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sogno o realtà?

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THE DARK LORD
view post Posted on 5/1/2009, 15:12




Finalmente lei era fuori. Uscita, sparita, allontanata. Lui era finalmente solo. Rara occasione: circostanza sempre più rara, da quando lei era in ferie. Che scocciatura averla sempre in giro, quando lui voleva volare con la fantasia, in cieli azzurri diversi da quel grigiore asettico! Ora era uscita, sarebbe stata fuori tutto il pomeriggio per una rimpatriata con vecchie amiche del liceo, in un villino a 30 km. dalla città. Occasione d’oro… per tradirla? No, e con chi del resto? Non aveva occasioni di trovare alternative, forse non ne aveva nemmeno una reale voglia, gli anni erano passati, i sogni troppo sognati si erano fatti sbiaditi, impalpabili, inconcludenti. Meglio la sana realtà di un bel filmino porno con allegata pornomasturbazione. Preparò tutto con cura religiosa: il pc a schermo pieno, i cubetti di ghiaccio, le foto porno disseminate sulla scrivania (donne con cani e cavalli, lesbiche in calore in gruppi di tre, perfino qualche foto gay, due negri – sì, non è politically correct chiamarli così ma nell’eros sono negri, sporchi negri – che si scopavano a sangue). Tutto pronto. Era già sudato, in tshirt e boxer. Scelse un film di Aria Giovanni, una pornostar strafica, americana di origine italiana, specialista in esibizioni singole o lesbo, mai avuto il piacere di vederla inculata da un uomo… Il filmato partì. Aria era con una strafica come lei. Già nude (i maschi detestano stupidamente i preliminari…), si leccavano ovunque, si baciavano, lingue di fuoco senz’altro, capelli lunghi neri lisci entrambe… Ma lui adorava i ricci invece… Pazienza. Dopo tre minuti di pornoleccate lesbo lui era già quasi cotto, ansante. Via la tshirt, via i boxer. Qui fermò un attimo il filmato. E iniziò a lavorarsi il cazzo con la sua solita maestria. Prima lo prese nella destra, iniziando un jerking lentissimo. Su giù su giù. Poi cominciò a sbucciarlo come una banana. Vide il frenulo rosso di desiderio. Scappellatissimo, fino quasi a farsi male. Giù giù giù. Ora le palle. Prese il rasoio Bic. Schiuma bianca. E zic zac zic zac a depilare le palle. Infuocate di desiderio. Sentiva già lo sperma caldo in agguato… E suonarono alla porta.
Momento quanto mai inopportuno per venire a fargli visita! E chi poteva essere poi? Ricacciò frettolosamente il cazzo torreggiante nei boxer, rimise la tshirt, spense il pc, spazzò via dalla scrivania le tracce di sesso e di porno, diede un’occhiata veloce al campo di battaglia bonificato. Ok. Poteva andare a vedere chi diavolo era che veniva a rompere così le palle. Spioncino. Visione meravigliosa. Ah già, minchia di una minchia! (lui era siculo). Se ne era dimenticato. La figlia della vicina, una diciottenne riccia di nome Miriam, gli aveva chiesto una consulenza per un problema (lui era un prof di matematica al liceo). E proprio ora doveva venire! Aprì alquanto scocciato. “Disturbo?” cinguettò. “No, figurati” bofonchiò lui pensando che quando uno chiede se disturba vuol dire che disturba eccome. “Accomodati”. Quando entrò non potè non notarla. Era alta (quasi 1,80, ragazze di oggi dai piedi spropositati e dalle taglie scandinave!!), indossava due hotpants attillatissimi che lasciavano sfuggire appetitosi pezzi di glutei, aveva una canotta scollatissima che consentiva sondaggi visivi approfonditi sulle sue minne sode e che dicevano mangiami mangiami. Insomma, era un disturbo sì ma mica tanto…
“Allora prof dove ci mettiamo?” chiese lei. Lui dovette velocemente allontanare gli occhi da falco che erano già scesi dalle poppe all’ombelico, valicando facilmente i pochi centimetri di canotta intermedi: “Nel mio studio” rispose. Quando entrarono, lui troppo tardi si accorse che non aveva tolto tutti i segni della precedente seduta porno. C’era, per terra, una foto lesbo fin troppo esplicita: due donne intente a un intenso sessantanove, belle, poppute, depilatissime, in chiara estasi erotica. “Ma prof, guarda le foto porno?”. Lui non sapeva cosa ribattere. “Beh, ecco, veramente…” “Perché non lo ammette? Anch’io le guardo”. “Tu? Ma come…” “Conosco molti siti porno, sa? Scarico molto materiale hard e me lo vedo la sera dopo che i miei ronfano… Istruttivo, direi!!”. Era allibito. Non immaginava che le ragazze di oggi fossero così esplicite e minimizzanti su cose che lui aveva sempre vissuto come oscene e deprecabili. “Ah, quindi vai su siti porno… di che tipo?” “Tutto. Di tutto di più, come si suol dire…” “E soprattutto?” “Adoro i cazzoni e i pompini. Ne ho visti migliaia e credo di avere imparato qualcosa. Anzi…” “Anzi che?” “Vorrei avere l’occasione di mettere alla prova quello che ho imparato…Sua moglie dov’è?” “Beh, non c’è, cioè…” “E allora! Sa che lei mi attizzava già prima?”
