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la professoressa in vacanza, prima volta

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THE DARK LORD
view post Posted on 17/12/2008, 15:47




Al mare si passavano ore liete. Lei aveva la possibilità, come insegnante, di andarci almeno 2 mesi l’anno. Bagni, chiacchiere con le amiche, qualche partita di racchettone e poi la sera la cena a base di pesce qualche serata di ballo al bagno dove vi era una organizzazione molto valida e soprattutto gente che conosceva da tempo. In quell’inizio di agosto avevano preso posto, dietro al suo ombrellone, due ragazzi abbastanza giovani. Sui 30 anni: Ugo e Federico che molto educatamente si erano presentati e facevano i gentili con lei. In particolare Ugo non perdeva occasione per farle la corte. Se la incontrava al bar le offriva un caffé e qualche volta si offriva per una partita di racchettone. Incredibilmente la faceva anche vincere. Cosa impossibile perché lo aveva visto giocare ed era praticamente imbattibile, mentre lei annaspava su ogni palla e continuamente si toglieva lo slip da tra le chiappe o verificava che una tetta non fosse fuoriuscita dal reggiseno. I loro ombrelloni erano vicini e quando lei si metteva a prendere il sole, lui come un cane da punta, si piazzava sul suo lettino e la osservava in continuazione mentre lei ogni tanto gli dava un’occhiata e notava con curiosità che la protuberanza nello slip cresceva ogni volta che lei lo guardava. Ugo evidentemente si eccitava e con gli slip da bagno evidenziavano il grosso gonfiore della sua dotazione. Anche le sue vicine di ombrellone erano interessate, ma si erano accorte con invidia che l’interesse del maschione era solo per Elena. Ugo non era proprio bello. Muscoloso si, ma tozzo e grosso con una faccia da scimmione e rasato per nascondere l’incipiente calvizie. Ma emanava un non so che di maschio e selvaggio che attraeva le donne. Tra amiche si sapeva che Ugo era un tombeur del femmes: “Un trombeur” come dicevano le amiche di Alba per sottolineare bene che tra le qualità di Ugo, oltre all’arnese favoloso ed alla simpatia ed educazione c’era anche la capacità di far cadere le donne tra le sue braccia.
“Ti ha preso di mira”- le dicevano le amiche. “Vedrai che prima o poi te la chiede!”
La sera della caccia al tesoro per coppie fu sorteggiata in coppia con Ugo. Un caso? Lei ne dubitò. Qualcuno le aveva fatto uno scherzo. In spiaggia e nel gruppo di bagni vicini si scatenò il putiferio, un vai e vieni incredibile per cercare le soluzioni agli enigmi. Sulle prime Ugo sembrava interessarsi unicamente alla ricerca delle soluzioni, poi, mentre trottavano verso il bagno vicino cominciò a farle i complimenti: “Quanto sei bella Alba. Ti sei accorta che mi fai impazzire? Farei di tutto per stare con te, almeno per un po'’. Adv E via di questo passo. Apprezzamenti sul suo culo, le tette lo facevano impazzire: “Quando giochi a racchettoni spero sempre che ne esca almeno una!” Alba cercava di star calma, ma quei ritornelli assillanti, anziché farla arrabbiare la lusingavano e la eccitavano. Si sentiva eccitata e la caccia al tesoro aveva per loro sempre meno importanza. Alla fine Ugo prese l’ennesimo foglietto di sotto un tavolinetto di un ombrellone e disse: “Qui c’è scritto di recarsi in piazza Massimiano al numero 5 A.
Davanti alla palazzina, al 5 A, Ugo tirò fuori un mazzo di chiavi e disse: “Toh, chi l’avrebbe mai detto. E’ casa mia!”. Alba ci rimase male, si girò stizzita e prese ad andarsene. Allora Ugo la prese per un braccio e le disse: “Ma è uno scherzo. Ci hanno fatto uno scherzo. Deve essere stato Federico. Solo lui ha le chiavi. Abbiamo affittato insieme l’appartamento”. Lei si convinse o fece finta. Entrarono ed in mezzo al salotto c’era una bottiglia di champagne dentro ghiaccio che ormai era mezzo sciolto con un biglietto vicino. Ugo aprì e lessero: “Siete arrivati piccioncini. Il premio lo troverete guardando in basso….tra le vostre gambe, grulli”! Ugo si rabbuiò: “Che stupido – mormorò – andiamocene Alba”. Lei lo seguì, ma sulla porta, prima di uscire, Ugo la prese tra le braccia e le disse: “Mi dispiace Alba, è stato quel bischerone di Federico”. Poi si chinò su di lei e le posò le labbra sulle sue. Lei aprì la bocca. Stava tremando. Lui insinuò la lingua e cominciarono a limonare con le lingue in bocca. Lui sussurrò più volte il suo nome. Poi uno alla volta tolse i pochi capi di vestiario che aveva. La maglietta, il reggiseno, gli short e infine le mutandine, un paio di deliziosi brasiliani rosa. Poi Ugo ficcò il suo musaccio scimmiesco nella passerotta di lei già aperta e bagnata dall’inizio della gara e cominciò a grufolare come un maiale. Lei si aggrappò alla sua testa e si tenne per le orecchie come fossero due manopole. Ugo lappava come un forsennato e lei cominciava ad inarcare la schiena, allora la alzò tra le braccia come un fuscello, la portò in camera, l’adagiò sul letto e comincò a spogliarsi sotto lo sguardo allucinato di lei. Alla fine si tolse i boxer e la sua
