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il week end della governante, lesbo

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THE DARK LORD
view post Posted on 15/12/2008, 12:07




Fino a quella notte avevo sempre dormito sola. Ora ho accanto lei, la stupenda Delia, la femmina che mi ha fatto conoscere un tipo di sesso assai diverso dalle mie disordinate masturbazioni, subite, a livello psicologico, alla stregua d’una malattia.
Giace al mio fianco godendo d’un sonno rilassato dovuto al piacere che ci siamo date fino a poche ore prima, io non riesco a dormire, è ancora fresco il ricordo degli struggenti orgasmi che questa dea dell’erotismo mi ha regalato. Solo il lenzuolo la copre ed io, languidamente felice, appoggiata sul gomito, osservo i suoi lineamenti perfetti, le contorno il profilo con un polpastrello percorrendo la fronte liscia e spaziosa, il naso sottile, le labbra carnose, il mento impercettibilmente sfuggente, ammiro le orecchie quasi incollate al capo sormontato dagli incredibili capelli nerissimi, frammentati da una miriade di fili d’argento che ne fanno risaltare l’argentea lucentezza. Capisco che la amo, però so anche che mai le manifesterò il mio sentimento
La scopro, mugola, timidamente le bacio gli occhi, la punta del naso, le labbra, vi spingo un po’ dentro la lingua e lei mi viene incontro con la sua; mi faccio audace e le lambisco il collo intanto che le sfioro con leggerezza un capezzolo che lievita verso il palmo della mia mano, poi proseguo nella discesa graduale, la bocca va sui seni e la mano scivola sul ventre piatto dove il mio dito gioca col suo ombelico profondo:
«Si gioia mia svegliami facendomi godere; ma non subito, dammi il tempo di riaddormentarmi». Dicendolo afferra il mio cuscino lo piega in due e se lo posiziona sotto le natiche; capisco immediatamente cosa desidera, m’immedesimo in lei, m’immagino d’essere svegliata nell’imminenza d’un orgasmo e fiotto umori che raccolgo con due dita, tanto sono copiosi, gliele do da ciucciare, mentre con l’altra mano gioco con un suo seno elastico. Il suo respiro ritorna regolare, mentre il fiato le esce a intermittenza dalle labbra, producendo un simpatico rumorino. Senza toccarla m’inginocchio fra le sue gambe nella posizione giusta per non farle avvertire la mia presenza. Comincio ad alitarle lungo il taglio, poi le do leggeri baci, quasi impercettibili, sulle grandi labbra e quando arrivo al clitoride ci passo sopra lingua leggera come una carezza fatta con una piuma. Delia, con movimenti pigri da gattona allunga le mani e s’allarga la vagina, facendomi capire che vuole carezze più ardite; cambio posizione, m’inginocchio di lato, striscio la lingua di taglio lungo il suo e vado con il dito a sfiorarle l’ano. Ho imparato da poco allora metto in pratica il suo suggerimento di agire sulla vulva d’una femmina come vorrei fosse fatto alla mia. Capisco che è Adv desta, quando sento la sua mano che m’accarezza la schiena, le dita s’insinuano nel mio solco e fanno al mio buchino ciò che io sto facendo al suo; poi la seguo con i sensi all’erta, quando, con un dito, va a esplorare la mia guaina già umida:
«Ma sei quasi vergine? C’entra a malapena il mio dito medio». Mi dice meravigliata.
«Poi ti spiego». E non aggiungo altro perché sento l’approssimarsi dell’orgasmo, che mi spinge a offrirle la mia vulva solo parzialmente deflorata, che lei lecca con consumata esperienza, dettandomi i tempi e i punti dove vuole che mi prodighi io su di lei. I nostri non sono orgasmi fantasmagorici, travolgenti, sgorgano quieti ma continui; sono godimenti propedeutici a un week end tutto per noi.
Soavemente appagata m’addormento fra le sue braccia protettrici.
