TBW 3.0 - The Big World [Anime-Manga-Download-Streaming-Spoiler-Curiosità-Sport-Cinema-Gossip-Misteri]

una donna assetata

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THE DARK LORD
view post Posted on 5/1/2009, 15:10




Si era svegliata con un gran desiderio quella mattina, un desiderio indefinito, non era solo voglia di sesso ma qualcosa di più: era voglia di vivere. Quella mattina aveva voglia di provare forti emozioni, voglia di sesso rude, violento, quello che forse aveva sempre sognato, aveva voglia di un uomo!! Nuda sotto la doccia fremeva alle carezze vellutate della spugna insaponata, questo contatto indiretto sulla pelle esaltava la sua sensibilità. Immaginò di essere osservata da un pubblico e sotto il getto d'acqua cominciò a muoversi sinuosamente, sensualissima, come una pornostar, aggrappandosi al saliscendi della doccia. Una sorta di danza del ventre, ma anche del corpo, dell'anima. Poi si calò piano piano a mostrare il culo e si inginocchiò davanti alla bottiglia del Pino Silvestre. La sua forma fallica e il suo odore maschile la eccitavano moltissimo, accelerandole i battiti del cuore. Aprì la bocca e leccò il tappo facendolo scivolare sulle labbra. La sua lingua scorreva morbida e lenta come l'acqua tiepida che le scorreva addosso bagnandole il culo che in quella posizione sembrava aspettasse qualcosa. Avvicinò la bottiglia al seno, la strinse a sé, lambì con la lingua anche i suoi capezzoli, mordendoli, succhiandoli. Si distese sulla vasca e fece scorrere la bottiglia lungo il suo ventre fino al pube. Quando la punta del tappo arrivò in fondo lo inserì nella vagina insaponata e dolorante per l'eccitamento, dentro, dentro. Il suo corpo incandescente stava per avere un orgasmo. Fu tentata di proseguire a masturbarsi ma preferì fermarsi e stare con quel desiderio addosso che la faceva vibrare ad ogni minimo stimolo.
La sua pelle fresca e profumata di doccia era uno spettacolo ai suoi stessi occhi, non si era mai sentita tanto bella nelle sue forme, nelle sue rotondità. Osservò attentamente il suo corpo nudo e bagnato, folle di desiderio. Il seno turgido e arrossato dalla passione sembrava essersi sviluppato, cresciuto. Si allargò con le dita la figa per vedere l'umore filamentoso che usciva lento dal buco. Decise di non asciugarsi gli umori, indossò un perizoma color arancio e lo tirò sù il più possibile, facendolo penetrare fra le natiche. Anche le grandi labbra si gonfiarono a quella delicata morsa. La leggera camicetta senza il reggiseno, lasciata aperta, mostrava i duri capezzoli stimolati, e anch'essi bagnati dal suo umore. Indossò una minigonna a jeans dieci cm. sopra il ginocchio. Decise di mettere il reggiseno, ne scelse uno strettissimo che non metteva più da tempo... le tette sembravano esplodessero... Scese le scale sentendosi addosso l'odore di sesso che emanava. Infatti per strada gli uomini non la guardavano soltanto, ma l'annusavano come gatti in calore. Lei si sentiva sicura di sé, come una miss che sfila in passerella.
Entrò in un bar e ordinò un caffè. Il cameriere che la servì era giovanissimo, un ragazzino al suo primo impiego. Mentre versava lo zucchero, lei lo guardava intensamente e immaginava quel corpo nudo, quel corpo ancora acerbo, ancora non scolpito e privo di peli. Si chiese se avesse già scopato o se fosse ancora nella fase di sfogo da seghe e polluzioni notturne... Mentre pensava, mise il cucchiaino in bocca. Il ragazzo sorrise, non era un gesto elegante, lei gli sorrise e gli fece l'occhiolino. Il ragazzo arrossì per lo stupore e questa reazione provocò in lei una voglia pazza di possederlo... Continuò a leccare il cucchiaino, stavolta con più malizia, roteandolo con la lingua, tenendo le labbra semichiuse e bagnate di saliva. Non smetteva mai di guardarlo negli occhi e più il ragazzo si scaldava, più le sue movenze simulate ad arte si facevano intense, appassionate. Sentì il suo clitoride per l'ennesima volta contrarsi, indolenzirsi, doveva assecondarlo... avrebbe voluto ficcarsi dentro il cucchiaino caldo, sporco di caffè, versarsi sulla figa lo zucchero e farsi leccare, assaporare. Avrebbe voluto sdraiarsi sul bancone e allargare la figa, aspettare un cazzo duro che le placasse quel dolore tra le gambe.... Mentre pensava si accorse che il ragazzo non riusciva più a coordinare i movimenti, poggiato al bancone dava leggere spinte pelviche, socchiudendo gli occhi e spezzando il fiato. Cominciò anche lei a muovere i fianchi, sincronizzando le spinte di lui che diventavano sempre più veloci e profonde. Improvvisamente il ragazzo scappò nel retrobottega e lei non potè fare a meno di sorridere soddisfatta.