“Ma… ma…ma…” “Niente ma. Si metta comodo”.
Si metta comodo! Non era possibile che stesse succedendo proprio a lui. Una ragazza riccia, provocante, che promette un pompino così, come se niente fosse. “Dove ci mettiamo?” chiese un po’ smarrito; e intanto faceva sondaggi dalla tasca, sentendo il cazzo che si ammosciava pericolosamente, considerata la tensione del momento. “Non in camera da letto, ovviamente; direi nel suo studio, anzi nel tuo studio: ti do del tu, vista la situazione; permetti? Qui andrà benissimo. Ti vedo un po’ teso… Che c’è?” Era evidente che lui era in tilt: sull’eccitazione prevaleva ora una sorta di ansia di prestazione, la sensazione terribile di un sogno troppo sognato che quando si avvera ci sgomenta con la sua realtà. “Niente, solo che non me l’aspettavo e…”. “Beh, facciamo così. Deve piacerti, devi essere al top. E allora guardami”.
In un batter d’occhi si levò la canotta e sorridendo impugnò i capezzoli puntuti e turgidi. Li lavorò lentamente, guardandolo sempre fisso negli occhi. Tirò fuori la lingua, voleva fare la troia o imitare le movenze di ciò che presumeva fosse una troia. I seni erano tondi, forti, giovani, promettevano sesso. Continuava a maneggiare le minne con lentezza studiata. Lui sentì provenire un segnale di risveglio dal suo centro città. Ma a lei non bastava. “Toglimi tutto” gli sussurrò avvicinandoglisi e strusciandoglisi contro. Lui era un po’ imbranato, ma le tirò via i pants e trovò un miniminitanga che forse non valeva neanche la pena di levare. “Tiramelo via coi denti”. “Come?” “Dai, hai capito, azzanna e tira giù, ma lentamente”. E fu come un sipario che scendeva, rivelando una fica depilata, liscia, giovane, peccaminosa. “Ora aspetta”. Con un balzo saltò sulla scrivania, spazzò a terra carte e cartacce, allargò le gambe oscenamente. “Guarda bene”. Cominciò a toccarsi scientificamente la fica. Lui ammirava la rotondità delle sue natiche, la curva sinuosa della sua schiena, le spalle, il collo, la pelle bianca.., i suoi capelli neri ricci sempre più in disordine. La guardò mentre cercava il suo sesso con crescente frenesia. “Masturbati” gli disse “Ma non spogliarti. Masturbati sotto i boxer”. Lui ubbidì, iniziò a masturbarsi lentamente. Il cazzo era sempre più duro, marmoreo, sotto il cotone. “Mi viene male così”. “Tiralo fuori”. Tolse i boxer e si pompò meglio. Ora pompava con crescente violenza, guardando lei che si infilava uno, poi due, poi tre dita nella fica e la allargava, la stringeva, mugolando sempre più. Lui cominciava a lasciarsi andare. “Baciami ora” disse lei. Le poggiò un leggero bacio sul collo: "Ti prego... mordimi " sussurrò lei con voce roca. La mano di lui si infilò nei suoi capelli, le sposto la testa di lato mentre l'altra mano si impossessava di un seno. "Dai , mordimi!" Affondò leggermente i denti in quella carne bianca, la succchiò, la baciò, la morse. Lei chiuse gli occhi, mentre la sua mano aumentava il ritmo. Lui affondava di più le dita nei suoi capelli, le strinse di più il seno. “Dimmi che sono una troia”. “Ma perché? Non occorre, dai” “Occorre e come, dimmelo!”. Il tono era perentorio, il prof ubbidì all’alunna. "Sei una troia, sei la mia troia”. Lei era sempre più bagnata ed eccitata, mentre i denti di lui affondavano di più nel collo. Un leggero rantolo gli fece capire che aveva sentito il morso, il suo ventre iniziava a fremere. Succhiava e mordeva, mordeva e succhiava. La stringeva sempre di più, come se avesse voluto succhiare veramente il suo sangue; il suo respiro era sempre più affanoso, le sue gambe tremavano.... “Masturbati ancora!” ordinò lei con la fica dilatata. Si masturbavano entrambi selvaggiamente. Le mani erano frenetiche... Ora lei godev,a quasi urlando; lui dovette sorreggerla perché non cascasse dalla scrivania, sentì il suo bacino scosso dall'orgasmo. La baciò sulle spalle, guardò il segno lasciato sul collo. Lei con gli occhi verdi lo scrutò maliziosa: “E ora come faccio a nascondere il segno?" “Mah, non so...” farfugliò lui confuso, cominciava a temere inquisizioni, processi indiziari, denunce… Lei scoppiò a ridere. Si girò verso di lui: con le dita ancora umide del suo sesso gli sfiorò le labbra: "Baciami ora...".