Rifacciamo il bagno assieme spruzzandoci gioiosamente il viso e i capelli, immerse nella schiuma giochiamo pure con i piedi e le vulve, con nonchalance, anche se inevitabilmente ci scappa l’orgasmino che ci fa sorridere. Con sguardo birichino, ben sapendo che mi sorprenderà, prende il mio piede, separa l’alluce dalle altre dita, se lo mette a contatto con l’ano, lo dilata, poi mi dice di spingere, intanto che e quasi senza sforzo lo fagocita dentro lo sfintere. La guardo esterrefatta e lei mi dice, con finta costrizione
«Perdonami, ho peccato». Sorrido mentre mi fa sedere fra le sue gambe, m’introduce un dito dentro la vagina, ma quando prova con il secondo, s’accorge del mio gesto di repulsione e si ferma; è a quel punto che gli racconto della mia unica esperienza su quel freddo vagone, di come ho quasi subito abortito e del perché, fino alla sera prima, nessun essere umano avesse più esplorato la mia intimità.
Delia m’accarezza il capo, mi sussurra parole di dolce comprensione, intanto che le mie lacrime si mischiano ai rivoli d’acqua che mi scendono dai capelli fradici.
Andiamo a pranzare nel ristorante dello stabilimento balneare dove poi trascorreremo il pomeriggio; siamo al caffè quando Delia mi dice:
«Che farai fra pochi giorni quando io partirò? Non mi sembri un tipo d’andare a caccia di sesso.»
«Farò come ho sempre fatto, quando la voglia mi divorerà, mi chiuderò in camera e mi masturberò con rabbia, trascinandomi appresso, le mie frustrazioni. Adesso almeno potrò pensare come è stato bello con te e rivivere questo incantesimo che mi hai regalato». Le dico con espressione triste perché ormai giorni per stare assieme, ce ne rimangono ben pochi.
«Ascoltami Rosa: ha un figlio di 20 anni e una ragazza di 16, sono una commercialista affermata, felicemente sposata, negli amplessi con mio marito, alcune volte godo, altre faccio finta. Una o due volte all’anno mi prendo una vacanza di lavoro, proprio allo scopo di fare sesso con una donna; tu sei stata una lieta sorpresa, però avevo assunto una professionista del sesso come mia segretaria nell’ufficio che la ditta mi ha messo a disposizione. Stranamente conosce il mio lavoro, mi ha fatto così risparmiare un sacco di tempo che abbiamo dedicato ai nostri amplessi. E’ lesbica convinta e specialista nel sesso saffico; ti giuro che nei suoi confronti io sono una dilettante. Inoltre la natura l’ha dotata d’una lingua fatta apposta per far godere noi donne. Si chiama Clara, vuoi conoscerla?»
Non rispondo, ma sento gli umori che colano e inzuppano il sottile tessuto bianco dello slip; mi tocco e lo sento fradicio; Delia capisce tutto, apre la valigetta del telefono portatile e compone un numero.
Passano al massimo dieci minuti e una bionda statuaria, alta, con seni e natiche prorompenti, proporzionatissimi, marcia sui sandali dal tacco alto verso di noi. Ci alziamo, nessuna presentazione, Delia mi precede, lei mi segue, entriamo nella nostra cabina e finalmente posso togliermi lo slip sul davanti del quale sembra che abbiano gettato un bicchiere di latte. Clara lo prende e lo succhia guardandomi lascivamente, quindi mi solleva come un fuscello, mi mette in piedi sulla panca, tira fuori una lingua da fenomeno da baraccone, lunga, gonfia, ruvida, la rivolta verso l’alto e con la punta va a leccarsi il setto nasale, quasi all’attaccatura delle sopraciglia. Per me è troppo, gemo e vengo con uno spruzzo, lei flette le ginocchia e con quel mostro d’appendice carnosa comincia a rovistare in ogni anfratto, dentro e fuori la mia fica che bolle. La commercialista le s’inginocchia dietro, la Giunone si spalanca le natiche per farsi leccare l’ano, intanto che Delia le strofina con violenza il clitoride, usando le dita, come un chitarrista in un assolo rock, mentre con l’altra mano si masturba.
Passiamo il pomeriggio ad abbronzarsi, poi andiamo a casa per una cena leggera.
Risiamo nel salotto con musica, cognac e il sigaro questa volta lo fuma solo Clara. Prevedo che il maschio lo farà lei.