A quella scena aveva assistito il proprietario del bar, un uomo affascinante come soltanto un uomo maturo può esserlo. Ne fu subito colpita. Lui si avvicinò con passo deciso dietro le sue spalle e le sussurrò all'orecchio: “Se vuoi un caffè migliore, vieni con me”. Quella voce pastosa e il calore del suo alito le misero addosso un brivido intenso che la percorse lungo la schiena, facendola mugolare di piacere. Lo seguì senza chiedergli nulla. Lui aprì una porta posteriore, che conduceva ad una scala stretta a chiocciola. “Sali prima tu”, le disse con voce suadente. Da dietro la guardava tutta, cosce, culo, mutande, gustando quello che presto sarebbe diventato suo. Lei salì piano, muovendosi come una pantera. Arrivarono ad un miniappartamento che stava sopra al bar. Appena l'uomo chiuse la porta dietro di sé, persero totalmente il controllo. Lui le si avvicinò da dietro, attraendola a sé. Continuava a sussurrarle frasi che lei non ascoltava, la sua lingua morbida le lambiva i lobi, poi il collo, mentre lei, muovendo le anche, sentiva dietro di se il cazzo duro che le pressava sul culo. Lui afferrò da dietro i suoi seni odoranti del suo umore, i capezzoli turgidi roteavano fra le sue dita, li tirava, li spremeva, li mungeva. Lei si voltò di scatto e con un gesto sicuro gli afferrò il cazzo che pulsava violentemente dentro i pantaloni. Lui le sorrise e abbassandole la testa la invitava a osare di più. Si inginocchiò davanti a lui sfibbiandogli la cintura. Si ritrovò davanti agli occhi, malgrado l’età dell’uomo, un cazzo enorme, in piena erezione, turgido e dalle vene rigonfie. Appena la sua mano impugnò il pene, iniziando a scoprire la cappella, lui ricominciò a parlare, incitandola a farlo godere. “Dai, fammi vedere come sei brava”. La mano della donna prese ad andare in su e in giù, masturbandolo abilmente. Gli leccava il cazzo minuziosamente, con passione, tra le cosce, sulle palle, fino ad arrivare al buco dell'ano che gli allargò con la punta della lingua. Sentiva scorrere tra le mani il sangue che affluiva e pulsava da quel membro turgido. “Mmmmmmmm, ingoiami tutto, riempi la bocca…”. Lei riprese il cazzo in mano, ritrasse completamente la pelle, e se lo lasciò scivolare tra le labbra, infilandoselo in bocca fino a sentirsi la punta in gola. Lui le afferrò la testa con le mani, gemendo ed ansimando, spingendo per incollare sempre più quelle bocca invitante e disponibile al suo uccello fremente. Lei non faceva alcuna resistenza, anzi si impadronì di nuovo della cappella, prese a percorrerla con la lingua con movimenti circolari; poi si tolse il cazzo dalla bocca, lo fece scorrere prima su una guancia, poi sull’altra, facendogli una lenta sega con la pelle fresca e profumata del suo viso. Se lo passava sul viso, tra gli occhi, sulle labbra colate di saliva.... Lui, nel frattempo, si era messo una mano sulle palle e, tenendo l’asta alla base, assecondava quello sfregamento irresistibile. Lei sentiva la cappella a contatto con il suo palato e con l’interno delle guance: succhiava lentamente, profondamente, mentre l’uomo ansimava di piacere. Lei portò il pompino al limite estremo, mentre lui continuava a spingerle il cazzo sempre più in fondo alla gola. Stava per venirle e in bocca. La cosa la eccitava, anche se aveva sempre voluto evitarlo, le piaceva di più vedere lo sperma caldo schizzare sul volto, sulle tette, sul corpo. Si era spinta troppo oltre e ora avrebbe dovuto ingoiare tutto. Succhiò ancora con forza, lo fece venire, riempiendosi la bocca dei fiotti di liquido caldo: l’uomo sussultò urlando, scaricò le palle in quella bocca di paradiso. “Sei stata fantastica, meravigliosa…Ma ora vieni con me”.
La prese in braccio mentre ancora lei aveva in bocca lo sperma che le colava dalla bocca. La portò in un’altra stanza. Era buia. Accese la luce. Era il regno del piacere! Un televisore maxischermo a cristalli liquidi, videocassette e dvd porno ovunque, foto porno alle pareti, un letto con catene alle 4 sponde. Lui con un semplice gesto le sbottonò la minigonna che cadde subito a terra lasciando il culo vulnerabile, inarcato verso di lui. Si bagnò la mano e fiondò due dita nella vagina già bagnata di lei, che si muoveva e mugolava dal piacere. Le dita pressavano e roteavano con destrezza, le tirava fuori dalla figa e massaggiava il suo clitoride turgido, il suo ano, lubrificandolo con i suoi stessi umori. Rifiondò le dita nella vagina, stavolta lentamente, due dita, poi tre, e piano piano fece entrare tutta la mano chiusa a pugno. La sensazione di pienezza era intensa, bastava che si muovesse e lei avrebbe avuto un orgasmo. La fece appoggiare su un tavolo e le sussurrò di allargare le natiche. Lei gli ubbidì, spostò con le mani il peri e aspettò l’asta turgida che penetrò di schianto, facendole finalmente provare quel dolore intenso che la sua mente eccitata trasformava in sensazioni di intenso piacere. Una mano nella vagina, un cazzo nel culo e il suo corpo incandescente tenuto stretto da lui. Sembrava una puledra, cavalcata, posseduta, domata.....