Ne seguì un bacio lungo, interminabile, passionale, umido. Le lingue battagliavano fra i denti. Occhi chiusi, labbra spalancate, bacio, bacio lungo, suadente, pieno di tutto ciò che volevano, di tutti i loro sogni, di tutta la loro voglia di vivere, di essere due creature libere, in preda al sesso, senza più limiti, senza pensieri, senza calcoli. Un bacio, un bacio, un bacio che toglieva letteralmente il fiato, mentre non badavano a dove i loro corpi s'appoggiavano; era passione, era desiderio, era sesso allo stato puro, sempre più animalesco; si cercavano bramosi, ancora e ancora. I corpi sempre più premuti, gli sguardi uniti, un bacio, una carezza, ancora un bacio, si studiavano, si guardavano in un silenzio irreale. Non capivano più nulla, il suo cazzo premeva contro il bacino di lei, una mano saliva al seno, pizzicandole il capezzolo turgido, un gemito le sfuggì. “Ci sai fare, prof”. Lo galvanizzò. Deciso, lui si scostò, si spostò dietro di lei, le mani ora sui suoi seni, scendevano sul ventre. Il palmo si soffermò sulla sua fica, era strano sentire quelle vibrazioni mentre si accorgeva di quanto fosse bagnata; avvicinò le labbra al suo orecchio, la solleticò col suo fiato caldo esempre più ansante le disse: “Sei la mia puttana, sii sempre la mia puttana”. Lei si strusciò su di lui; lui le afferrò una natica, l’orgasmo stava per prenderlo ma doveva resistere, non poteva venire ora! Lei sentì ancora le sue mani che le afferravano i fianchi, il cazzo che le sfregava il culo, la fica.
“Ora fermati” comandò lei. “Ora siamo pronti per il pompino”.
Ma come? Lui già stava per penetrarla! Ci restò quasi male. “Siamo appena all’inizio, prof. Ora sdraiati per terra. E ti voglio nudo”. Gli tolse la tshirt, lui era come un automa ormai. “Sdraiati”. E lui era disteso a terra, nudo, con un cazzo che non ricordava di aver mai avuto così, sembrava una delle torri gemelle di buona memoria. “E ora guarda come faccio”.
Ci siamo, finalmente. Era l’ora del pompino, che si preannunciava il pompin del secolo. Lui era per terra, nudo, in attesa. Lei, nuda e bellissima, stava di fronte a lui. “Aspetta, ci ho ripensato, così mi viene male. Mettiamoci su un divano”. Andarono quasi di corsa nel soggiorno, lui ubbidiva ai suoi ordini senza discuterli. Pensava che lei fosse la sua padrona. “Siediti sul divano”. Lei scivolò giù sul pavimento, tra le sue gambe. Le sue dimensioni non erano certo da record, ma lei si mostrò ammirata e stupita dalla sua grandezza, adorava il cazzo come se fosse un dio. Si vedeva che era una idolatrice del cazzo. Mise la mano sul membro; lui era eccitato al parossismo, il cazzo era duro. Lei strinse dolcemente alla base del cazzo e si preparò a succhiare. Passò la lingua sulle labbra, bagnandole bene mentre lo guardava. Lui osservava, aspettava che lei gli succhiasse il cazzo, come si aspetta la primavera dopo l’inverno. Lei aprì un po' la bocca per provocarlo ed eccitarlo e poi si avvicinò al suo uccello. Gli respirava sopra, gli soffiava sopra con il suo alito caldo. Tirò fuori di nuovo la lingua e si avvicinò ancora un po', provocandolo ancora.