Delia conosce il copione, io no. Clara sparisce e Delia mi coinvolge in un 69 dove lei sta sopra; sta per sopraggiungere l’orgasmo quando vedo Clara inginocchiarsi dietro le natiche di Delia, ha i fianchi attraversati da una cinghietta di plastica color carne che le tiene fissato all’inguine un pene posticcio di notevoli dimensioni, un’altra tirella, agganciata al finto scroto, sparisce nel solco e ricompare per allacciarsi a quella in vita. Lo imbocca alla vagina di Delia e lentamente glielo spinge tutto dentro. M’accorgo che alla mia amica piace molto, dal modo che mi lecca golosamente. La scopa con violenza, Delia geme ed io con gli occhi rivolti all’insù godo meravigliandomi di come la sua vagina possa ricevere una simile mostruosità.
Di colpo Delia implora:«Adesso Clara! Ti prego, sto venendo …» Clara estrae il dildo dalla fica di Delia e vedo che già sforza l’ano all’infuori; il finto glande s’appoggia sulle ragadi, io vorrei urlare per condividere il dolore che sta per travolgere Delia, quando con un colpo unico Clara glielo spinge tutto nel retto e un fiotto caldo d’urina m’inonda il viso. Non provo più compassione per lei perché contemporaneamente ha spinto due dita dentro il mio di culo vergine, procurandomi un dolore atroce; allora mi vendico mordendole ferocemente il clitoride.
L’orgasmo di noi due è straordinario; quando giaciamo appagate, Clara dice:
«Ora tocca a me godere e come Delia sa bene, sono un’amante esigente.
Io rimango supina, loro due invertono la posizione e fremo quando la lingua di Clara s’occupa di me. Assisto all’identica scena di prima, fuori che Delia ha avvitato al supporto un dildo ancora più lungo e grosso di quello già esagerato che ha soddisfatto lei; poi di colpo la sodomizza mentre io a occhi sgranati assisto incredula alla facilità con la quale le sparisce tutto nel retto:
«La mano, infilami tutta la mano dentro, ma piano». Bofonchia Clara, rivolta a me, con la bocca nella mia vagina schiumante, allora mi contorco, incastrando l’avambraccio fra la mia guancia e la sua coscia. Le prime falangi delle mie quattro dita centrali esplorano il suo foro d’entrata, a questo punto è lei che rincula facendole entrare tutte, che rimangono però frenate dalla nocca del pollice, che piego velocemente; a quel punto tutta la mano viene risucchiata dalla sua vulva viscida. Non ho bisogno d’alcun suggerimento, la chiudo a pugno e la scopo con forza, ruotando contemporaneamente il polso, intanto che sento attraverso la membrana di divisione il pene finto indossato da Delia, che va avanti e indietro furiosamente. Di colpo avverto qualcosa di sferico, di piacevole che mi viene introdotto nell’ano, allungo la mano libera e tocco un oggetto morbido e nel contempo duro e capisco che Clara sta usando su di me un pene posticcio adatto alle dimensioni del mio sfintere. Il mio orgasmo è all’apice, al top, al punto massimo in cui bisogna fermarsi, perche oltre è in agguato il deliquio.
***
Delia è partita, Clara mi ha lasciato il suo numero di telefono, la famiglia dei miei benefattori è tornata dalla Sardegna, così la nostra vita ritorna alla normalità, fino a quando la scimmia della libido m’assale nuovamente; allora mi ritiro in camera, cercando d’escogitare il modo di raggiungere o farmi raggiungere da Clara. Le mie frenetiche masturbazioni ormai non mi bastano più.
Sento bussare alla porta, è Luciana, veste uno dei suoi mille baby doll trasparenti, sotto è nuda:
«Delia mi ha detto che sei pronta». Non aggiunge altro, mi prende la mano per condurmi sul letto. Non c’è bisogno neppure di chiudere l’uscio, suo marito ha ripreso il lavoro e Kathrine è a scuola.
È bella e formosa la mia amica, con i capelli rossi lunghi e sottili, la pelle bianca di seta, le vene azzurre che le ricamano i seni abbondanti dalle aureole chiare e i capezzoli svettanti.
«Mi fai provare quello che hai imparato da Delia e Clara?»
Ormai non mi meraviglio più di niente, affondo il viso nel suo nido dal pelo incredibilmente soffice e aspiro con voluttà i suoi afrori pungenti di rossa naturale.
 
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