccare le gocce di sperma, poi la baciò in bocca. E godette ancora una volta.

Quella volta cercò di parlare più a lungo, di capire come mai sentisse tutta quella voglia di lasciarsi travolgere e di perdere ogni inibizione. " Forse é stata la lontananza a scatenare queste emozioni... io per primo credevo che fosse un amore impossibile, ci pensavo sempre, lo caricavo di significati...e quando é successo é stato come un terremoto..." osservò lui. Già, in fondo era come se tutto fosse impossibile e dunque, per il fatto stesso di essere accaduto, diventasse così eccezionale da rendere possibile tutto,proprio tutto, con la sensazione dell'occasione irripetibile.

Fu con questa convinzione che ritornò a casa e da suo marito senza nutrire un particolare senso di colpa. In fondo, pensava Valeria tra sé, era proprio un'avventura segreta che così come era iniziata poteva avere fine, senza lasciare traccia se non nel ricordo speciale che di essa avrebbe coltivato. E a parte qualche bigliettino intimo che rievocava i loro momenti o qualche rapida telefonata di tanto in tanto, non le capitò di rivedere Enrico per due mesi di seguito. Poi lui la chiamò per avvisarla che avrebbero potuto vedersi il giorno dopo perché sarebbe stato nella sua città per un ennesimo incontro di lavoro tra dirigenti. E Valeria decise che si sarebbe recata all'appuntamento senza indossare mutandine, pregustando la scena della sorpresa. Quando però salì nella camera d'albergo di Enrico e bussò alla porta, non fu lui ad aprirle ma un altro uomo., che le sorrise e le spiegò che non aveva sbagliato camera. Enrico sarebbe tornato fra pochi minuti, intanto lei poteva

certo attenderlo senza problema.

Valeria si sedette sul divano e si accese una sigaretta, sentiva su di sé lo sguardo di quell'altro uomo e lo guardò a sua volta constatando che era un uomo interessante per i lineamenti del viso e il modo di fare energico. Lui ruppe il ghiaccio di colpo dicendo che Enrico gli aveva parlato molto bene del suo temperamento sessuale e che ne era rimasto incuriosito. Poi la guardò negli occhi e disse che voleva fare l'amore con lei.Valeria rise e cercò di nascondere il suo imbarazzo.

"Ma non ci conosciamo nemmeno..." osservò.

"Anche con Enrico non vi conoscevate o quasi..." rispose lo sconosciuto, mostrando di essere a conoscenza dei particolari della loro relazione. Poi disse ancora che, se proprio non voleva, avrebbe accettato di lasciarlo lì a guardare quando fosse rientrato Enrico? E Valeria non seppe cosa dire, l'idea le sembrò improvvisamente eccitante ma non se la sentiva di ammetterlo. Così disse in modo enigmatico: " Può darsi... ". E lo sconosciuto capì di aver segnato un punto a suo favore. Ne approfittò subito per aggiungere: " Hai capito che mi piace guardare... perché non ti spogli? ".

La risposta di Valeria fu improvvisa ed esplicita. Aprì le gambe al massimo sollevando la gonna, in modo da far vedere che non aveva mutandine e mostrare la fica che si stava bagnando per l'eccitazione. "Leccami..." sussurrò, decisa ad abbandonarsi a quello sconosciuto.

Enrico entrò in camera proprio in quel momento, in tempo per sentire la proposta di Valeria e osservare le sue cosce aperte . Non disse niente, le si accostò e guardò un attimo in direzione del suo amico. Questi si inginocchiò rapido e si chinò per infilare la lingua tra le labbra della fica di Valeria, che cominciò subito a sussultare e cercò con le mani di impadronirsi subito anche del cazzo di Enrico. Ma lui si scostò e disse che voleva guardare, andando a sedersi accanto a loro. Intanto il suo amico aveva sbottonato i pantaloni per masturbarsi mentre succhiava la fica di Valeria e a un tratto fu molto rapido, si sollevò un attimo, puntò il cazzo in direzione del sesso della donna e la penetrò., sollevando poi in alto le gambe di Valeria.

"Sto godendo... sto godendo..." cominciò a dire lei, cercando con lo sguardo Enrico e quasi implorandolo con gli occhi di fare qualcosa a sua volta. Poi esplose nell'orgasmo e non capì più niente per una decina di secondi. Enrico si era avvicinato a sua volta, lei però cercò di prendere in bocca il cazzo del suo amico come in segno di sfida o di invito nei confronti del primo amante. E a quel punto Enrico smise di stare a guardare e si mise dietro di lei per scoparla. Valeria sentiva il cazzo dello sconosciuto che le scivolava fino in gola e quello di Enrico che la pistonava con forza nella fica, ormai era completamente travolta da quel gioco e non le interessava altro che godere ancora. Per un istante pensò che in fondo non sapeva nemmeno come si chiamasse quello sconosciuto e la cosa le sembrò buffa, poi pensò che aveva un gran bel cazzo che le riempiva la bocca e questo era davvero importante e si eccitò ulteriormente pensando che lo avrebbe chiamato super-cazzo. Era una situazione che aveva immaginato talvolta di poter vivere, alle prese con due cazzi, adesso che la stava vivendo le appariva tutto facile e allegro. E fu lei, in un secondo momento, a proporre di essere presa anche nel culo, in modo da poter essere penetrata insieme davanti e dietro e sentirsi riempita fino al punto estremo.

Fu lei che si trovò a prendere in bocca tutti e due i cazzi divertendosi a farli strusciare l'uno contro l'altro, fu sempre lei che volle ricominciare per la terza volta dopo aver spompato entrambi i suoi amanti.

Alla fine, quando si salutarono, Enrico disse una frase che non capì del tutto nelsuo significato. " Se ti cerco ancora verrai a raggiungermi lo stesso? ",disse infatti. E Valeria non capì perché avrebbe dovuto dirgli di no se finora si erano trovati d'accordo nel rivedersi. Ma lo capì pochi giorni dopo quando suo marito le disse che quel suo collega Enrico era scappato misteriosamente, forse perché aveva commesso degli illeciti ed era sospettato. Valeria avrebbe voluto saperne di più ma non voleva che il marito si insospettisse. Adesso però aveva chiara una cosa rispetto a quell'ultimo messaggio di Enrico. Lui l'avrebbe cercata ancora, da qualche posto sconosciuto. E lei? Lo avrebbe incontrato ancora,ne era certa.

 
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