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Una donna perfetta

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Aragorn
view post Posted on 5/5/2009, 15:11




Una donna perfetta
La vedevo tutti i giorni seduta alla fermata del tram, probabilmente lavorava in uno dei palazzi lì vicino. Io ero subdolamente attirato da lei, non so per cosa o per come; forse perché eravamo gli unici ad attendere l’ultima fermata e quindi, non avevo altro che guardare, ma era una bugia, ero semplicemente solo e lei sembrava altrettanto.
Era una signora sulla quarantina dalla carnagione abbronzata e dalla statura minuta che amava – questo lo pensavo io – abbigliarsi in modo provocante, con vestiti che lasciavano intravedere il corpo ancora ben tenuto, nonostante gli anni. L’espressione era altera, come quella di una matrona romana e i solchi attorno agli occhi tradivano un passato di sofferenza. Era una donna che esteriormente combatteva ancora con il trascorrere del tempo, ma dentro si stava man mano abbandonando all’inevitabile destino della solitudine.
Percepivo, mentre eravamo entrambi fermi in piedi davanti alla fermata, il suo sguardo grave, cadere furtivo, come quello di una spia, su di me, e io pure stentavo a trattenermi dal fare lo stesso. Era una specie di simbiosi che ci attraeva, come due corpi che irrimediabilmente si sarebbero avvicinati anche se lontani, lo sentivo dentro che prima o poi sarebbe accaduto. Infatti, una sera, incrociammo gli sguardi ed entrambi scoppiammo a ridere; era crollato quel muro che fino ad allora ci aveva separato. Accolsi con entusiasmo il suo improvviso desiderio di parlare, come fosse stata un fiume in piena, uscito con tutta la sua forza dagli argini. Fui indubbiamente felice quando m’invitò a casa sua l’indomani, ma una sorta di irrequietezza si agitata dentro di me ed io faticavo a nasconderlo. Come tutte le donne che hanno un passato di amori e delusioni, prima o poi lei si sarebbe accorta del mio nervosismo e allora, io non avrei avuto alternative o continuare la mia storia con lei oppure uscire per sempre dalla sua vita. Comunque accettai l’invito e la sera seguente ero davanti alla sua porta con lei a fianco. Armeggiò con le chiavi di casa visibilmente agitata e, una volta aperto, fece strada nel suo piccolo appartamento, accendendo stanza per stanza ogni luce.
Abitava in un bilocale molto accogliente e sobrio, pulito e dai colori malinconici, una specie di espressione esteriore della sua personalità - se avessi dovuto immaginare la sua casa sarebbe stata esattamente uguale a questa.
Chiese gentilmente cosa volevo da bere e io risposi che andava bene quello che c’era, avevo la gola secca e faticavo a dire qualsiasi cosa.
Venne con qualcosa di alcolico, che non capivo cosa potesse essere, ma andava più che bene per scuotere gli animi. Mandai giù altri due bicchieri della stessa cosa e lei fece lo stesso e l’ambiente si scaldò notevolmente. Seduti sul divano smettemmo di parlare ed iniziammo a flirtare e dopo poco la sua mano s’insinuò tra i miei pantaloni. Rimasi impassibile, guardandola negli occhi e lei si avvicinò per baciarmi. Il bacio fu un istante lunghissimo in cui le nostre labbra si sfiorarono, anche se dubito che nessuno dei due sapeva esattamente cosa stava accadendo; i nostri pensieri erano stati accantonati e solo i nostri sensi, avevano la meglio. Sbottonò i miei pantaloni e con una piccola mano circondò il mio pene, accostando la bocca al sesso. Accolsi il contatto con un gemito di piacere; la mia amante sapeva come appagare un uomo. In quel rapporto non feci altro che infilarle le dita tra i capelli, accarezzandole la testa, dimostrandole tutta la riconoscenza che avevo, per quell’immenso godimento che stava concedendomi. Infine, in un i caos mentale di sensazioni, eiaculai tra le sue labbra; ero come sospeso in mezzo allo spazio ed il resto della stanza era scomparso. La guardai dall’alto in basso, mentre con il dorso di una mano si levava lo sperma dalla bocca. Era una donna infinitamente condiscendente e mai un’altra avrei trovato come lei. La sollevai e la portai in camera da letto. La carta da parati alle pareti era rosa chiaro e l’ambiente molto luminoso. Sul letto un piccolo peluche dal pelo bianco e morbido vegliava l’alcova dell’amore di quella donna fantastica. Tolsi i pantaloni e lei fece lo stesso con la gonna. Sotto non aveva nulla. La sua rosa era folta e cespugliosa e toccandola sentii con piacere che era bagnata. La misi carponi sul letto e la penetrai da dietro il più dolcemente possibile. Lei all’inizio incurvò la schiena e gemette, poi si abbandonò completamente al piacere del rapporto. Eravamo entrambi rapiti da quella forza che unisce gli amanti, in un connubio di emozioni che trascina gli animi all’apice del godimento. Le mie mani stringevano i suoi fianchi ridondanti, mentre la massa scura e scompigliata dei suoi capelli le copriva il viso in una nuvola di onde colorate. Lei accolse dentro di se il mio pene come fosse linfa vitale, sprigionando desiderio da ogni parte del suo corpo. In perfetta complicità, alla fine, giungemmo simultaneamente all’inevitabile orgasmo, dal quale non potemmo trattenerci dal prorompere in un grido, smorzato solo dai nostri respiri. Mai prima ero stato meglio con una donna e tanto appagamento avevo provato in un rapporto. Adagiati sul letto crollammo in sonno profondo, una tra le braccia dell’altro. Questo fu l’inizio della nostra breve, ma intensa storia, perché di lì ad un mese tutto ebbe fine. Io smisi di rispondere alla sue chiamate ed ai suoi messaggi e man mano lei scomparve per sempre dalla mia vita. Forse cambiò lavoro o città, ma alla fermata del tram non la rividi mai più. Ricordo volentieri però i brevi momenti passati con lei, perché mai in tutta la mia vita una donna si sarebbe concessa come lei in quei trenta giorni.
 
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