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Due amiche e un pomeriggio d'estate - 1a parte

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Aragorn
view post Posted on 26/4/2009, 14:23





Questo è il racconto di una delle prime esperienze che hanno contribuito allo sviluppo della mia identità bisex. Il fatto mi capitò nell’adolescenza, periodo in cui ero legatissima ad Arianna, la cara amica con cui in seguito condivisi le prime indimenticabili esperienze di piacere saffico. Arianna aveva la mia stessa età, ci eravamo conosciute il primo anno di ginnasio, e veniva da una famiglia alquanto agiata. I suoi genitori erano una coppia moderna e giovanile e avevano trasmesso alla figlia quel modo di fare decisamente aperto che faciliterà le nostre esperienze. Arianna viveva un una distinta villetta con piscina fuori città, e quell’anno attendemmo con ansia l’arrivo della bella stagione per poter trascorrere i torridi pomeriggi a bagno parlando del più e del meno. Quel giorno giunsi come al solito a casa sua in motorino, in un attimo mi liberai di canottierina, pareo e infradito e mi tuffai con lei in acqua. Dopo qualche tempo fu lei a la prima a mettersi in topless, io subito la imitai e si faceva il bagno felici a seni nudi. In seguito fu sempre lei a proseguire il gioco: “senti Sonia, io e te ci siamo già viste nude vero?” risposi affermativamente perché era gia successo qualche volta. Quindi lei: “allora ti andrebbe di levarci anche gli slip?”, io seppure un po’ timorosa feci scendere le mutandine e le sfilai e anche lei in un attimo fece lo stesso mostrandomi con naturalezza il suo pube liscio e nudo. La situazione di confidenza e intimità che si era stabilita fra noi in quei momenti mi rendeva confusa e felice, e ancor più lo fui quando decidemmo si salire entrambe su un piccolo canotto gonfiabile. Per agevolarle l’accesso alla precaria imbarcazione ridendo la spingevo prima per i fianchi quindi per i suoi bei glutei sodi mentre lei, nell’ilarità di entrambe, mi mostrava da vicino la sua intimità. Un istante dopo le mie mani scivolarono sulla carne bagnata delle sue chiappette che si scostarono facendomi finire con le dita fra i glutei e con l’indice involontariamente appoggiato all’apertura del forellino anale. Arianna fra le risa emise uno strilletto ambiguo ed io mi affrettai subito a chiederle scusa mentre finalmente lei sia accomodava nel canotto. Quindi salii io stessa, con lei che mi dava la mano, rendendomi conto come lo spazio a disposizione fosse assai esiguo. Ridendo felici ci adattammo ed io fui costretta a sedermi di fronte a lei a gambe aperte, con i miei piedi a cingerle i fianchi e le cosce divaricate che le palesavano la mia intimità. I suoi piedi erano premuti di necessità al mio interno cosce, a non molta distanza dalla mia patatina e devo dire che il contatto così intimo della pelle dei polpastrelli delle sue dita e delle sue piante mi generava una sensazione strana ed inattesa. Mi resi conto che la posizione e la sua pressione aveva dischiuso le mie labbra vaginali da cui emergeva, bello roseo, il bottoncino clitorideo. Le chiesi se la situazione le dava fastidio, ma lei, quasi offesa dal fatto che avessi dubitato della nostra totale assenza di pudori, alzò una gamba e, messala fuori del canotto con il piede a bagno mi mostrò la sua vagina anch’essa aperta. “Dimmi tu se dovremmo vergognarci di due patatine belle così!” fu il suo spiritoso commento. Così passammo del tempo, a parlare di tutto e ad abbronzarci. Ogni tanto cambiavamo posizione per non indolcirci ma si finiva per essere sempre a strettissimo contatto fisico, quando io tirai fuori le gambe dalla barchetta lei appoggiò i suoi piedi al mio addome ed in quel momento mi accorsi che il tocco delle sue piante nude, il movimento delle sue dita non lontano dall’attaccatura dei miei seni ed il fatto di vedere i nostri corpi nudi e ostentati l’un l’altro mi generava una autentica sensazione fisica di piacere. Fu in quel momento che decise d’un tratto di uscire dall’acqua e di andare a farci una doccia. Se dapprima ci rimasi male, poi mi adeguai e sempre correndo festosamente uscimmo dalla piscina ed entrammo in casa. Ovviamente non ci passò neanche per l’anticamera del cervello di