proboscide ondeggiò a mezz’asta con aria cattiva. Lei guardò preoccupata quella nerchia grossa e scura. Lui gli si avvicinò allora Alba lo prese in mano e lentamente e lo scappellò. Lo baciò e sentì un odore poco piacevole. Pensò che era come quello di tutti gli uomini, anche se non aveva avuto molte esperienze in merito. Aprì la bocca e lo succhiò tenendolo incappellato per non sentire il saporaccio che emanava. Faceva fatica a farlo entrare nella sua bocca. Era molto più grosso e lungo di quello del marito. Poi lo scappellò nuovamente tenendolo in bocca e comincio a succhiarlo, ma forte, tanto che lui si agitò e disse: “hai, hai!, mi fai male!” Si fermò un attimo, lasciando uscire la saliva che aveva in bocca sullo scroto di lui, poi tornò sul glande roteandoci sopra la lingua dolcemente e riprendo a succhiarlo forte, finché Ugo non esclamò ancora: “ahi! Mi fai morire!” E così per diverse volte. Alla fine lo sentii indurire ancora di più tra le labbra, allora lo tirò fuori, tirò la pelle dell’asta in giù fino all’inverosimile e si accanì con la lingua contro il filetto sotto la cappella. Lui venne schizzando tutto intorno. Lei strinse forte la canna per non far uscite tutto lo sperma e per fargli veramente male. Ugo era stravolto e quasi, quasi ebbe un principio di infarto. Pensò di dover chiamare il 118. Alla fine si stese nel letto accanto a lei. Dopo poco la guardò con gratitudine e le disse: “Alba, amore mio, sei stata meravigliosa” e la baciò sentendo sulla sua lingua il sapore del suo cazzo. Lei appoggiò la testa sul ventre di lui, teso e muscoloso, ad osservare quel randello di carne che la guardava con quell’unico occhio, la affascinava, finché notò che riprendeva vita, si inturgidiva e si allungava. Allora prese a scappellarlo ed a giocarci. Poi lui le è salito sopra, lei ha allargato le cosce, ha puntato il giocattolone nella sua topa e lui lo ha iniziato a spingere e in qualche ripresa glielo ha sbattuto tutto dentro. E’ rimasto fermo per un po' per farla abituare al calibro, dopo di ché ha preso a montarla tenendola stretta a sé, con ritmo via, via crescente, Alba era bellissima e la sua schiena si inarcava sempre più ad ogni spinta abbracciata al suo stallone; il cazzo entrava ed usciva ormai in maniera regolare dalla fica di lei. Il culo muscoloso di Ugo si spingeva sempre più in profondità nella figona ormai aperta ed allagata. Alba si sentiva sverginare una seconda volta. Lo stallone non le risparmiava nulla. Era senza pietà e la donna gemeva di piacere e lanciava qualche urlo. Non si riconosceva più, mugolava come una puttana e gli diceva di continuare che era bellissimo. Lui abbracciandola ancora piu stretta gli sigillava la bocca con la sua, affondando la lingua. I rantoli di piacere gli hanno fatto separare le bocche e lei ha dato un gemito prolungato e ha gridato: “vengooooo...”. Lui ha ruggito da far paura e si è infilato tutto dentro, ha inarcato la schiena dando forti spinte con il bacino sborrandole dentro e riempiendola tutta. La figa di Alba ha cominciato a fare strani rumori. Risucchi e pernacchie, frutto della fuoriuscita d’aria e delle contrazioni della vagina che sembrava non volessero mai smettere. Lui la baciava teneramente ripetendole: “Amore, amore, vieni!”
Alla fine si distesero esausti sul letto, poi si rivestirono, uscirono e si incamminarono verso la spiaggia abbracciandosi e baciandosi come due ragazzini. Alba era calma e rilassata. La vagina le bruciava un po' ed i capezzoli erano ancora duri e dolenti, ma era felice. Poi pensò a suo marito e un velo di preoccupazione crescente, via, via che si avvicinavano al bagno si impossessò di lei. Ma Ugo al limitare dello strabello la baciò profondamente, la strinse facendole sentire il membro che si stava ingrossando ancora le disse: “Andiamo, non preoccuparti, non è successo nulla. Ti amo”.
 
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