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THE DARK LORD
view post Posted on 10/1/2009, 17:22




Io e mia cugina Stefania siamo studenti universitari fuorisede al secondo anno. Siamo coetanei e siamo cresciuti molto affiatati. Fin da bambini ci siamo abituati alla nudità dell’altro con naturalezza senza falsi tabù. Ed abbiamo continuato a spogliarci anche con il sopraggiungere della pubertà e dell’età adulta. Io ho visto la metamorfosi che cambiava il suo corpo di fanciulla acerba in quello di una splendida donna: il suo seno che si sviluppava diventando una terza misura generosa, due mammelle sode con due capezzoli pronunciati e turgidi color gelso nero, il ventre piatto desiderabile con al centro l’ombellico, più giù il delizioso monte di Venere che si andava ricoprendo di una bella peluria e tra le cosce desiderabili la dolce insenatura oggetto di desiderio d’ogni maschio che si affaccia alla pubertà. Un bellissimo culetto completava il tutto.

Allo stesso modo lei vedeva il mio corpo diventare adulto: il mio torace diventare muscoloso ed il mio scroto svilupparsi e diventare grosso e duro.

Presumo che anche voi lettori maschi le prime donne che avete visto nude siano le vostre cuginette! Certo non tutte saranno propense a farlo davanti a voi come mia cugina Stefania. Per soddisfare la vostra curiosità vi sarete certamente abbassati a vedere dal classico buco della serratura come ho dovuto fare io per vedere nuda l’altra mia cugina, Federica. Di un anno più piccola, riservata rispetto a Stefy quando io avevo compiuto da poco diciassette anni lei sedici andavamo a mare ed al ritorno pranzavo da lei. Dato che i suoi erano al lavoro un giorno decisi di spiarla dal buco del bagno. Aveva i capelli castano chiari, 1,70 di altezza, si tolse il reggiseno liberando le due mammelle piccole a forma di pera ma accoglienti con i capezzoli all’insù rosacei. Dopo essersi contemplata il petto allo specchio e raccolti i capelli dietro la nuca si tolse lo slip e aperto il box della doccia che era di vetro trasparente vi s’infilò. Aveva un boschetto ben curato, notavo distintamente i contorni della sua dolce insenatura. Le sue manine s’insaponavano con cura.

Il mio cazzo era eccitatissimo, se avere davanti Stefy nuda per me era normalità, la nudità di Federica poiché non autorizzata da lei rendeva la situazione trasgressiva.

Ma andiamo alla vicenda attuale. Divido l’appartamento con Stefania: due camere, un bagno con doccia e la cucina. Per abbattere le spese dell’affitto decidiamo di cercare due inquilini. Tramontata l’ipotesi di far venire Federica che ha deciso di scriversi a Pisa, Stefy trovò due deliziose ragazze nostre conoscenti, Sveva e Virginia che erano state sfrattate. Siccome Stefy manco mi avvertì che doveva fare vedere la casa alle ragazze, io ero intento a fare la doccia cosicché quando entrarono me le ritrovai davanti che avevo addosso solo una tovaglia intorno all’uccello.

“Salve ragazze, scusate l’abbigliamento poco ortodosso ma Stefy non mi ha avvertito della vostra visita”. “Non ti preoccupare Alfonso …- disse Virginia sorridendo- non ci scandalizziamo, dopo tutto il serpente è coperto!”. Si, il mio cazzo era coperto ma sembrava voler sfondare la stoffa! Si vedeva tutto il rigonfiamento e le passerotte avevano messo subito gli occhi lì!

Aggiunse Sveva: “Però..!E’ un bel vedere! Chissà se morde!”.

Risposi io: “Dipende dalla preda, se sono appetitose come quelle che ho davanti invece del veleno emette del nettare delizioso!”. Le ragazze smaliziate ridacchiarono compiaciute segno che avevano capito ed apprezzato che mi riferivo al mio sperma con cui avrei volentieri bagnato le loro belle passerine!

“Allora ragazze - concluse Stefania- la casa l’avete vista, mio cugino mezzo nudo pure, che dite ci fate compagnia?”.

“Certo!- rispose Virginia- ma la stanza con Alfonso chi la divide?”.

“Ah, ma naturalmente io ragazze, trasferisco tutto lì così voi portate le vostre cose”, rispose Stefania. “Scusa Alfonso- aggiunse Virginia- nulla di personale anzi tu sei un bravo ragazzo oltre che carino ma…!”. “Ti vuol dire-continuò Sveva- che il serpente le piace ma ogni cosa a tempo debito, vero?”. “Si, sei la solita stronza, non cambi mai Sveva!”.

