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le cugine puré, incesto e lesbo

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THE DARK LORD
view post Posted on 15/12/2008, 12:15




Il nonno possedeva un casale che la guerra s’era arrogata il diritto di distruggere, proprio mentre suo padre gli moriva fra le sue braccia nella tragica ritirata di Russia. Lui se l’era cavata con qualche esito di congelamento che non gli aveva impedito di portare avanti la falegnameria. S’era sposato, erano nati una figlia e di un figlio, ma dopo qualche anno la precoce morte della moglie l’aveva lasciato vedovo. S’era allora presa una ricca donna del paese, che non aveva mai avuto marito, pur essendo madre d’una femmina. Il suo denaro era servito a ristrutturare il cascinale.
La terza generazione era composta dalla timida Carlotta, la nipote del nonno, che regalava un anno a Laila, figlia della sua compagna, e da me, Alda, che ero stata adottata, poiché il figlio maschio e la moglie, mia mamma adottiva, non avevano procreato.
Io, Carlotta, Laila, con le nostre famiglie abitavamo in tre città diverse, però l’estate ci ritrovavamo al casale, un posto assai meglio di un “eden”, perché nel paradiso terrestre se peccavi ti mandavano via, invece noi tre lì, peccammo e molto, senza che nessuno ci scacciasse; anzi i due vecchi si beavano della nostra presenza.
Avevamo la casetta sui rami della quercia nella radura soprastante il casale, costruita dal nonno assieme ai nostri genitori, con tanto di scala retrattile. La piscina naturale, formata dal torrentello che in quel punto s’allargava, di fianco allo spiazzo celato agli occhi di chiunque dallo sbarramento di rovi, con al centro uno scoglio piatto. Non mancavano i box con lo stallone di Carlotta, la cavalla di Laila, che aveva figliato il puledrino per me; così eravamo diventate “la cugine purè”, perché i maschi del paese dicevano che andando a cavallo schiacciavamo la patata.
A metà degli anni ottanta le mie cugine avevano 16 e 15 anni, io 10, il sabato sera il nonno ci portava in macchina nella discoteca del paese; niente d’intrigante tutto sotto gli occhi di tutti, le cugine facevano comunella con i compagni del paese ed io, con un sacchetto di patatine ed una coca cercavo di non dare fastidio, ascoltando Pino Daniele, Pappalardo, Tozzi, Battiato, la Mannoia.
Tre anni dopo Carlotta aveva la patente e Laila s’apprestava a prenderla.
Ci volevamo un bene da matti noi tre e lì al casale avevo assistito al gonfiare delle loro tettine e me le avevano fatte pure ciucciare giocando a mamma e figlia ed un mattino Carlotta ci aveva fatto vedere con orgoglio il pannolino macchiato, dicendoci che lei era ormai donna; Laila ci aveva un po’ sofferto, io invece no, perché non volevo diventare donna, desideravo rimanere la loro bambola, perché le adoravo entrambe. L’estate dopo era Adv donna anche Laila.
Nel letto a castello io dormivo sopra, sotto Laila, la brandina di Carlotta era mobile e spesso l’accostava all’altra formando un unico letto. Mai le mie cugine mi avevano parlato di orgasmi o quant’altro, anzi quando di notte mi svegliavo sentendo dei rumori provenire dai loro letti uniti e chiedevo che cosa stesse succedendo, mi chetavano dicendomi che l’una o l’altra avevano qualche fastidioso mal di testa, di pancia, di denti. Erano state loro a dirmi di non spaventarmi qualora avessi scoperto che mi usciva del sangue dalla micetta, come appunto era già da tempo successo ad entrambe.
Un pomeriggio, avevo ormai quattordici anni, stavo appisolandomi nuda sullo scoglio, quando un piacevole calore s’era irradiato per tutto il mio corpo, m’era venuto allora istintivo accarezzarmi con una mano i capezzoli appena sporgenti al centro delle tettine che da un po’ di tempo s’erano gonfiate.
L’altra mano l’avevo appoggiata appunto sulla micetta da dove partiva quel piacevole languore e l’avevo ritirata , bagnata di mestruo. Il solo essermela toccata, mi aveva fatto capire, che stavo per fare una sconvolgente scoperta. Più andavo in esplorazione lungo tutta la fessura, più capivo che dovevo insistere, così che, come le mie dita cominciarono a toccare il bottoncino, la sensazione più meravigliosa che mi fosse capitata fino a quel momento, esplose nel mio inguine, costringendomi a intensificare il movimento. Un lungo gemito mi scaturì dalle labbra soprafatto subito dall’applauso che mi stavano facendo Carlotta e Laila, che risalite dalla pozza, mi avevano sorpreso in quell’atteggiamento:
«Evviva! Alda è diventata donna anche lei.» Aveva detto Laila e subito Carlotta aveva aggiunto:
«Come ti abbiamo insegnato tutto il resto, t’insegneremo anche questo; adesso però andiamo a casa che ti dobbiamo mettere il pannolino».
Ero diventata donna però continuavo ad essere la loro bambolina ed ero contentissima.