indossare qualcosa e giravamo allegramente per casa nude e scalze, allagando il tutto. Sorseggiammo un’aranciata fresca direi oscenamente stese sul divano, mostrando tutto quel che di intimo c’è da mostrare, poi ci alzammo e ci avviammo a fare la doccia. Fu in quell’istante che udimmo un rumore dall’ingresso e la voce di Simona, la mamma della mia amica, che la chiamava. Agitate ci guardammo, nude come eravamo e con la casa praticamente allagata. “Cos’è questo lago, Arianna?” fece Simona con l’aria di chi la sa lunga. “Ah si Mà, c’è Sonia, ci siamo fatte un bagno”. “Dove sei Ari, fatti un po’ vedere!” da queste parole capii che Simona, notati i bikini e le ciabattine abbandonati a bordo piscina, voleva beccare la figlia nel pieno dell’atto “osceno”. “Vedi mamma, veramente…” “Veramente avete fatto il bagno con le passerine all’aria, ho capito tutto sapete?”. Nella sua voce c’era una vena scherzosa e Arianna, rinfrancata, uscì dal bagno e si mostrò a sua madre. “Ah eccoti! E dov’è quell’altra naturista?” ovviamente si riferiva a me: “scusaci Simona, sono qua, adesso arrivo eh!” e nel mentre tentavo di arraffare un asciugamano per coprirmi almeno il pube. “No no fatti vedere in quello stato che sei!”. Simona ci si avvicinò ed inevitabilmente mi vide completamente nuda a fianco a sua figlia. “Con le tettine all’aria vi avevo già beccate una volta, ma il nudo integrale mi mancava!” e così Simona si sciolse in una bella risata che ci fece piacere. “Non vi chiedo tanto, ma almeno mettetevi le infradito, a piedi nudi si cade” e così dicendo ci mise davanti le ciabattine raccolte fuori che subito calzammo, io le sue lei le mie. “E ora sotto la doccia, forza!” e ci spinse verso il bagno; noi, docili, eseguimmo l’ordine e con naturalezza ci infilammo insieme sotto la doccia. “Ma perché insieme! Ma sarete mica lesbiche?” la battuta ci fece sorridere e, scambiato uno sguardo d’assenso con Arianna uscii dal box. Attendendo il mio turno continuai a parlare con Simona, come al solito estroversa e aperta con quel suo cameratismo tutto femminile. “Lo sai, voi due siete venute su proprio su bene, due belle patatine carnose, siete donne ormai!” ascoltavo queste parole in piedi davanti a Simona, imbarazzata per la mia nudità ma anche ammirando i suoi modi moderni, quasi da coetanea, di affrontare certi argomenti. Arianna uscì dalla doccia, mostrando la bellezza del suo giovane corpo nudo, ed in quel momento decisi che l’avrei fatto. Entrata nella doccia, finalmente sola nel bagno, lasciai che le mie dita soddisfacessero il mio bisogno di piacere. All’epoca non mi masturbavo ancora molto. Lo facevo in genere quando ero tesa, senza fantasie erotiche esplicite, alla sera prima di dormire. Ricordo che quella volta tutto fu molto naturale, e forse non realizzai neppure la stranezza di farlo pensando ad un’altra ragazza. Le immagini di Ari nuda, del suo culetto aperto del suo ventre piatto e della sua vagina tranquillamente ostentata ai miei occhi mi condussero in breve all’apice del piacere. Esplosi al pensiero di avere la mia amica là con me, e aprii le cosce e spinsi in fuori il bacino come a volerle offrire il frutto turgido del mio piacere.
Dopo qualche minuto indossavo di nuovo il pareo e le infradito con cui ero giunta. Ari mi aveva prestato un suo completo intimo. Me ne stavo andando e sulla porta salutai Simona; un istante prima che uscissi mi fermò: “Sai Sonia, a parte gli scherzi, quando si fa il bagno nude bisogna fare attenzione a due cose: primo, a che non ci sia qualche guardone che vi sta spiando. Secondo, a non scottarvi le patatine! Sono parti sensibili, se le ustionate sono dolori.” E poi mi disse, sottovoce: “e poi se vi ustionate là per un bel po’ non potete nemmeno più accarezzarvi!”. Rimasi sbalordita dai suoi modi: “Simona, che dici?!” e lei, tagliando corto: “non c’è nulla di male a farsi ogni tanto qualche ditalino, lo faccio anch’io. Ma credo proprio che mia figlia se ne faccia ben più di uno ogni tanto! E spero bene che tu non sia da meno…”. E così me ne andai, frastornata ed eccitata da queste inattese parole e nei giorni che seguirono dovetti ripetutamente ricorrere all’autoerotismo per placare la mia eccitazione.
 
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