Lui sfilò da lei le dita ed il suo culo si protese ancora più verso di lui, incitandolo a prenderla, a riempirla con il suo pene infuocato. Stava aspettando, fremente, di essere sodomizzata di nuovo. Si accostò a lei, cercando con le mani le sue tette. L’abbracciò da dietro, in piedi, stringendosi al suo corpo: poi fece scivolare le mani lungo i suoi fianchi, passò sul ventre e scese sulla fica, allagata di torridi e scivolosi umori. Le riportò le mani sulle natiche, le allargò ed il suo cazzo cercò il suo culo, trovandolo ancora pronto, aperto, morbido ed accogliente. Con spinte sempre più decise entrò in lei, strappandole gemiti di travolgente passione. La inculò lentamente, scientificamente, con un dolce movimento delle reni, ma affondando ogni volta completamente in lei, che assecondava il suo ritmo con una straordinaria e lieve rotazione del bacino. Quando la sentì percorsa dai brividi dell’orgasmo, accelerò il movimento. Ma stavolta, prodigiosamente, si trattenne, non le inondò l’ano di sperma. Anzi, si fermò. Si allontanò da lei con delicatezza, porgendole un fazzolettino di carta con il quale asciugarsi l’interno delle cosce, aluvionato dalle sue secrezioni e da qualche goccia di seme. Poi la baciò in bocca, con la lingua in bocca. Sapori di figa, di umori, di sperma, tutto era travolgente, tutto sapeva di sesso! “E ora stenditi nuda sul letto” le sussurrò. Lei ubbidì, curiosa ed eccitata. “Allarga braccia e gambe”. E prima che se ne rendesse conto, lui la ammanettò alle quattro sponde del letto.
“E ora ti bendo”. Lei era stregata, annebbiata. La sua mente incosciente non pensava ad altro che al piacere. Si chiese se forse non stesse passando i limiti della prudenza. Con uno sconosciuto, in un luogo ignoto… ma anche questo la eccitava moltissimo. “Ascoltami. Ora ti lecco la figa fino a farti impazzire”. Le allargò le grandi labbra con l’indice delle mani, infilò la lingua, iniziò a leccare. Lei sentiva la sua lingua che girava intorno, con una serie assurda di toccate e fughe, con le dita che collaboravano con la lingua in un lecca e fuggi eroticissimo. Poi sentì la lungua sul clitoride. Lo titillava lentissimamente, studiando le reazioni di lei. E lei stava impazzendo. Ma lui leccava anche intorno, giù, fino al buco dell’ano, leccandole l’interno delle cosce. Era un campione. Non era mai ripetitivo, non leccava in modo monotono e noioso. Cambiava i tempi, i modi, i posti. Leccava ora con la punta della lingua, ora con la lingua piatta, poi in cerchio, poi scalpellando su e giù, aumentando o diminuendo l'intensità. Ogni tanto succhiava per un istante. E la osservava, la studiava scientificamente se il tutto le piacesse, se colassero umori, se mugolasse, se inarcasse la schiena per il piacere. Si fermò un attimo. Salì sul corpo disteso di lei, le leccò le tette, le punte dei capezzoli in fiamme. Ridiscese sulla fica, premette la faccia su di essa. Voleva berla. Usava il naso, la bocca. Tutti i sensi. Leccava, succhiava, beveva. Sentiva il gusto di lei, il suo sapore, il suo calore. E la guardava. “Ti sto guardando tutta”. Lei si sentiva schiava, umiliata e felice, guardata, posseduta, ma incantata, penetrata nel cuore della sua femminilità.
Lui raccolse le labbra a formare una O e le prese tutto il clitoride in bocca. Incominciò a succhiare delicatamente e poi sempre più forte. Lei sollevò il culo. L’orgasmo era arrivato. Lui la assecondava. Non smetteva, teneva la bocca calda sul clitoride, non la lasciava andare. Lei ululava ora, urlava di piacere senza più alcun ritegno. Quando il primo orgasmo cominciò ad attenuarsi, lui premette ancora la lingua sotto il clitoride, coprendone la punta con le labbra. Muoveva la lingua avanti e indietro. Lei era impazzita. Un orgasmo dopo l’altro. Ma la magia era che lui non la lasciava mai, non la dimenticava mai, non pensava più a se stesso. Non aveva fretta. “Ora facciamo una breve pausa” disse lui. “Bevi qualcosa?”. Le tolse le manette. Era quasi l’una....E non era ancora finita.
 
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