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Il giusto castigo

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Aragorn
view post Posted on 5/5/2009, 15:15




Erano due giorni che avevo la febbre e mi assentavo da scuola.

Ormai erano le undici del mattino quando suonò il campanello…

Andai ad aprire ed era il mio ragazzo con in mano un mazzo di rose.

Posai le rose in un vaso nel salone e mi andai a rimettere a letto.

Leo mi seguì.

-“Allora stai prendendo qualche medicina?”-

Ed ecco che di nuovo si preoccupa troppo…lo sapevo…

-“No tanto non dovrebbe essere nulla di grave”_

-“Hai misurato la temperatura?”-

Uffa!Di nuovo in versione mammina dell’anno!! No!

-“No non l’ho misurata!”-

-“lo sapevo…te lo dico sempre che devi stare attenta alla salute e invece…”-

-“E invece?”-

-“E invece fai sempre come vuoi!”-

-“Sai che volendo potrei trovare il modo di fare a modo mio?”

-“Ah si!?”-

-“Si!”-

-“Allora fammi vedere mammina!”-

E lo guardo con negli occhi un velo di sfida.

-“Tanto per cominciare qui dentro fa troppo freddo…e con tutte queste coperte non farai altro che farti alzare la febbre.”-

Se ne va dalla camera portandosi via metà delle mie care coperte…

E torna trascinando la stufa della cucina.

Passa qualche minuto e…

-“beh in effetti si sta meglio”-

-“ok, ora passiamo alla fase 2…”-

-“Cioè?”-

-“misuriamo la temperatura!”-

Metto il termometro sotto la lingua, ma lui viene e me lo sfila dalle labbra.

-“No cara, hai avuto la tua occasione, l’hai sprecata ed ora ti curo a modo mio!”-

-“e sarebbe?”-

-“Intanto alzati dal letto, ma metti le pantofole altrimenti prenderai freddo.”-

Sistema un cuscino sul bordo del letto e…

-“Ok, ora sdraiati col busto sul letto lasciando le gambe fuori.”-

-“Ma!?”-

-“Niente ma…fai come ti ho detto altrimenti torno a casa.”-

Un po’ imbarazzata mi sdraiai come aveva detto e grazie al cuscino sotto la pancia il mio culetto avvolto dai pantaloni del mio pigiama rosa, faceva bella mostra di se.

Leo era dietro di me…

-“Sai che così mi fai venire una certa voglia…?”-

-“Beh fattela passare che non sono in vena…”-

-“Ok, ok….era solo un’affermazione, stai calma!”-

Portai le mani al viso…e beh si, effettivamente scottavo.

Sento le mani di Leo sull’elastico dei pantaloni, poi sotto l’elastico dei pantaloni…

-“Sei freddo!”-

-“No Amore, sei tu che scotti!”-

Ormai non obietto più.

Mi sfila i pantaloni, so che mi sta fissando, che già immagina cosa nasconde la seta nera delle mutandine…

So che immagina i miei glutei chiari e morbidi, la mia passerina depilata e bagnata…

Abbassa completamente i miei pantaloni, li sento scivolare tra le cosce, sfiorare le ginocchia e fermarsi sul pavimento.

Le sue mani dalle caviglie risalgono sfiorando le gambe…

Mi palpa tra le cosce, sale sui glutei, le sue dita si intrufolano tra il nero del tessuto ed il bianco della mia pelle infuocata.

Afferra i bordi degli slip e fa scorrere anche quest’ultimi sulle mie gambe fino a fermarsi sulle caviglie.

Alzandomi prima un piede e poi l’altro libera i miei movimenti dalle ingombranti vesti.

Ora poteva chiaramente vedere l’effetto delle sue provocazioni…

La mia passerina era ormai un lago.

-“Non eri in vena giusto? Allora beh sarà meglio misurare la febbre e non pensarci più!”-

Stavo per lasciarmi sfuggire una parola di disappunto, ma non volevo dargliela vinta, anche se avrei voluto dargliela eccome….

-“Bravo vedo che hai capito!”-

Sento che sta sbattendo il termometro per farlo calare.

Ha smesso.

S’inginocchia dietro di me e con le mani mi costringe a divaricare le gambe…

Sento la punta fredda del termometro premere sul mio buchino.

-“Leo!è gelido!”-

D’istinto serro le gambe.

Sento la sua mano intrufolarsi tra le grandi labbra e bagnarsi dei miei umori…mugolo di piacere.

-“Anche la mia mano è fredda ma non sembra procurarti fastidio, quindi ora divarica le gambe e con le mani allarga quel buco!”-

Il tono s’era fatto serio ed io, sempre più imbarazzata eseguii l’ordine.

Infilò il termometro nella mia passerina bollente, poi lo estrasse e ricominciò a spingere sul mio buchino.

Restai cinque minuti in quella posa oscena con il termometro che fuoriusciva quasi completamente dal mi sedere abusato e con un rivolo d’umori che colava lungo le cosce.




Estrasse poi il termometro e costatato che avevo trentanove di febbre disse che mi avrebbe portato una tachipirina, aggiungendo però di non muovermi da quella posizione.