Due giorni dopo eravamo in quattro a far la coda in bagno e con tre femmine in casa n’avevo d’aspettare! In ogni modo con il caldo che già imperversava Sveva e Virginia erano sempre mezze spogliate. Anche quando non le vedevo uscire dal bagno avvolte dal pareo, stavano in reggiseno e pantaloncini oppure in camicie da notte leggere da cui s’immaginava e traspariva tutto!

Aureole e capezzoli turgidi e dando uno sguardo al fondoschiena intuivo se avessero uno slip a mutandina o il tanga o fossero addirittura nude!

Ma il bello si apprestava a venire. Un giorno mi alzai di buon mattino perché dovevamo andare all’Università, mia cugina sonnecchiava ancora, addosso aveva uno slip nero, e mi avviai in bagno per defecare. Dopo una doccia mi cinsi la tovaglia e mi diressi in cucina, qui trovai Virginia intenta a bere una tazza di caffè.

“Già sveglia Virginia, hai dormito bene?”. “Macchè- rispose lei- c’era un caldo insopportabile, sono tutta sudata dovremmo comprare dei ventilatori, tieni il caffè!”.

“Sveva è ancora a letto?”. “Si-rispose Virginia- anzi fammi un piacere, portale il caffè mentre io vado a farmi una bella doccia fresca!”.

Mentre diceva ciò con naturalezza si tolse la camicia da notte rimanendo in topless e con un perizoma bianco proprio davanti i miei occhi.

Mise la camiciola in una vaschetta e vedendo che io indugiavo davanti a lei con malizia di chi apprezza di essere desiderata si porta le mani dietro la nuca per valorizzare la forma delle sue tette turgide con quei due capezzoli color mora che svettavano e sciogliendo i capelli corvini mi dice:



“Bè, cosa fai ancora qui? Non dovevi portare il caffè a Sveva? Non hai mai visto il seno nudo di una ragazza?”. “Certo che si, ma una con due splendide tette come le tue mai!”. “Grazie per il complimento, e se mi toglievo anche gli slip avrei dovuto farti la respirazione artificiale!”. Mentre diceva ciò si avvicinava tanto che la strinsi a me. I suoi seni si strofinavano al mio torace, le afferrai le natiche e avvicinai il suo pube al mio membro che sotto la tovaglia pulsava freneticamente e le dissi: ” Se vuoi farmela non hai che da toglierle!”. “Ti piacerebbe! –Rispose lei dandomi un bacio sulla guancia- ma per ora hai visto e toccato abbastanza”. “Che significa per ora?”. “Che se al tuo serpente non è bastata la doccia che hai fatto, lo metti al fresco in frigorifero!hahaaah”. “Sì dolcezza, altro che frigorifero tu lo vuoi messo nella tua deliziosa fessura!”. “Sbrigati con quel caffè che si fredda!”.

Mentre Virginia si avviava in bagno, io galvanizzato portai la tazzina di caffè a Sveva. “Ciao bella addormentata ti ho portato la colazione a letto, contenta?”. “Ma che hai oggi? E poi si entra cosi conciati nella stanza di una fanciulla?”. “Se vuoi mi riporto indietro tutto!”. “Ma no, scherzavo! Grazie piuttosto, vieni qua e siediti sul letto, Virginia è in bagno?”. “Si, si sta facendo la doccia mentre Stefy è ancora a letto”. “ Tu ti sei gia lavato?”. “Si, ho già fatto la doccia…emh hai la spallina scivolata”. Sveva si guardò il petto e vide che la mammella destra era quasi del tutto scoperta ma compiaciuta della situazione non si coprì anzi mise in bella mostra anche l’altra dicendo: “Ti piacciono le mie tette vero? Hai gli occhi sempre qui!”. “ Non penso che ti dispiaccia, hai due belle pesche vellutate con due amarene per contorno!”. “Certo che no! Pensa che sotto sono anche nuda, le mutandine sono lì sulla sedia, con il caldo che fa quando non ho le mestruazioni preferisco dormire senza. Mi da un senso di libertà”. “Veramente m’ ero accorto che sotto eri nuda, sai quando eri a pancia sotto e ti sei girata ho intravisto alcune insenature! E per quanto riguarda queste delizie, potrei toccarle?”. “Ahh, hai l’occhio lungo Alfonso complimenti! Per il seno per ora accontentati di guardare non lo sai che la frutta va assaggiata poco alla volta e poi tra poco torna Virginia. Anzi passami gli slip così vado in bagno a sollecitarla”. “Ma se vai a farti la doccia a che ti serve indossarli se devi ritoglierli”.