Il suo glande, malgrado l'erezione, era ancora coperto; lei allora delicatamente lo scoprì, abbassando la pelle del prepuzio; strusciava le guance sulla sua cappella, poi cominciò a dargli focosi baci cominciando dal glande e proseguendo per tutta la lunghezza dell'asta. Poi andò alla base del cazzo e leccò pian piano verso l'alto. Girò di lato la tua testa e fece finta di voler morderlo, sfiorando la sua pelle con i denti. Lui ebbe paura, le poche volte che lo aveva fatto con la sua lei, gli aveva dato certe dentate da fargli terminare l’erezione di colpo… Ma lei lo bagnò con la tua lingua ed usò la mano per distribuire la saliva sul cazzo. “Un cazzo bagnato è molto più sexy di uno asciutto”, gli disse. La sua mano sinistra, nel frattempo, massaggiava lentamente le palle, graffiandole leggermente con le unghie. Iniziò ad andare giù ed oltre le palle per arrivare in quell'area così sensibile, là sotto, accanto al buco del culo; sfiorò molto delicatamente con le dita l’ano di lui. Leccò tante volte il pene, che era sempre più bagnato e duro. In una delle sue leccate verso l'alto, dalla base del cazzo fino alla base della cappella, non si fermò più. Continuò la lunga leccata fino alla punta del suo uccello, fino al buco al centro. Mise la tua lingua dentro ma non succhiò ancora la cappella. Invece passò la lingua intorno alla base della cappella, tutt'intorno.
Si bagnava bene le labbra e lasciava che il suo glande scivolasse lentamente nella bocca; con la lingua gli girava attorno, soffermandosi di tanto in tanto sulla zona del frenulo. E stava attentissima a che lui vedesse tuttto. Di nuovo strinse l'uccello, agognando che un po' di liquido trasparente venisse fuori. Poi si chiuse sulla cappella come se fosse un gelato al cioccolato e la prese tutta in bocca. Rimase così (con la cappella in bocca). Lui gemette. Adesso lei andò giù velocemente e lo prese tutto in bocca, fin dove poteva. Rimase così, con il cazzo tutto in bocca, sentendolo dentro di sè. Poi ritornò alla cappella e ci giocò con la lingua. Ma lui era ansioso adesso, voleva che glielo riprendesse di nuovo tutto in gola. Ma lei non lo lasciava comandare. Se lui avesse avuto la meglio, sarebbe finita subito, e che piacere ci sarebbe stato? Ma lei era bravissima a sentire le sue reazioni; il pulsare del suo cazzo nella sua bocca era il termometro per sapere quando la sua eccitazione stava per raggiungere il culmine. Muovendosi velocemente (ma senza farlo venire), scivolò su e giù sul suo cazzo come se lo stesse scopando. Oltre a prenderlo in bocca, lo succhiava come se fosse stato un capezzolo o una cannuccia, oppure come un ghiacciolo. Qui lui cominciava forse ad essere stanco, ma lei voleva continuare il gioco. Ora aveva il suo cazzo duro nella mano destra e le palle gonfie nella sinistra. A questo punto si allontanò un po' ed osservò. Lui la guardava senza capire, pazzo di piacere. Lei portò la mano destra alla base del cazzo e strinse là. Subito vi fu un nuovo grande ingrossamento del cazzo, la cappella era bella liscia e lucida. Lei selvaggiamente tornò a prendere tutto il pisello in bocca e lo succhiò, convinta ormai di andare fino all’estremo. E lui sborrò nella sua bocca. Era incredibile quanto sperma caldo venisse fuori. Lei fece i gargarismi con lo sperma, poi ne fece scivolare un po’ fuori sul cazzo, rendendolo scivoloso al tocco; sparse tutto lo sperma sulla cappella in fiamme.
Era finito, finalmente. Lui era in qualche parte del nirvana. Lei era bagnata fradicia. Restarono accasciati sul divano, nudi, ansanti. “E’ stato un sogno” disse lui… E infatti si svegliò! Si era addormentato davanti al video di Aria Giovanni, troppe volte visto e troppe volte centellinato. E aveva sognato tutto. Guardò l’ora: sua moglie doveva essere ormai quasi a casa. Si rivestì, accorgendosi che aveva eiaculato ovunque. Pochi minuti per ripulire tutto, passare un po’ di profumo, ricomporsi. E la sua vita normale riprese. Del resto la sua giovane vicina Miriam aveva tanti giovincelli che le ronzavano intorno. Figurarsi se…! Una punta di atroce malinconia lo punse nel profondo del cuore. Pensò a quando era giovane, bello come un dio greco, con un culo statuario degno dei bronzi di Riace, quando le ragazze se lo mangiavano con gli occhi. E ripeteva, come il principe di Salina del Gattopardo: “Oramai! Oramai!”.
 
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