Tornò e si mise a scartare qualcosa.

Mi divaricò di nuovo le gambe e mi infilò una supposta spingendola su con il dito che introdusse completamente.

-“Ahh!”-

Mi feci sfuggire un gridolino a metà tra dolore e godimento…

-“Sai che ora ti dovrò punire, per aver trascurato questo tuo bel corpicino?”-

Immediatamente mi voltai e lo guardai con in volto un’espressione di completo disagio.

-“Credo che tu ti sia divertito anche troppo per oggi…”-

-“Ok, se la pensi così, me ne torno a casa…”-

Una sensazione d’abbandono s’impossessò di me…

-“No aspetta!”-

-“Cosa?”-

-“…Come vuoi…punirmi?”-

Si sedette sul letto e mi fece cenno d’avvicinarmi.

Mi ritrovai nella posizione più adatta a ricevere il giusto castigo.

Mi massaggiò per interminabili minuti i glutei, scendendo sulla passerina, ma il pensiero di ciò che avrebbe poi fatto mi distraeva dalle piacevoli sensazioni.

-“Il tuo culetto è pronto?”-

Per l’imbarazzo non riuscivo a rispondere…Così lui riprese a massaggiarmi dolcemente.

-“Posso sculacciarti?”-

-“…si, ma fai piano…”-

Un sonoro sculaccione si posò sul mio sederino che sentii divenire rovente.

-“Ahh!”-

Cominciai a dimenarmi, ma lui mi bloccò mani e piedi.

-“Lasciami, mi fai male!”-

-“Avevi detto che avresti accettato la punizione ed ora ti lamenti così…Su non fare la bambina!”-

-“Ti prego Leo, mi brucia!”-

Riprese ad accarezzarmi il culetto, poi prese una corda dalla tasca e facendomi passare le mani sotto le sue gambe le legò alle mie caviglie.

Ora poteva fare ciò che voleva ed anche se avessi gridato non si sarebbe fermato.

La sua mano scorreva su di me, dalla schiena ai polpacci, insinuandosi nel culetto e nella passerina.

Poi la sua mano si alzò e scese sui miei morbidi glutei con violenza.

Una due e tre volte.

Ed una due e tre volte la mia bocca gridò.

Mi massaggiò ancora ed ancora mi sculacciò con forza, ora sui glutei ora vicino la passerina…

Un dolore intenso percorreva il mio corpo, ma avevo ugualmente voglia.

Era la prima volta che Leo si comportava così, aveva sempre assecondato le mie richieste ed era forse per questo, che anche se stavo provando dolore non riuscivo a negargli ciò che voleva.

Tornò a giocare col mio buchino tentando di penetrarlo con le dita, ma con le gambe così legate i miei glutei erano ben stretti e non glielo permettevano.

Allora mi sciolse mani e piedi. Mi fece sdraiare a pancia in giù, sempre col bacino sul cuscino e mi divaricò oscenamente le gambe.

-“Sai che hai un buchino strettissimo?”-

-“Si e allora?”-

-“Potremmo allargarlo un po’…”-

Cominciò a baciarmi lungo la schiena scendendo sul culetto indolenzito.

Con le mani allargò i glutei e cominciò a leccare il buchino.

Quel giorno, per la prima volta avevo dato a qualcuno, il permesso di toccare quella parte del mio corpo considerata più che sacra.

Infilò un dito nella farfallina e cominciò a ruotarlo, poi lo tirò fuori e cosparse d’umori il mio buchino, poi lo spinse dentro con forza facendomi gridare.

Cominciò a roteare il dito dentro di me ed io pian piano cominciavo a provare piacere.

Sfilò il dito e mi penetrò nella passerina con due dita, mentre con la lingua dava piccole leccatine al mio buchino, che si stava preparando al sacrificio.

Estrasse di nuovo le dita e cominciò ancora una volta a spingere nel mio povero culetto, facendomi molto male.

Ora due dita erano dentro di me e si muovevano, per allargarmi oscenamente lì dove ero più stretta.

Estrasse le dita e dal rumore della cintura capì che stava arrivando il momento.

Mi voltai verso di lui e vidi il suo pene svettare in un’erezione mostruosa…

Mi rimisi come lui voleva, ma ebbi paura:

-“Leo ti prego non farmi male…”-

-“Non mi piace che tu possa dubitare di me…dovrò punirti di nuovo!”-

Afferrò la cintura e la sentii sbattere più volte sulle mie chiappette divaricate .

Cominciai a piangere e sentii la cintura cadere a terra.

Sperai in una rinuncia da parte sua, quando sentii il suo pene entrare violentemente nella farfallina, ma immediatamente lo tolse e cominciò a spingere con forza su quel culetto, che in una sola giornata ne aveva viste di tutti i colori.

Mi afferrò per i fianchi e mi attirò brutalmente verso di lui.

Mi sentii mancare il fiato, ormai era completamente dentro di me e cominciò una danza frenetica verso l’orgasmo.

Si bloccò un istante, afferrò una candela a spirale dal comodino e me la spinse nella passera, poi riprese a scoparsi il mio culetto stringendo tra le dita il clitoride gonfio di desiderio.

 
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