“Uffa, ma lo sai che sei proprio terribile, piuttosto girati non vorrai guardarmi la vagina anche da vicino? Anzi mi sei debitore!”. “In che senso Sveva”. “Che dovresti farmi vedere cosa tieni sotto la tovaglia!”. “Se per questo ti accontento subito!”. E feci l’atto di aprire il telo che nascondeva il mio uccello ma ella mi bloccò. “No, non adesso!”. “Adesso cosa?” – disse Virginia sopraggiungendo dal bagno avvolta dal pareo e turbante in testa. “Finalmente sei uscita dal bagno, mi ero stancata di aspettarti!”. “Si infatti eri tutta annoiata” –rispose acida Virginia. Non appena Sveva uscì Virginia mi disse: “Guarda che dovrei togliermi il pareo ed asciugarmi, vorresti cortesemente uscire o vuoi che mi cambi davanti i tuoi occhi, non pensi che per oggi hai visto abbastanza?”. “Scusa Virginia, ma non è che sei gelosa di Sveva?”. “Perché avete pomiciato? No, e poi tu cosa credi perché poco fa ti ho fatto vedere il mio seno e strusciato al tuo uccello debba farmi scopare da te!”. “No di certo!”. “E allora esci per favore!”.

Giorni dopo il sabato mia cugina e Virginia andarono ad Agrigento mentre io e Sveva restammo a Palermo. La sera le dissi: “Che ne dici se ci facciamo portare due pizze”. “Ottima idea!”. Dopo un quarto d’ora ci mangiammo due pizze fumanti e bevuto due lattine di birra. Dopo avere messo i cartoni nella spazzatura e lavato le posate, Sveva si andò a lavare i denti in bagno seguita da me.

“Ho voglia di un bel dolce e della frutta fresca Sveva!”. “In frigo non abbiamo né l’uno né l’altra”.

Allora con la mano mi arrampicai sotto la sua maglietta, i suoi seni erano nudi e i capezzoli già turgidi s’indurivano. “Ahh, ma qui ci sono queste due belle pesche con contorno di due amarene!”. Le tolsi la maglietta, poi la mia attenzione si spostò in basso. Le sbottonai i pantaloncini,con le dita entrai sotto lo slip, già sentivo le grandi labbra, erano umide, aveva voglia.

“ Qui c'è anche il dolce, si può guarnire con la panna, se non sbaglio deve essercene una bomboletta in frigo!”. “Umh, sei proprio un goloso Alfonso”. “Perché tu no, Sveva”. La presi in braccio e dopo essere passato dal frigo andammo nel suo letto. Qui finimmo di spogliarci reciprocamente, i nostri corpi si attraevano. Ci sdraiammo, io sopra di lei a cavalcioni cominciai a spalmarle la panna iniziando dal viso al collo e giù sui seni e scendendo al ventre e terminando sulla peluria e su quella dolcissima insenatura. Cominciai a leccarla tutta, la fragranza della sua pelle miscelata al sapore della panna. Arrivò il momento tanto atteso, lei con le cosce divaricate aspettava solo che il mio membro oltrepassasse le porte del piacere. I miei testicoli erano gonfi, risalì verso il suo viso, la baciai. Le mie gambe attanagliavano le sue cosce accoglienti, la testa del fallo lambiva le grandi labbra bagnate dai suoi umori e dalla panna. “Prendimi”- mi sussurra con dolcezza e voglia di essere posseduta. Con un colpo pelvico del mio bacino oltrepasso l’insenatura. Lei ha un sussulto di piacere, il mio cazzo è scivolato facilmente segno che la panna è un buon lubrificante e poi che Sveva ha avuto già altre penetrazioni. Comincio a spingere con foga aumentando i colpi ritmicamente. Lei geme, mugola, gode. Raggiungo l’orgasmo ed eiaculo in lei il seme del mio piacere. Ci riposiamo. Poi lei si alza, prende la bomboletta della panna e mi dice: “ Anch’io ho voglia di dolce”. E mi spruzza la panna sul pene e dopo comincia a leccarmelo dai testicoli fino a tutta la verga e alla cappella. Mi dà piccoli colpetti con la lingua sul glande facendomi eccitare. Dopo apre tutta la bocca ingoiando l’arnese gonfio, continua a succhiare fin quando non beve il mio sperma tornato copioso a sgorgare.

Dopo essermi fatta Sveva, avevo voglia di scoparmi anche Virginia. Quella ragazza che si era mostrata quasi nuda negandomi la vista della sua passerina non mi faceva dormire.