«Raccontaci cosa hai sentito quando ti sei toccata li»? Mi disse Laila dopo che avevamo consumato la cena, che i nonni pazientemente ci avevano portato alla nostra casetta.
«Non lo so spiegare, però è stata una cosa bellissima che non avevo mai provato prima…» Stavo rispondendo, quando, sempre lei, m’interruppe per dire, rivolta a Carlotta:
«Adesso la istruiamo sul bacio, poi su tutto il resto. Ti va Alda?» Era però una domanda inutile, perché sapevano che a me piaceva tutto quello che mi facevano.
Eravamo in luglio e ci spogliammo; nessuna di noi tre sarebbe diventata una donna da urlo, una di quelle che gli uomini fischiavano loro appresso, però non eravamo e non siamo da buttare; Carlotta non molto alta, grandi seni, rossa di capelli e con il cespuglio folto e fiammeggiante nel pube. Laila, più alta di lei, nera ed un po’ mascolina, non porta tuttora reggipetto sulle tette neanche troppo piccole che si reggevano da sole. Io bionda, tettine appena sbocciate, peli lisci e radi che facevano spiccare il taglio roseo del mio sesso.
Laila mi era venuta davanti, mi aveva appoggiato le mani sui fianchi, mentre con la sua bocca copriva la mia facendomi correre un brivido lungo la schiena, contro la quale sentivo premere i grandi seni di Carlotta, mentre le sue labbra mi passeggiavano sul collo.
Non sapevo cosa fare ed allora Laila introdusse la lingua nella mia bocca che schiusi d’istinto e la sua lingua cominciò a danzarci dentro e sempre per impulso naturale, la mia linguetta curiosa, cominciò a duellare con la sua.
A quel punto Carlotta, con una mano cominciò a giocare con un mio capezzolo, mentre non più la bocca, ma la lingua mi lambiva il collo e poi finiva per intrufolarsi nell’orecchio. Dell’altra tettina s’era impadronita Laila e ci passava sopra la mano in una carezza dolce e continua. Ciò che avevo già provato nel pomeriggio, si stava ripetendo decuplicato e cominciai a guaire come un cagnolino. Carlotta allora mi prese le mani, facendomi intrecciare le dita sopra la mia stessa testa; poi mi venne di fianco, mi leccò un’ascella, poi la sua bocca s’impadronì d’un mio capezzolo, succhiandomelo delicatamente, l’identica cosa che stava facendo Laila con l’altro. Non conoscevo allora nessun termine erotico, però capii che le mie adorate cugine stavano per farmi festeggiare in un modo sublime il mio essere diventata donna. Laila lasciò alla dolce Carlotta l’onore di lisciarmi per prima il bottoncino, mentre con la mano di taglio s’insinuava in mezzo alle mie cosce serrate, quasi volessi trattenere per sempre quelle struggenti sensazioni, la muoveva lentamente avanti ed indietro, mentre con il pollice mi accarezzava la parte inferiore della patatina.
Le gambe cominciarono a tremarmi, i miei gemiti s’intensificarono al ritmo dei movimenti delle mani e delle bocche di Carlotta e Laila e fu quest’ultima che capì che stavo arrivando al massimo del godimento, allora m’introdusse la mano libera fra i glutei e nell’attimo che emisi un lamento prolungato, m’introdusse la falange d’un dito nel buchino che io provvidi a dilatare. In quell’attimo fui convinta di morire e fu lesta Carlotta a cingermi la vita, poiché mi s’erano piegate le gambe.
Mi fecero sedere sul divano, che altro non era che il sedile posteriore della vecchia 600 del nonno, quelli anteriori erano le poltrone, e mi accarezzarono il viso e la schiena amorevolmente in attesa che mi riprendessi da quella magnifica esperienza.
Poi Carlotta s’allungò sull’assito a viso in su, Laila la scavalcò mettendole il sesso a contatto della bocca ed andando a cercarle il suo con la lingua; cominciarono a leccarsi ed a mugolare, allora io ricordandomi del piacere che avevo provato, m’inginocchiai di fianco e leccai il buchino di Laila, scendendo con la lingua in basso sulle labbra del suo sesso fino ad incontrare quella di Carlotta, per poi risalire e ripetere quel movimento. Laila porse indietro le mani e si dilatò il culo facendomi capire che gradiva una leccata più profonda; la parte interna dell’ano spiccava rosea in mezzo al solco scuro fra le natiche, irrigidii la lingua e cercai di spingergliela il più in dentro possibile. Laila mi veniva incontro, allora Carlotta le avvinghiò i fianchi e gli incollò la bocca al sesso. Credo che la cuginetta più giovane stesse provando ciò che avevo saggiato poco prima io, perché, soffocando un mugolio nell’inguine di Carlotta, puntellò i piedi e inarcò le reni in modo di ribaltare la posizione. Capii ciò che volevano che facessi, allora mi spostai un pochino di lato, per occuparmi del buchino della cugina maggiore.
Poi ci sedemmo sul sedile, nude e sudate e ci passammo l’una l’altra la bottiglia dell’aranciata.
 
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