Approfittando dell’assenza di Sveva, le comprai una rosa rossa per ingraziarmela. Sapevo che aveva voglia quanto me di scopare ma o voleva farsi desiderare o aveva paura di compiere questo passo. Era domenica mattina uscì per comprare il giornale ed essendoci un fioraio aperto gliela comprai. “Buona domenica Virginia- le diedi un bacio sulla guancia- questa rosa per quanto bella non può eguagliare la tua bellezza!”. “Grazie Alfonso, è un pensiero gentile! Una rosa rossa è il fiore della passione, mi stai corteggiando!”. “Guarda che non ci sono secondi fini, è un gesto di stima ed amicizia”. “Sei un bravo ragazzo sai, andiamo a mare o vuoi restare in casa?”.

“ Giacché sei ancora pallidina andiamo a mare e poi voglio spalmarti la crema”. “Allora devi venire con me nella stanza non lo sai che per essere efficace il solare va messo un’oretta prima?”.

La seguì, si tolse la camicia da notte rimanendo in perizoma, dopo essersi attaccata i capelli dietro la nuca tirò fuori lo slip del costume dal cassetto . “No, non c’è bisogno che ti giri Alfonso!”.

Mi girai lo stesso, era una questione di rispetto e poi con questo gesto la conquistai. “Grazie, sei un vero uomo!”. Dopo le si sedette su uno sgabello ed io cominciai a spalmarle la crema sulla schiena, poi passai alla pancia e lei m’invitò a metterla anche sul seno. Massaggiai con delicatezza quelle deliziose mammelle e lei apprezzò moltissimo il gesto. Passammo la giornata a mare comprando il pranzo in un bar, poi alle cinque del pomeriggio tornammo a casa.

Lei m’invitò a fare la doccia con lei. In bagno le tolsi il reggiseno e mentre la baciavo sul collo lei famelica mi abbassava i boxer, poi le slacciai i laccetti dello slip. Eravamo totalmente nudi. Finalmente vedevo il monte di venere, la sua dolce insenatura. Lei invece si godeva la vista del mio uccello . Entrammo nel box della doccia, cominciammo ad esplorare ogni centimetro dell’altrui corpo. “Virginia tu sei una brava ragazza, prima che noi andiamo avanti ti debbo dire che ho scopato con Sveva anche se secondo me è stato solo sesso, con te è diverso, tu sei diversa da lei, l’ho scoperto l’altra volta quando non ti sei fatta vedere completamente nuda”. “Non me ne frega niente di Sveva, anche io ho capito che sei un bravo ragazzo. Ma non è che ora m’idealizzi troppo tu? Guarda che anche se io sono ancora vergine, il petting con un paio di ragazzi l’avevo fatto!”. “Grazie per il dono che ti appresti a fare, riguardo al petting che hai fatto con altri non me ne frega niente, è parte del tuo bagaglio sessuale, piuttosto l’ho sai che anche tu massaggi bene?”. Mi riferivo al fatto che con le mani mi stava accarezzando l’uccello e mi stava facendo godere molto.

La presi in braccio e tutti scolanti d’acqua andammo nella mia stanza. Ci coricammo sul letto, presi a leccarla tutta, dal collo fino alle cosce e a quella superba fenditura ancora integra. Era molto umida ed accogliente. “Dai mi fai il solletico, vieni piuttosto su, baciami sulla bocca e prendimi”. Salii lentamente sul suo corpo passando dal Monte verso il ventre piatto e un simpatico ombellico, poi mi tuffai tra i suoi seni accoglienti stuzzicandone i turgidi capezzoli e per finire sulla sua dolce bocca. Aveva anche due begli occhi Virginia, un bel nasino da cerbiatta. Ormai ero sopra di lei, le sue gambe divaricate m’invitavano a possederla. Quando con la verga cominciai ad affondare il colpo che stava per deflorala ebbe un sussulto. La rassicurai con un bacio e poi con un movimento pelvico ben assestato scivolai dentro la sua vagina. Emise un piccolo lamento per la lacerazione dell’imene ma dopo si rilassò cominciando a godere. “E’ una bella sensazione?”. “Cosa?”. “Averti dentro! Stai un attimo fermo, fammi apprezzare questo momento meraviglioso”.

Dopo una decina minuti in cui mi limitai a baciarla sul collo e a mordicchiarle i seni ci girammo su noi stessi. Adesso lei sopra di me poteva giostrarsi meglio ed inarcando la schiena poteva agguantare il mio fallo e sfregandolo con la clitoride e la vagina ne provava molta gratificazione. Raggiunsimo l’orgasmo ed il mio sperma la bagno tutta. Naturalmente tornammo anche alla posizione del missionario contorcendoci nel piacere fino all’alba. Al mattino ci concedemmo una bella doccia e una lauta colazione dopo tutte le energie che avevamo consumato.
 
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